La figura di Libero De Rienzo rappresenta un esempio di autenticità e profondità nel panorama del cinema italiano. Le sue parole, come quelle pronunciate in un’intervista in cui affermava che “la felicità è un finto valore, il valore è l’onestà”, racchiudono la sua essenza di artista e uomo. Scomparso prematuramente nel 2021, a soli 44 anni, De Rienzo ha lasciato un segno indelebile nella vita di molti, non solo come attore di grande talento, ma anche come persona capace di trasmettere valori autentici.
Il documentario “Libero – Sempre comunque mai”, diretto da Alessio Maria Federici e prodotto da Greenboo Production in collaborazione con Rai Cinema, è un tributo alla sua vita e alla sua opera. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film raccoglie le testimonianze di amici e colleghi, tra cui Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Valeria Golino ed Elio Germano, tutti uniti nel celebrare un uomo che ha incarnato l’arte con passione.
un inizio esplosivo e un gesto significativo
Libero De Rienzo, noto anche con il soprannome “Picchio”, ha esordito nel mondo del cinema in modo straordinario, vincendo il David di Donatello a soli 25 anni per il film “Santa Maradona” di Marco Ponti. Durante la cerimonia di premiazione, invece di dedicare il premio a familiari e amici, De Rienzo scelse di omaggiare la Croce Rossa e la Mezza Luna Rossa, un gesto che rifletteva la sua sensibilità sociale e il suo impegno civile. Questo episodio ha segnato l’inizio di una carriera caratterizzata da successi, ma sempre lontana dai riflettori.
spontaneità e riflessioni sul successo
Molti amici hanno evidenziato la disinvoltura e la naturalezza con cui De Rienzo affrontava il suo lavoro. Paola Cortellesi ha dichiarato: “Lui aveva una disinvoltura che io ho acquisito con tanto lavoro”. Questa spontaneità è stata una delle sue caratteristiche più apprezzate. In “Libero – Sempre comunque mai”, emergono anche le sue riflessioni sul successo e sulla fama. De Rienzo era consapevole dei pericoli legati alla popolarità, tanto da affermare: “Il successo ha lo stesso coefficiente di pericolosità del fallimento, anzi forse di più”. Questa visione critica del mondo dello spettacolo lo portava a rimanere in secondo piano, lontano dalle dinamiche di mercato.
passione per la regia e l’eredità artistica
Un altro aspetto significativo della carriera di De Rienzo è stata la sua passione per la regia, espressa nel film d’esordio “Sangue”. Sebbene il film abbia ricevuto riconoscimenti all’estero, è stato purtroppo ignorato in Italia. Elio Germano ha sottolineato l’importanza di quell’opera come manifestazione di un’idea di cinema forte e innovativa. De Rienzo non si limitava a recitare; la sua visione artistica si estendeva alla regia, cercando di esprimere storie che rispecchiassero la sua complessità interiore.
La morte di Libero De Rienzo ha colpito profondamente i suoi amici e il pubblico. David Grieco, che l’ha diretto in “La macchinazione”, ha descritto la sua scomparsa come una vera e propria pugnalata, evidenziando la sua generosità verso gli altri e la severità riservata a se stesso. Questo contrasto tra generosità e autocritica è un tema ricorrente nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto, che lo ricordano come un artista profondamente umano.
Il documentario non si limita a raccontare la carriera di De Rienzo, ma esplora anche il suo mondo interiore, le sue paure e la sua ricerca di autenticità. La storia di Libero De Rienzo è un viaggio attraverso l’arte, l’amicizia e la ricerca di un significato più profondo nella vita. La sua eredità continua a vivere nei cuori di coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo, un’eredità di sincerità, passione e impegno che rimarrà per sempre nella memoria collettiva del cinema italiano.
