25 anni di esplorazione: la Stazione Spaziale tra pionieri e privati

25 anni di esplorazione: la Stazione Spaziale tra pionieri e privati

25 anni di esplorazione: la Stazione Spaziale tra pionieri e privati

Giada Liguori

Novembre 2, 2025

Roma, 2 novembre 2025 – La Stazione Spaziale Internazionale festeggia oggi 25 anni di presenza umana continua nello spazio. Un risultato che parla di collaborazione tra Paesi, ricerca scientifica e nuove opportunità economiche. Tutto è iniziato il 2 novembre 2000, quando i primi tre astronauti – l’americano William Shepherd e i russi Yurj Guidzenko e Sergei Krikalov – hanno messo piede sulla ISS. Da allora, sono stati ben 266 gli astronauti di 20 nazioni diverse ad abitare questa “casa” orbitante.

La ISS: un laboratorio che non smette mai di crescere

All’inizio, la ISS era poco più di un’ossatura di metallo: 48 metri di lunghezza, 60 tonnellate di peso e un volume interno di appena 264 metri cubi. Oggi, dopo tante missioni per montare e aggiungere moduli, la stazione è cresciuta fino a 73 metri, pesa 450 tonnellate e offre più di 1.000 metri cubi di spazio abitabile. Le immagini della NASA e dell’ESA mostrano chiaramente come nel tempo siano stati aggiunti nuovi moduli, pannelli solari più grandi e laboratori specializzati.

“Quando siamo arrivati, c’era solo il minimo indispensabile per vivere e lavorare,” ha raccontato Shepherd in una recente intervista. “Abbiamo passato settimane a montare attrezzature, collegare cavi, sistemare i primi esperimenti.” Solo col passare degli anni la ISS è diventata un vero e proprio laboratorio nello spazio.

L’Italia protagonista nello spazio abitabile

Non tutti lo sanno, ma più della metà dei moduli abitabili della stazione sono stati costruiti in Italia. A Torino, in particolare, sono nati pezzi fondamentali come il Modulo Leonardo e il Nodo 2 Harmony. “È un motivo di grande orgoglio per il nostro Paese,” ha detto Roberto Vittori, uno dei cinque astronauti italiani che hanno vissuto sulla ISS insieme a Umberto Guidoni, Paolo Nespoli, Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti.

Le missioni italiane hanno portato in orbita esperimenti su nuovi materiali, la fisiologia umana e la coltivazione di piante nello spazio. “Abbiamo testato sistemi che potrebbero servire nelle future basi sulla Luna o su Marte,” ha raccontato Parmitano durante una diretta con studenti italiani nel 2019.

Dalla costruzione alla ricerca di frontiera

All’inizio, la priorità era costruire: ogni equipaggio portava pezzi nuovi da montare in orbita. La manutenzione era una costante – guasti tecnici, piccoli incidenti, controlli e riparazioni quotidiane. Ma con il tempo, la ISS è diventata un centro di ricerca avanzato. Oltre 400 esperimenti sono stati fatti in questi 25 anni, spaziando dalla scienza dei materiali alla botanica, dalla fisiologia alla biologia.

Molti di questi test sarebbero impossibili da fare sulla Terra. La microgravità consente di vedere fenomeni fisici e biologici in modo unico. Secondo l’Agenzia Spaziale Europea, le scoperte fatte sulla ISS hanno già portato benefici in medicina, ingegneria e tecnologie per l’ambiente.

Cooperazione internazionale nonostante le tensioni

Fin dall’inizio, la ISS è stata un simbolo di collaborazione tra Stati Uniti e Russia, anche quando le tensioni geopolitiche erano alte. Gli equipaggi misti hanno sempre lavorato fianco a fianco, condividendo turni e responsabilità. “Sulla stazione si parla inglese e russo,” ha spiegato Samantha Cristoforetti in un’intervista recente. “Ma soprattutto si lavora insieme.”

Oltre alla NASA e a Roscosmos, partecipano attivamente anche l’Europa (ESA), il Canada (CSA) e il Giappone (JAXA). Un mosaico di culture e competenze che ha permesso alla stazione di andare avanti senza sosta dal 2000.

Il futuro è già qui: spazio ai privati e nuove stazioni

Negli ultimi anni, la ISS ha aperto le porte anche al settore privato. Dopo il ritiro dello Space Shuttle nel 2011, le navette russe Soyuz sono rimaste l’unico mezzo per arrivare in stazione fino al 2020. Da allora, le Crew Dragon della SpaceX americana hanno iniziato a portare astronauti e rifornimenti.

Il prossimo passo sarà l’arrivo del modulo Axiom Hub One, previsto per il 2026: sarà il primo pezzo della futura stazione commerciale Axiom Station, dell’azienda Axiom Space. Quando la ISS verrà dismessa – secondo i piani, nel 2030 – Axiom Station prenderà il suo posto, continuando l’attività privata in orbita bassa.

Un passaggio di testimone che segna l’inizio di una nuova era: quella della Space Economy, dove la ricerca pubblica e l’iniziativa privata si intrecciano tra le stelle.