Milano, 5 novembre 2025 – Il 2025 si conferma un anno di passaggio per la manifattura italiana, in un quadro internazionale segnato da incertezze e rallentamenti diffusi. Il nuovo rapporto sui settori industriali di Intesa Sanpaolo e Prometeia mostra come la domanda interna dia qualche segnale di ripresa, ma non sarà sufficiente a evitare un calo del fatturato deflazionato, previsto in diminuzione dell’1% rispetto all’anno scorso. Un dato che racconta una fase ancora fragile, non solo per l’Italia ma anche per le principali economie manifatturiere europee.
Il fatturato scende, ma meno rispetto al passato recente
Presentato questa mattina a Milano, il rapporto mette in evidenza che la contrazione prevista per il 2025 sarà comunque meno pesante rispetto agli anni precedenti. Nel 2023 e 2024, infatti, la media annua del calo era stata del 2,6%. “La situazione resta difficile, ma ci sono segnali di tenuta”, spiega Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo. In termini nominali, il fatturato totale della manifattura italiana dovrebbe aggirarsi intorno a 1.120 miliardi di euro, un livello ancora alto e superiore di 209 miliardi rispetto al 2019.
Una debolezza che colpisce tutta l’Europa
Il momento di difficoltà non riguarda solo l’Italia. I dati raccolti da Intesa Sanpaolo e Prometeia mostrano come anche la Germania, tradizionale motore industriale europeo, stia attraversando un periodo complicato: nei primi otto mesi del 2025 il suo fatturato manifatturiero è calato del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Non si tratta di una crisi isolata – aggiunge De Felice –. Le maggiori economie industriali devono fare i conti con una domanda mondiale ancora debole e con le incertezze legate alla geopolitica”.
Cosa aspettarsi nel 2026-27
Guardando oltre il 2025, il rapporto lascia intravedere una possibile inversione di rotta. Nel biennio 2026-27, infatti, la manifattura italiana potrebbe tornare a crescere, anche se a ritmi contenuti: si prevede un aumento medio annuo intorno all’1%, a prezzi costanti. Una ripresa però legata a diverse condizioni esterne. Fondamentale sarà il miglioramento della domanda europea, che dipenderà dal calo dell’inflazione e da una ripresa della Germania. “Solo allora – sottolinea De Felice – potremo parlare di una vera ripresa strutturale”.
Il commercio intra-Ue come volano
Un punto decisivo per il futuro sarà la ripresa del commercio tra i Paesi dell’Unione Europea. Secondo gli esperti, una crescita degli scambi dentro l’Ue potrebbe almeno in parte compensare la debolezza dei mercati globali. “La domanda europea resta il motore per molti settori della manifattura italiana”, si legge nel rapporto. In particolare, comparti come la meccanica, l’alimentare e il tessile potrebbero trarre vantaggio da una maggiore integrazione commerciale tra i membri dell’Unione.
Sfide e opportunità secondo gli economisti
“Stiamo attraversando un periodo di grandi cambiamenti – confida De Felice – e dobbiamo saper trasformare le difficoltà in occasioni”. Il chief economist di Intesa Sanpaolo aggiunge che “il sistema manifatturiero italiano dà segnali incoraggianti”, sottolineando come molte aziende abbiano già avviato processi di innovazione e di riorganizzazione produttiva. Restano però incognite importanti: dall’andamento dei prezzi dell’energia alle tensioni commerciali a livello internazionale.
Un settore che cerca certezze
In sintesi, il quadro che emerge dal rapporto Intesa Sanpaolo-Prometeia è quello di un settore ancora alla ricerca di stabilità. I segnali positivi dal mercato interno non bastano a dissipare tutte le nubi che pesano sull’industria italiana. Eppure, in mezzo alla crisi si intravedono spazi per una ripresa lenta ma possibile, a patto che la domanda europea torni a salire e che le imprese continuino a puntare su innovazione e competitività.
