Garlasco, mistero sull'impronta 33: cosa si nasconde dietro la grattata con un bisturi sterile?
Negli ultimi giorni, l’attenzione mediatica si è riaccesa sulla tragica vicenda di Chiara Poggi, giovane assassinata nella sua abitazione a Garlasco nel 2007. Un elemento cruciale in questa indagine, l’impronta 33, ha sollevato interrogativi e polemiche dopo che la Procura di Pavia ha rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo al suo stato attuale. L’impronta, ottenuta grazie all’uso della ninidrina, è stata identificata come appartenente al palmo destro di Andrea Sempio, con una corrispondenza di 15 minutiae dattiloscopiche. Tuttavia, la notizia che ha colpito l’opinione pubblica è stata quella riguardante la sua rimozione parziale dal muro, avvenuta senza una spiegazione chiara.
Il procuratore della Repubblica di Pavia, Fabio Napoleone, ha confermato che l’impronta, evidenziata dai RIS di Parma nel corso delle operazioni di repertamento del 21 agosto 2007, è stata “grattata in parte con un bisturi sterile”. Questa dichiarazione ha destato preoccupazione e ha portato a nuove indagini per chiarire le ragioni di tale azione. La Procura ha specificato che l’impronta 33 è stata fotografata digitalmente il 29 agosto 2007, ma che, successivamente, una porzione di essa è stata rimossa il 5 settembre 2007, un’azione che solleva domande in merito alla gestione delle prove da parte delle autorità competenti.
La notizia ha portato a un acceso dibattito, soprattutto tra i legali della famiglia Poggi. Gian Luigi Tizzoni, avvocato dei genitori di Chiara, ha dichiarato che l’impronta 33 non è così decisiva come alcuni media hanno cercato di far credere. Infatti, secondo la difesa, l’impronta, che non presenta tracce di sangue e si trova vicino a quella di Marco Poggi, il fratello di Chiara, potrebbe essere il risultato di passaggi frequenti lungo quelle scale. Marco, ha aggiunto Tizzoni, teneva la sua PlayStation e i videogiochi nella tavernetta, suggerendo che la presenza di impronte potrebbe essere del tutto innocente.
Inoltre, l’avvocato ha messo in evidenza che l’impronta di scarpa, attribuita a un possibile assalitore, è stata rintracciata solo fino al secondo scalino della scala, senza proseguire ulteriormente. Si tratta di un’ulteriore complicazione, poiché questo dettaglio potrebbe mettere in discussione il collegamento tra Sempio e l’omicidio, dato che le dimensioni della suola – numero 42 – sono quelle di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara, condannato a 16 anni di carcere. Intanto, gli inquirenti stanno svolgendo ulteriori analisi per determinare la corrispondenza del numero di scarpa, che potrebbe rivelarsi cruciale ai fini delle indagini.
Ma non è solo l’impronta 33 a sollevare interrogativi. La Procura ha anche fatto riferimento a un altro elemento, il “contatto papillare numero 10”, rinvenuto sulla porta d’ingresso della villetta dei Poggi. Questo residuo, descritto come una presunta “mano sporca”, non ha mai ricevuto analisi biologiche adeguate. Sebbene sia stato fotografato per la prima volta il 17 agosto 2007 dai RIS di Parma, la sua attribuzione è risultata problematica, dato che non è stato possibile collegarlo a nessuna persona, presentando solo otto punti di comparazione, ben al di sotto dei 16 richiesti per un’analisi affidabile.
Il contesto di queste indagini è ulteriormente complicato dalla lunga e travagliata storia del caso Poggi, che ha visto svariati colpi di scena e un ventaglio di sospetti. La comunità di Garlasco, e in particolare la famiglia Poggi, continua a vivere l’ombra di un delitto che ha sconvolto profondamente la loro vita. I genitori di Chiara, per anni, hanno cercato giustizia e verità, mentre l’attenzione pubblica è stata catturata da una serie di dettagli inquietanti e sfumature legali.
La Procura di Pavia, nel tentativo di fare chiarezza, ha avviato nuove indagini riguardanti non solo l’impronta 33, ma anche la gestione delle prove raccolte, con l’obiettivo di garantire che ogni aspetto del caso venga esaminato con la massima attenzione. Tuttavia, la mancanza di informazioni chiare e definitive ha alimentato ulteriori speculazioni e ha lasciato la comunità e la famiglia Poggi in uno stato di incertezza.
Questo complesso mosaico di prove, indagini e interrogativi rimane un tema di discussione e dibattito, non solo per gli addetti ai lavori del settore giuridico, ma anche per l’opinione pubblica, che continua a chiedere giustizia per Chiara. La questione dell’impronta 33, e delle altre tracce, è solo una parte di un puzzle più grande che include la vita e la tragica morte di una giovane donna, un mistero che sembra resistere nel tempo, rimanendo avvolto nell’ombra e nella speranza di verità e giustizia.