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Il gene misterioso che ha prolungato la peste per secoli

Il gene misterioso che ha prolungato la peste per secoli

Il gene misterioso che ha prolungato la peste per secoli

La peste ha rappresentato una delle malattie infettive più temute nella storia dell’umanità, costringendo le persone a confrontarsi con la morte e la sofferenza per secoli. Recenti studi, come quello pubblicato sulla rivista Science e coordinato da Javier Pizarro-Cerdá dell’Istituto Pasteur di Parigi e Hendrik Poinar della McMaster University in Canada, hanno rivelato che un singolo gene, chiamato pla, ha giocato un ruolo cruciale nella persistenza e nell’evoluzione di questa malattia devastante. Questo gene ha subito modifiche nel corso delle pandemie, rendendo il batterio Yersinia pestis meno aggressivo ma più trasmissibile, anche in ambienti con una popolazione di ratti ridotta.

Le pandemie di peste

La storia della peste è caratterizzata da tre pandemie principali:

  1. Peste di Giustiniano: scoppiò nel VI secolo, colpendo gravemente il bacino del Mediterraneo e causando milioni di morti.
  2. Morte Nera: emerse nel XIV secolo, sterminando tra il 30% e il 50% della popolazione europea. Questa pandemia continuò a ripresentarsi in Europa per oltre cinquecento anni.
  3. Terza pandemia: iniziata in Asia nel 1850, si diffuse in tutto il mondo. Oggi si registrano solo pochi casi in alcune aree, come Uganda, Congo, Stati Uniti e Mongolia, ma il batterio continua a rappresentare una minaccia.

Il ruolo del gene pla

La virulenza di Yersinia pestis è influenzata da diversi fattori, tra cui la presenza del gene pla. Quando il numero di copie di questo gene è elevato, il batterio riesce a raggiungere i linfonodi, dove può moltiplicarsi rapidamente, causando setticemia in tempi brevi. Tuttavia, l’analisi di centinaia di campioni di vittime ha rivelato un cambiamento interessante: nelle fasi tardive delle prime due pandemie, si è assistito a una diminuzione del numero di copie del gene pla.

I ricercatori dell’Istituto Pasteur, in collaborazione con i genetisti della McMaster University, hanno esaminato ceppi attuali di Yersinia pestis, scoprendo che tre campioni provenienti dall’Asia, raccolti negli anni ’90, mostrano una significativa riduzione del numero totale di geni pla. Questo cambiamento genetico è stato confermato attraverso studi sui modelli murini di peste bubbonica, dove è emerso che una diminuzione del numero di copie del gene pla si traduce in una riduzione della mortalità del 20% e in un prolungamento della durata dell’infezione nei roditori colpiti.

Implicazioni per la ricerca futura

La scoperta di questo gene e delle sue implicazioni ha aperto nuove strade per la ricerca sulla peste e sulle malattie infettive. Comprendere i meccanismi genetici che consentono a un patogeno di adattarsi e sopravvivere in diverse condizioni ambientali è fondamentale per la prevenzione e il controllo delle epidemie future. L’evoluzione di Yersinia pestis dimostra quanto possa essere complessa la relazione tra un patogeno e il suo ospite, e come il numero di copie di un singolo gene possa influenzare l’esito di una malattia.

Inoltre, l’analisi delle pandemie passate offre insegnamenti cruciali per affrontare le crisi sanitarie contemporanee. La storia della peste non è solo un racconto di morte e distruzione, ma un monito su come le malattie infettive possano evolversi e adattarsi nel tempo. Con l’emergere di nuove malattie, la comprensione dei fattori genetici che influenzano la loro trasmissione e virulenza diventa sempre più cruciale.

Le ricerche condotte da Pizarro-Cerdá e Poinar rappresentano un passo avanti significativo nella comprensione della peste e delle sue dinamiche evolutive. La loro analisi storica e genetica non solo illumina il passato, ma offre anche prospettive su come affrontare le sfide sanitarie future. La peste, che ha terrorizzato l’umanità per secoli, continua a insegnarci l’importanza di monitorare e studiare i patogeni per prevenire che la storia si ripeta.