In occasione del 17 Novembre, Giornata Internazionale delle studentesse e degli studenti, abbiamo presentato in conferenza stampa al Senato,  lo studio sul costo medio annuo dell’Università per Ateneo e condizione dello studente, un dossier che analizza l’evoluzione dei costi universitari negli ultimi anni.

17 miliardi: è questa la cifra necessaria a garantire un’istruzione gratuita a studentesse e studenti nel nostro Paese. Una cifra ben lontana dagli attuali finanziamenti messi in campo per ciò che concerne non solo la tassazione universitaria, ma anche trasporti, materiale didattico, device tecnologici e alloggi.

L’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per ciò che concerne numero di iscritti e laureati e tra i primi in termini di costo studio annuo. A seconda che lo studente si ritrovi nella condizione di fuorisede, pendolare e in sede si stima una media dei costi pari a 11.000 euro, 5.500 euro e 5.000 euro. Cifre che ricadono, ad oggi e per intero, sulle spalle di studentesse e studenti. A incidere pesantemente nel calcolo effettuato in primis la tassazione, che dal 2004/05 al 2019/20 ha visto un incremento medio pari all’88% circa e in modo disomogeneo per area geografica. Al Sud, infatti, si registra un aumento del 131,32% della tassazione dei singoli Atenei ma restano in testa il Politecnico di Milano (2314,46€), seguito dalle Università di Bologna (1871,04€), Pavia (1965,44€) e Insubria (2043,90€).

Sfortunatamente, la tassazione universitaria non è l’unica voce corposa che compone il costo medio annuo degli studi universitari. Una delle difficoltà riscontrate da studentesse e studenti riguarda sia la ricerca che i costi di posti letto. Il numero di residenze universitarie pubbliche è sempre più irrisorio di fronte ad un sempre maggiore aumento di fuorisede richiedenti il servizio. Il numero complessivo di posti letto a livello nazionale è di poco inferiore a 36’500, di fronte a poco più di 764’000 studentesse e studenti che studiano in un ateneo che non si trova nella rispettiva provincia di residenza.

Il numero di posti letto garantiti è dunque inferiore al 5% del fabbisogno complessivo e costringe quindi studentesse e studenti al mercato dei privati: infatti, circa il 26% della spesa media annua effettuata da fuorisede è solo per il pagamento dell’affitto, giungendo ad un costo medio annuo di circa 2882,53€, con casi limite come quello milanese pari a 6048,00€, quello fiorentino pari a 4972,80€, quello romano pari a 4704,00€ e quello bolognese pari a 4536,00€. Per ovviare a ciò e garantire una copertura totale del bisogno abitativo, si stima siano necessari 7 miliardi di euro.

Ma oltre alle tasse, studenti e studentesse devono fare i conti con altri costi necessari e fondamentali per la vita universitaria: materiale didattico, costo che varia da facoltà a facoltà ma che si aggira intorno ai 697,60€, se si calcola anche l’acquisto di un computer al primo anno e ammortizzato negli anni di studio. E poi i pasti, i trasporti.

Il costante sottofinanziamento statale del sistema universitario dalla legge Gelmini ad oggi è fortemente gravato sulle tasche delle migliaia di studentesse e studenti. Solo negli ultimissimi anni il Fondo di Finanziamento Ordinario ha raggiunto cifre complessive pari a quelle precedenti alla Legge 240/2010, senza però tenere in considerazione dell’enorme quantità di fondi non pervenuti nell’ultimo decennio. La pandemia, in questo senso, non ha fatto altro che contribuire ad una situazione drammatica, sottolineando e rafforzando una serie di criticità legate al mondo universitario. Lo studio si propone di individuare come e quanto le studentesse e gli studenti abbiano effettivamente colmato negli anni la mancanza di finanziamenti statali alle Università. I dati sono agghiaccianti e restituiscono un ritratto vivo di come nel nostro Paese Diritto allo Studio e accessibilità all’Università siano ai margini delle priorità politiche dei governi.

La situazione non è più sostenibile: investire nella gratuità degli studi universitari equivale ad investire nel futuro del nostro Paese ed è arrivato il momento di farlo.

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