Almasri: il tribunale dei ministri chiude l’indagine sorprendentemente

Almasri: il tribunale dei ministri chiude l'indagine sorprendentemente

Almasri: il tribunale dei ministri chiude l'indagine sorprendentemente

Matteo Rigamonti

Ottobre 28, 2025

Roma, 13 giugno 2024 – Il Tribunale dei ministri di Roma ha chiuso il caso che coinvolgeva i ministri Carlo Nordio (Giustizia), Matteo Piantedosi (Interno) e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, legato alla cosiddetta vicenda Almasri. La decisione, arrivata questa mattina a Palazzo di Giustizia, segue la scelta della Camera dei Deputati dello scorso 9 ottobre, quando l’Aula ha detto no all’autorizzazione a procedere prevista dall’articolo 96 della Costituzione.

Camera, no secco. Il Tribunale archivia

Nel provvedimento, i giudici ricordano che “la Camera nella seduta del 9 ottobre ha negato la richiesta di autorizzazione ai sensi dell’articolo 96 della Costituzione”. Un passaggio chiaro: senza il via libera del Parlamento, il procedimento non può andare avanti. Quando la Camera si oppone, lo comunica al Tribunale dei ministri che, di conseguenza, ordina l’archiviazione.

Il documento depositato oggi sottolinea come questa archiviazione sia “irrevocabile”. Non ci saranno altri passaggi né possibilità di riaprire il caso per i soggetti coinvolti. Una prassi che già in passato ha chiuso casi simili, rispettando la legge costituzionale.

Al centro della bufera c’è Almasri

Tutto ruota attorno alla gestione di Mohamed Almasri, cittadino egiziano al centro di un intricato procedimento amministrativo e giudiziario. La sua vicenda aveva sollevato dubbi sulle modalità con cui le autorità italiane avevano agito. I ministri e il sottosegretario erano finiti sotto la lente d’ingrandimento per le decisioni prese sul caso.

Le indagini erano partite dopo alcune segnalazioni arrivate in Parlamento e poi passate alla magistratura. Ma, come previsto dall’articolo 96, per procedere contro ministri e sottosegretari serve il via libera della Camera. Qui quel via libera non è arrivato.

L’archiviazione spiegata semplice

Il Tribunale dei ministri ha chiarito che “quando l’autorizzazione viene negata, la Camera informa il collegio, che dispone l’archiviazione per mancanza della condizione di procedibilità”. Tradotto: senza il permesso del Parlamento, la giustizia ordinaria non può intervenire.

Da ambienti parlamentari si apprende che la decisione è arrivata dopo un acceso dibattito. Alcuni deputati avevano chiesto chiarezza sulle responsabilità dei ministri coinvolti. Alla fine, però, la maggioranza ha scelto di proteggere l’esecutivo, ritenendo che non ci fossero i presupposti per procedere.

Le prime reazioni: tra sollievo e richieste di trasparenza

Dopo l’annuncio dell’archiviazione, sono arrivate le prime voci politiche. Un collaboratore di Nordio, incontrato in via Arenula poco dopo le 11, ha detto: “Era una decisione attesa. Il Parlamento ha parlato chiaro, ora la vicenda si chiude qui”. Dall’opposizione, invece, si è alzato il tono: serve “più trasparenza” nei rapporti tra politica e giustizia.

Il sottosegretario Mantovano, raggiunto al telefono nel primo pomeriggio, ha commentato con prudenza: “Abbiamo sempre agito nel rispetto delle regole. Prendiamo atto della decisione”.

Il punto della situazione

Con questa archiviazione, il procedimento sulla vicenda Almasri si chiude per i tre membri del governo. Nessuna nuova indagine o sviluppo giudiziario è previsto nei loro confronti. Resta però aperto il confronto politico sul modo in cui si gestiscono le richieste di autorizzazione a procedere contro i ministri.

Per ora, almeno su questo fronte, la parola fine arriva dai giudici di Roma.


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