Materie prime critiche: la sfida dell’Ue tra auto e smartphone

Materie prime critiche: la sfida dell'Ue tra auto e smartphone
La questione delle materie prime critiche sta emergendo come un tema fondamentale per l’Unione Europea, specialmente in relazione alla produzione di dispositivi tecnologici come smartphone, batterie per auto elettriche e hard disk. Con la crescente domanda di queste risorse, unitamente alla loro scarsità e ai complessi fattori geopolitici, l’Europa si trova di fronte a una sfida significativa per il suo futuro tecnologico e industriale. Recentemente, un convegno organizzato dall’Accademia dei Lincei a Roma ha messo in luce le implicazioni di questa crisi, con esperti e accademici che hanno discusso le possibili soluzioni.
L’importanza delle materie prime critiche
Il chimico Gaetano Guerra, professore emerito dell’Università di Salerno, ha sottolineato l’importanza di circa 90 elementi della tavola periodica che, in passato, erano considerati curiosità scientifiche. “Decenni di ricerca hanno fatto sì che molti di questi adesso siano utili per alcune tecnologie innovative,” ha dichiarato Guerra. Tra questi, almeno 20 elementi sono utilizzati nei telefoni cellulari, dimostrando quanto siano diventati fondamentali per la vita quotidiana e per lo sviluppo tecnologico.
Le materie prime critiche più richieste includono:
- Litio
- Nichel
- Cobalto
- Terre rare (un gruppo di 17 elementi chimici essenziali in molte applicazioni tecnologiche)
Il neodimio, ad esempio, è uno degli elementi più richiesti, utilizzato in applicazioni che spaziano dai magneti per altoparlanti ai motori delle auto elettriche. Guerra ha anche evidenziato come il rame stia diventando un elemento critico, mettendo in luce il cambiamento della domanda nel tempo.
La geografia dell’estrazione
L’accesso a queste risorse è complicato dalla geografia della loro estrazione. Mentre l’Europa affronta una disponibilità limitata di materie prime critiche, paesi come Cina, Australia e Cile dominano il mercato dell’estrazione del litio. “In Europa c’è molto poco,” ha affermato Roberto Zoboli, un altro esperto presente al convegno, sottolineando che ci sono solo attività di estrazione di afnio in Francia e di stronzio in Spagna. Questo squilibrio rende l’Europa vulnerabile, poiché dipende fortemente dall’importazione di queste risorse strategiche.
Sostenibilità e innovazione
Un aspetto cruciale è la crescente preoccupazione sulla sostenibilità dell’estrazione di queste materie prime. “La gente in Europa non vuole miniere,” ha spiegato Zoboli, suggerendo che il futuro potrebbe orientarsi verso il recupero di materiali di risulta da vecchie miniere attraverso metodi di estrazione più sostenibili. Questa strategia non solo potrebbe soddisfare la crescente domanda di materie prime critiche, ma contribuirebbe anche a una gestione più responsabile delle risorse disponibili.
In Italia, la situazione è particolarmente critica. Secondo Zoboli, il paese non sta investendo sufficientemente nelle filiere tecnologiche più innovative, rischiando di perdere opportunità cruciali nel mercato globale. La mancanza di iniziative in questo settore potrebbe portare a un’ulteriore dipendenza dall’estero per le risorse e le tecnologie necessarie per la transizione ecologica e digitale.
In conclusione, la questione delle materie prime critiche è strettamente legata alla transizione ecologica, una priorità per l’Unione Europea. Con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio e promuovere l’uso di energie rinnovabili, la domanda di materie prime per batterie e tecnologie verdi è destinata a crescere. Tuttavia, senza una strategia chiara per garantire l’accesso a queste risorse, l’Europa rischia di trovarsi in una posizione svantaggiata rispetto ad altre regioni del mondo. La cooperazione internazionale e l’adozione di tecnologie avanzate saranno fondamentali per il futuro dell’industria europea e per il raggiungimento degli obiettivi climatici.