Il drammatico salvataggio alla Torre dei Conti: la testimonianza del soccorritore Octay Stroici

Il drammatico salvataggio alla Torre dei Conti: la testimonianza del soccorritore Octay Stroici

Il drammatico salvataggio alla Torre dei Conti: la testimonianza del soccorritore Octay Stroici

Matteo Rigamonti

Novembre 5, 2025

Roma, 5 novembre 2025 – Undici ore sotto le macerie. Una lotta contro il tempo e la paura che ogni mossa potesse scatenare un nuovo crollo. È il racconto di Gianmarco Santucci, vigile del fuoco del reparto Usar, che ha vissuto in prima persona il salvataggio di Octay Stroici, l’operaio rimasto intrappolato dopo il doppio cedimento alla Torre dei Conti, nel cuore di Roma, vicino ai Fori Imperiali. L’intervento, avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 novembre, si è concluso con l’estrazione dell’uomo. Ma la speranza è svanita poche ore dopo al policlinico Umberto I, dove Stroici è morto per le gravi ferite riportate.

Tragedia sotto la Torre dei Conti

«Ogni volta che toglievamo una pietra, ne cadevano addosso altre due», racconta ancora scosso Santucci. Il crollo è avvenuto nel tardo pomeriggio di lunedì, poco dopo le 18. Secondo le prime ricostruzioni, una parte della struttura – già sottoposta a lavori di consolidamento – ha ceduto all’improvviso. Stroici, operaio romeno, stava lavorando proprio in quel momento quando è stato travolto dalle macerie. «Diceva che gli facevano male le gambe, poi chiedeva acqua. È stato terribile, una sofferenza enorme», confida il vigile del fuoco.

Soccorso al limite del possibile

La squadra Usar – specializzata in ricerca e soccorso urbano – è arrivata pochi minuti dopo l’allarme. «È stata una delle operazioni più delicate e difficili a cui ho partecipato», ammette Santucci. La torre, costruita nel XIII secolo e già segnata dal tempo, rischiava di crollare del tutto. Gli operatori entravano a turno da una piccola finestra, cercando di restare in contatto con Stroici per tenerlo sveglio e calmo. «Diceva che non sentiva più le ginocchia, che le gambe gli facevano male. Voleva solo acqua», ricorda il soccorritore.

Il lavoro si è svolto quasi tutto a mano. Solo in parte è stato possibile usare l’“elephant”, uno strumento con un grosso tubo estensibile per aspirare i detriti. «Per il resto, abbiamo tolto pietre e calcinacci uno a uno, con le mani», spiega Santucci. Il pericolo era sempre dietro l’angolo: ogni minimo movimento poteva far crollare tutto.

La liberazione e la corsa in ospedale

Quando finalmente sono riusciti a liberare Stroici, erano passate da poco le cinque del mattino, ma la situazione restava fragile. «Lo abbiamo messo su un telo, dovevamo portarlo via subito. Non c’era tempo per la barella: il rischio era troppo alto», racconta Santucci. Le immagini trasmesse in diretta hanno mostrato l’operaio ancora cosciente mentre veniva caricato sull’ambulanza. Per un attimo, la tensione sembrava allentarsi.

Ma la speranza si è spenta poche ore dopo. Al policlinico Umberto I i medici hanno fatto il possibile, ma le ferite erano troppo gravi. Stroici non ce l’ha fatta.

La Procura indaga, la città chiede risposte

La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali. Gli investigatori stanno raccogliendo tutta la documentazione sui lavori e sulle condizioni della torre al momento del crollo. Saranno ascoltati i responsabili della ditta che stava intervenendo e i tecnici della Sovrintendenza.

Il sindaco Roberto Gualtieri ha espresso cordoglio alla famiglia e chiesto «massima chiarezza» sulle cause dell’incidente. «Dobbiamo garantire la sicurezza nei cantieri, sia pubblici che privati», ha detto questa mattina.

Un dolore che non si cancella

In via Cavour, vicino alla Torre dei Conti, restano ancora le transenne e i mezzi dei vigili del fuoco. Alcuni passanti si fermano in silenzio, altri lasciano fiori vicino al cantiere. «Non dimenticherò mai quello che ho visto lì dentro», confida Santucci prima di allontanarsi con i colleghi. Un ricordo difficile da cancellare, tra le antiche pietre di Roma e il dolore per una vita spezzata troppo presto.