Parigi, 19 giugno 2024 – Si è tenuta oggi al tribunale di Parigi la seconda udienza del processo che coinvolge Brigitte Macron, la première dame francese, contro una decina di persone accusate di molestie online. Al centro della vicenda ci sono una serie di fake news circolate negli ultimi anni sui social e su alcuni siti web. Secondo queste false accuse, la moglie del presidente Emmanuel Macron sarebbe stata un uomo prima di una presunta transizione di genere. Un caso che ha acceso il dibattito sul confine tra libertà di parola e tutela della dignità personale, in un Paese dove la vita privata dei personaggi pubblici finisce spesso sotto i riflettori.
Il processo entra nel vivo, accuse pesanti per gli imputati
Questa mattina la sala del tribunale si è riempita in fretta. C’erano avvocati, giornalisti e qualche curioso. Sul banco degli imputati sono sedute dieci persone: tra loro una medium, un pubblicitario noto a Parigi e altri volti meno famosi, tutti accusati di aver diffuso o rilanciato le voci false sulla première dame. Brigitte Macron, assistita dall’avvocato Jean Ennochi, non era presente in aula. Doveva testimoniare al suo posto la figlia, Tiphaine Auzière, anche lei avvocata, ma come già alla prima udienza ha scelto di non presentarsi. Una decisione che ha suscitato qualche mormorio, ma non ha fermato il processo.
L’impatto devastante delle fake news sulla famiglia Macron
Secondo quanto ha raccontato Brigitte Macron agli inquirenti, questa ondata di fake news ha avuto un impatto molto forte sulla sua vita privata e su quella dei suoi cari. “I miei nipoti hanno sentito dire che la loro nonna è un uomo”, ha confidato la première dame durante le indagini preliminari. Un particolare che ha colpito anche i magistrati, come conferma una fonte vicina all’inchiesta: “Non si tratta solo di un attacco all’immagine pubblica, ma di un’offesa diretta alla sfera più intima della famiglia presidenziale”. Le voci, nate in ambienti complottisti e diffuse da alcuni profili social, hanno trovato terreno fertile soprattutto nei mesi più duri della pandemia e durante le campagne elettorali.
Attese per le richieste dell’accusa
Per la fine della giornata sono previste le richieste del pubblico ministero nei confronti dei dieci imputati. Secondo indiscrezioni raccolte fuori dall’aula, potrebbe chiedere pene severe per chi ha avuto un ruolo attivo nel creare e diffondere le notizie false. “Non è solo diffamazione – ha spiegato un avvocato presente – ma una vera e propria strategia di molestie online, con conseguenze reali sulla vita delle persone coinvolte”. La sentenza, però, non arriverà prima di qualche settimana.
Opinioni divise fuori dal tribunale
Fuori dal tribunale, alcuni passanti si fermano a leggere i titoli esposti nelle edicole di boulevard du Palais. “Non capisco perché si debba arrivare a questo punto”, commenta una signora con un cappotto blu e una borsa a tracolla, mentre si allontana verso la Senna. Il caso Macron ha spaccato l’opinione pubblica francese: c’è chi parla di censura e chi invece chiede pene più dure contro chi diffonde fake news. Nel frattempo, la première dame resta in silenzio. Nessuna dichiarazione ufficiale oggi, solo qualche parola affidata ai suoi legali: “Brigitte Macron è determinata ad andare fino in fondo”.
