Knesset in discussione: la pena di morte per i terroristi potrebbe diventare realtà

Knesset in discussione: la pena di morte per i terroristi potrebbe diventare realtà

Knesset in discussione: la pena di morte per i terroristi potrebbe diventare realtà

Matteo Rigamonti

Ottobre 27, 2025

Tel Aviv, 7 giugno – La Commissione per la sicurezza nazionale della Knesset, il parlamento israeliano, si prepara a riunirsi la prossima settimana per discutere un disegno di legge che introduce la pena di morte per i reati di terrorismo. La notizia, anticipata dal quotidiano Haaretz, arriva in un momento di grande tensione, sia dentro che fuori i confini nazionali. Il governo di Benjamin Netanyahu è sotto pressione per la gestione della sicurezza e dei rapporti con i palestinesi.

Pena di morte per terrorismo: la legge che infiamma il dibattito

Fonti parlamentari rivelano che la proposta, presentata da esponenti della coalizione di destra, punta a introdurre la pena capitale per chi commette attentati terroristici con vittime. Oggi, in Israele la pena di morte è prevista solo in casi eccezionali ed è ferma da decenni, dall’impiccagione di Adolf Eichmann nel 1962. Il dibattito promette scintille, con la maggioranza e l’opposizione già divise sulle posizioni da prendere.

Il presidente della Commissione, Tzvika Fogel di Otzma Yehudit, non ha usato mezzi termini: “Non possiamo più permetterci di essere deboli. Chi uccide civili innocenti deve sapere che pagherà il prezzo più alto”. Lo ha detto davanti ai giornalisti, appena arrivato alla Knesset. Ma nel governo non tutti la pensano così: alcuni deputati del Likud si dicono scettici sull’effetto deterrente di questa misura.

Reazioni contrastanti e società in bilico

La proposta ha subito acceso le polemiche tra le organizzazioni per i diritti umani. B’Tselem l’ha definita “un passo indietro per la democrazia israeliana”, mentre il Centro legale Adalah ha ricordato che “la pena di morte non ha mai fermato gli attacchi terroristici in nessun Paese occidentale”. Sui social, il dibattito è infuocato: c’è chi chiede giustizia dura e chi teme un’escalation di violenza.

Anche tra le famiglie delle vittime il tema divide. A Gerusalemme come a Tel Aviv, i sentimenti sono contrastanti. Miriam Cohen, madre di un ragazzo ucciso in un attentato nel 2015, ha detto: “Vorrei solo che mio figlio fosse ancora qui. Non so se la morte di un altro possa cambiare qualcosa”. Un padre, invece, ha affermato alla radio pubblica: “Chi toglie la vita deve perdere la propria”.

Un percorso incerto verso l’approvazione

Il disegno di legge deve ancora affrontare un iter complicato. Dopo il passaggio in Commissione, dovrà ottenere il via libera in prima lettura dall’aula della Knesset. Solo allora, se approvato, sarà esaminato dalle commissioni competenti per eventuali modifiche. In passato, proposte simili sono state bloccate da alleati centristi o dalla magistratura. Stavolta, però, il clima politico sembra spingere verso decisioni più dure.

Secondo il Ministero della Giustizia israeliano, negli ultimi dieci anni sono stati processati oltre 400 casi di terrorismo con condanne all’ergastolo. Nessuna esecuzione capitale è stata eseguita dal 1962, quando fu impiccato Eichmann. Il tema torna ciclicamente a galla dopo attentati particolarmente gravi.

Il mondo osserva: tensioni internazionali sul tavolo

La comunità internazionale tiene gli occhi puntati su Israele. L’Unione Europea ha già fatto sapere, con una nota diffusa ieri sera, che “la pena di morte va contro i valori fondamentali dell’UE”. Anche le Nazioni Unite hanno più volte chiesto a Israele di mantenere la moratoria sulle esecuzioni. Gli Stati Uniti, storici alleati di Tel Aviv, non hanno ancora preso una posizione ufficiale.