Collegno, 5 novembre 2025 – Ha confessato Michele Nicastri, 49 anni, l’uomo fermato ieri dai carabinieri per l’omicidio di Marco Veronese, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 ottobre in via Sabotino, a Collegno, alle porte di Torino. Secondo la Procura di Torino, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, Nicastri ha ammesso le sue responsabilità davanti agli investigatori, spiegando di essere intervenuto per questioni legate all’affidamento dei figli tra la sua attuale compagna e la vittima.
Una tragedia nata da tensioni familiari
La notte del 22 ottobre, Marco Veronese – 46 anni, separato e padre di due bambini – stava tornando a casa dei genitori, dove si era trasferito dopo la separazione dalla compagna. Erano circa l’1.30 quando, secondo le testimonianze raccolte, un uomo con una giacca blu ceruleo e il volto nascosto da un cappuccio lo ha colpito alle spalle. “Ho sentito delle urla, poi ho visto quell’uomo colpire Marco più volte”, ha raccontato una vicina, testimone diretta dell’aggressione.
Gli investigatori ricostruiscono che il killer ha inferto almeno dieci coltellate al collo e al torace di Veronese. “È stato un attacco feroce, non gli ha lasciato scampo”, ha spiegato uno degli inquirenti intervenuti sul posto. Il corpo è stato trovato riverso sull’asfalto, a pochi passi dal portone.
Le indagini: telecamere e tabulati al centro
L’identità di Nicastri è emersa dopo giorni di indagini serrate. Gli inquirenti hanno passato al setaccio le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, sia pubbliche che private, seguendo il percorso dell’auto del sospettato nelle ore prima e dopo il delitto. Fondamentali anche i dati dei tabulati telefonici e delle celle agganciate lungo il tragitto.
“Abbiamo incrociato spostamenti e orari, seguendo ogni dettaglio”, ha raccontato una fonte della Procura. Il nome di Nicastri è saltato fuori quasi subito: l’uomo era legato all’ex compagna di Veronese e, a quanto risulta, i rapporti tra i due uomini erano tesi proprio per questioni legate ai figli.
La confessione: “Non volevo uccidere”
Fermato nella serata di ieri, Nicastri ha ammesso le sue colpe già al primo interrogatorio. “Non volevo ucciderlo, volevo solo parlare”, ha detto agli investigatori. Dalle informazioni raccolte, avrebbe aspettato Veronese vicino all’abitazione dei genitori, deciso a mettere le cose in chiaro una volta per tutte.
I due non si erano mai incontrati prima di quella notte. “Era la prima volta che lo vedevo”, ha aggiunto Nicastri durante la confessione. Il movente, spiegano gli inquirenti, nasce dai continui litigi sull’affidamento dei figli tra Veronese e l’ex compagna, con Nicastri che si sarebbe sentito coinvolto direttamente nella disputa.
Ancora nessuna traccia dell’arma del delitto
Nonostante la confessione, resta un punto oscuro: il coltello usato per l’omicidio non è stato ancora trovato. Secondo gli investigatori, Nicastri si sarebbe sbarazzato dell’arma subito dopo l’aggressione. Le ricerche continuano nei dintorni di via Sabotino e nelle zone vicine. “Stiamo controllando ogni angolo”, ha detto uno degli agenti impegnati nelle ricerche.
Nel frattempo, la comunità di Collegno resta sotto shock. In via Sabotino, davanti al portone dove è stato ucciso Marco Veronese, sono apparsi fiori e biglietti lasciati da amici e conoscenti. “Era un padre presente, sempre gentile”, ha ricordato un vicino commosso.
L’inchiesta va avanti: la Procura aspetta ora i risultati degli esami tecnici e delle perizie medico-legali per fare luce su ogni aspetto della vicenda. Il caso Veronese resta al centro dell’attenzione pubblica mentre si cerca di capire fino in fondo cosa ha scatenato questa tragedia in famiglia.
