Milano, 3 novembre 2025 – L’Italia spinge forte nel settore spaziale e punta a diventare leader in Europa. Sono oltre 400 le aziende attive, con 13.500 addetti e un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro. Un mondo in fermento, che si è respirato chiaramente negli Stati Generali della Space Economy chiusi ieri a Milano. L’incontro ha messo attorno allo stesso tavolo istituzioni, industria, università e finanza, in un momento cruciale segnato dall’approvazione della prima legge nazionale sullo spazio e dall’avvio dell’iter per l’Eu Space Act, mentre si avvicina la Ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) del 26 novembre a Brema.
Investimenti da record: la svolta nazionale
Nel suo intervento di apertura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato la scelta di mettere sul piatto “oltre 7,5 miliardi di euro”, un investimento senza precedenti. I fondi, provenienti da risorse nazionali e dal Pnrr, sono destinati a infrastrutture, tecnologie, ricerca e formazione. “Non vogliamo fare da spettatori, vogliamo essere protagonisti”, ha ribadito Meloni, definendo lo spazio come un “dominio strategico” per il Paese. L’obiettivo è rafforzare tutta la filiera industriale e migliorare i servizi per cittadini e imprese, puntando su una catena del valore più solida e competitiva.
Sicurezza e competitività: le sfide del governo
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in video, ha evidenziato come lo spazio sia ormai “un terreno cruciale per la sicurezza e l’autonomia strategica dell’Italia”. Crosetto ha spiegato che è fondamentale far dialogare ricerca, industria e difesa per aumentare la competitività e la capacità di resistere a crisi o minacce. Un tema che si intreccia con la necessità di mantenere un ruolo importante nei principali programmi europei.
L’Italia pronta a guidare l’Europa
Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega allo spazio, Adolfo Urso, il nostro Paese sta correndo “più veloce di altri grandi Stati Ue” e si prepara a presentarsi a Brema insieme alla Germania come leader dei programmi spaziali europei. Urso ha citato il progetto Bromo – una joint venture tra Leonardo, Airbus e Thales – come esempio di collaborazione industriale europea. “Vogliamo una politica che faccia emergere campioni capaci di competere nel mondo”, ha detto. Solo così, ha aggiunto, l’Europa potrà consolidare il suo ruolo a livello globale.
Piccole imprese e startup, il cuore da rinforzare
Accanto ai big, il governo punta a dare una spinta alle piccole e medie imprese e alle startup, che animano i 15 distretti spaziali italiani. “Serve un lavoro di sistema”, ha detto Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio e assessore allo Sviluppo Economico. Secondo Angelilli, la chiave sta nelle sinergie con università, centri di ricerca e agenzie specializzate, oltre a un sostegno finanziario mirato che non può mancare per far crescere l’innovazione.
Norme europee, il nodo da sciogliere
Sul fronte delle regole, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Teodoro Valente, ha confermato l’impegno a sostenere Pmi e startup con fondi messi a disposizione dall’Esa e con le misure della nuova legge nazionale. Ma ha lanciato un avvertimento: “Faremo in modo che la futura legge europea non soffochi la competitività delle nostre imprese”. Un allarme raccolto anche da Massimo Claudio Comparini, managing director della Space Division di Leonardo, secondo cui “le regole sono necessarie per uno spazio sostenibile, ma troppi vincoli potrebbero rallentare l’industria europea”. Trovare il giusto equilibrio tra norme e crescita resta una delle sfide più delicate.
La Ministeriale Esa, tra attese e strategie
Alla vigilia della Ministeriale Esa di fine mese, l’atmosfera tra gli operatori italiani è carica di aspettative concrete. L’Italia arriva con numeri in crescita – sia per occupazione sia per investimenti – e con una strategia che punta a consolidare il proprio ruolo nei grandi programmi europei. La partita si giocherà su più fronti: la diplomazia spaziale, le nuove politiche comunitarie e la capacità di fare sistema tra pubblico e privato. Ma, sotto la superficie degli interventi milanesi, resta chiaro che solo un mix equilibrato di innovazione, regole condivise e investimenti potrà garantire all’Italia un futuro da protagonista nello spazio europeo.
