Italiani in fuga: nel 2023, 152mila emigrati e il 32% scelgono la Spagna

Italiani in fuga: nel 2023, 152mila emigrati e il 32% scelgono la Spagna

Italiani in fuga: nel 2023, 152mila emigrati e il 32% scelgono la Spagna

Giada Liguori

Novembre 3, 2025

Roma, 25 giugno 2024 – Nel 2023, gli italiani che hanno lasciato il Paese per trasferirsi in un Paese Ocse sono stati circa 152.000, un numero sostanzialmente stabile rispetto agli anni scorsi. A dirlo è il rapporto “Prospettive migratorie internazionali Ocse 2025”, pubblicato oggi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. La maggior parte di chi è partito ha scelto come meta la Spagna (32%), seguita da Germania (15%) e Svizzera (13%). Un flusso che non cresce più di tanto ma che conferma una tendenza ormai consolidata.

Spagna, Germania e Svizzera: dove vanno gli italiani

Nel dettaglio, la Spagna è ormai la destinazione preferita da chi decide di emigrare. Circa un terzo dei nuovi emigrati si è stabilito tra le città principali, da Barcellona a Madrid. Qui, secondo gli esperti, si trova un mercato del lavoro più vivace e condizioni di vita più abbordabili. La Germania resta al secondo posto: è il Paese scelto soprattutto da lavoratori specializzati e giovani laureati in cerca di opportunità. La Svizzera continua a richiamare chi lavora nei servizi e nella finanza, ma non mancano anche molti frontalieri.

Un fenomeno stabile, ma ben radicato

Gli esperti Ocse sottolineano come il numero degli italiani che lasciano il Paese sia rimasto praticamente invariato rispetto al 2022. “Non è un’impennata improvvisa – spiega una fonte interna – ma una costante ormai ben definita nel panorama migratorio italiano”. Sono ormai dieci anni che l’Italia perde ogni anno tra le 140.000 e le 160.000 persone verso l’estero. A partire sono soprattutto i giovani e i lavoratori con una buona formazione.

Perché gli italiani partono: lavoro e qualità della vita

Le ragioni principali restano legate al lavoro e alla ricerca di una vita migliore. “Molti giovani non vedono prospettive reali qui – racconta Marco, 29 anni, partito per Berlino nel 2023 – e preferiscono tentare altrove”. Il rapporto Ocse conferma che la domanda di professionisti qualificati nei Paesi dell’Europa occidentale continua a essere alta, soprattutto nei settori della tecnologia, della sanità e dell’ingegneria.

Le conseguenze sul Paese

L’emigrazione continua pesa sul tessuto sociale e demografico italiano. “È una perdita di capitale umano che può diventare un problema serio per il futuro dell’Italia”, commenta un ricercatore dell’Istat. Le regioni più colpite sono quelle del Sud, dove la mancanza di lavoro spinge i giovani a cercare fortuna lontano. Negli ultimi cinque anni, secondo l’Ocse, Campania, Sicilia e Calabria hanno perso oltre 80.000 residenti.

Le istituzioni si muovono, ma con fatica

Il tema dell’emigrazione torna spesso al centro del dibattito politico. Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha detto: “Dobbiamo creare condizioni che spingano i giovani a restare in Italia”. Anche Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera, ha rimarcato la necessità di “politiche concrete per riportare i talenti a casa”. Ma, secondo molti, finora le misure adottate non hanno cambiato la direzione del fenomeno.

Che cosa ci aspetta

Gli analisti Ocse non vedono grandi cambiamenti a breve. “La stabilità del fenomeno mostra che le cause profonde non sono state affrontate davvero”, si legge nel rapporto. Servirebbero interventi mirati su occupazione giovanile, formazione e innovazione per rallentare l’esodo. Nel frattempo, le storie di chi parte continuano a raccontare un’Italia che fatica a trattenere le sue energie migliori.