Il tema delle disuguaglianze nel mondo del lavoro è tornato al centro del dibattito pubblico grazie all’intervento di Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, durante la convention nazionale dei consulenti del lavoro a Napoli. In un contesto celebrativo per il sessantesimo anniversario del consiglio nazionale dei professionisti, Oliveti ha evidenziato le criticità legate a tre fattori fondamentali: generazione, geografia e genere, definiti come le “tre G” che affliggono il sistema professionale italiano.
Oliveti ha presentato dati allarmanti che dimostrano come le disparità non siano solo una questione di giustizia sociale, ma rappresentino un vero e proprio freno alla crescita economica del paese. La questione di genere è particolarmente preoccupante: le donne, a parità di professione, guadagnano mediamente il 40% in meno rispetto agli uomini. Questo divario retributivo non è solo una statistica, ma ha conseguenze dirette sulla vita delle professioniste italiane, limitando le loro opportunità di carriera e la loro indipendenza economica.
disparità generazionali e opportunità lavorative
Un altro aspetto fondamentale sollevato da Oliveti è quello generazionale. I dati mostrano che i professionisti sotto i 40 anni guadagnano significativamente meno rispetto ai colleghi più esperti, in particolare quelli over 50. Questo non è solo un problema di esperienza, ma di opportunità di accesso al mercato del lavoro e di valorizzazione delle competenze. I giovani professionisti, spesso alle prese con contratti precari e stipendi bassi, si trovano in una posizione svantaggiata rispetto ai loro predecessori.
Le principali problematiche generazionali includono:
- Contratti precari: Molti giovani professionisti sono costretti a lavorare con contratti instabili.
- Stipendi bassi: I guadagni risultano inferiori rispetto a quelli dei colleghi più esperti.
- Mancanza di opportunità: Le possibilità di crescita professionale sono limitate.
disuguaglianza geografica e salari
La questione geografica rappresenta un ulteriore elemento di disparità. Oliveti ha sottolineato come, scendendo lungo lo Stivale, i guadagni dei professionisti diminuiscano drasticamente, indipendentemente dalla professione esercitata. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle regioni del Sud Italia, dove le opportunità lavorative sono più scarse e i salari tendono a essere inferiori rispetto a quelli del Nord.
Le conseguenze della disuguaglianza territoriale includono:
- Retribuzioni inferiori: I professionisti del Sud guadagnano meno rispetto ai colleghi del Nord.
- Limitate possibilità di sviluppo: La mancanza di opportunità lavorative influisce negativamente sulla crescita professionale.
- Circolo vizioso: La disuguaglianza genera impoverimento e mancanza di prospettive.
Oliveti ha quindi esortato a un’azione immediata per affrontare queste problematiche e promuovere un sistema professionale più equo e inclusivo. È fondamentale che le istituzioni, le associazioni di categoria e le imprese collaborino per sviluppare politiche che favoriscano la parità di genere, l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e la valorizzazione delle professionalità in tutte le aree geografiche del paese.
azioni necessarie per un cambiamento reale
In questo contesto, l’adeguamento delle politiche retributive rappresenta un primo passo necessario. È importante che le aziende adottino pratiche di trasparenza salariale e che vengano promossi programmi di mentorship e formazione per i giovani professionisti. Solo attraverso un impegno congiunto e una visione lungimirante sarà possibile ridurre il gap di genere e generazionale e creare un ambiente lavorativo più giusto.
Inoltre, la creazione di incentivi per le aziende che assumono giovani e donne, insieme a politiche di lavoro flessibile, potrebbe contribuire a migliorare la situazione. È essenziale che le aziende non solo riconoscano il valore delle risorse umane, ma anche che investano nella loro formazione e crescita.
In sintesi, le parole di Alberto Oliveti risuonano come un appello urgente a prendere coscienza delle disuguaglianze presenti nel nostro sistema professionale e a lavorare attivamente per un cambiamento reale. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione strategica potremo sperare di costruire un futuro lavorativo più equo, in cui ogni professionista abbia la possibilità di esprimere il proprio potenziale senza limiti legati a genere, età o posizione geografica.
