Le offese a Gemma Surgo: quando il modo di vestire diventa un pretesto per la violenza

Negli ultimi giorni, la modella e influencer Gemma Surgo è diventata un simbolo nella lotta contro le offese e la cultura dello stupro che affliggono la società contemporanea. Un episodio accaduto a Locorotondo, in provincia di Bari, ha scatenato reazioni e riflessioni su un tema purtroppo sempre attuale: il modo in cui le donne vengono giudicate e trattate in base al loro abbigliamento. Durante uno shooting per il suo marchio di abbigliamento genderless, Gemma ha subito un attacco verbale da parte di un passante che, con toni aggressivi, le ha urlato: «Guarda come vai vestita, poi vi lamentate se vi stuprano».

Gemma, 34 anni e originaria della Puglia, ha deciso di condividere questo momento sui suoi profili social per denunciare non solo l’accaduto, ma anche la mentalità retrograda e maschilista che ancora oggi permea la società. «Bisogna avere il coraggio di difendersi», ha dichiarato in un’intervista a Valeria D’Autilia per La Stampa. La modella ha raccontato che, mentre si trovava tra i vicoli del centro storico, ha inizialmente faticato a rendersi conto di essere il bersaglio dell’uomo che la insultava. La follia delle sue parole l’ha lasciata interdetta: «Mi ci sono voluti svariati secondi per capire. Paonazzo in viso, mi stava urlando contro con un’aria di disgusto».

la reazione di gemma

In quel momento, Gemma ha sentito la necessità di reagire. Ha chiesto alla sua fotografa di riprendere la scena, consapevole che il suo coraggio avrebbe potuto dare voce a molte altre donne che vivono situazioni simili. «Quando Antonella ha attivato il video, però, lui ha smesso di parlare. Ha semplicemente girato le spalle e non ha risposto più», ha continuato Surgo. Questo episodio mette in luce una realtà inquietante: spesso gli aggressori si sentono protetti dalla loro stessa impunità e dalla cultura che giustifica le loro azioni.

La reazione di Gemma non è stata solo di difesa, ma anche di indignazione. Durante l’intervista, ha sottolineato che l’uomo che l’ha offesa aveva oltre settant’anni e che il suo atteggiamento riflette una mentalità maschilista profondamente radicata. «Quella mentalità non la cambi facilmente. Ma sono certa che non lo farà più. La mia reazione e il clamore mediatico potrebbero frenergli la lingua. Anche se temo che continuerà a pensarla in quel modo», ha affermato, ponendo un’importante interrogativo: «Non ha moglie, figlie o nipoti? Se ci fossero state loro al mio posto, avrebbe usato le stesse parole?».

il dibattito online

L’episodio ha suscitato un ampio dibattito online, con molte persone che si sono schierate al fianco di Gemma. Alcuni uomini si sono sentiti in dovere di scusarsi per il comportamento del passante, dimostrando che ci sono uomini pronti a combattere contro il patriarcato e a sostenere la causa femminile. Tuttavia, Gemma ha espresso preoccupazione per le donne che, in situazioni simili, si sentono impotenti e rimangono in silenzio. «Alcune ragazze mi hanno scritto dicendo che, al mio posto, non sarebbero state in grado di reagire. È triste sapere che molte giovani si sentono pietrificate», ha detto, evidenziando la necessità di una maggiore solidarietà tra donne.

la lotta contro la violenza di genere

Il discorso di Gemma si è esteso anche alle vittime di femminicidi e agli atteggiamenti tossici che alimentano la violenza di genere. «Ho passato giorni a rispondere a chi diceva “Se lo meritavano” in riferimento a vittime di violenza. Ma la verità è che, nella società, siamo il pezzo del puzzle più fragile. Nessuna tutela: in qualsiasi campo, siamo sempre penalizzate», ha affermato con forza. La questione del diritto di scelta, in particolare sul tema dell’aborto, è stata uno dei punti salienti del suo discorso. «Ci vogliono togliere tutto: il diritto di decidere di avere o meno un figlio, di vestirci come vogliamo, di essere ciò che desideriamo. Non siamo padrone della nostra vita, del nostro corpo, della nostra immagine».

La storia di Gemma Surgo è un invito a riflettere su come la società debba evolversi per garantire il rispetto e la dignità delle donne. Ogni giorno, molte donne affrontano situazioni in cui il loro abbigliamento viene usato come pretesto per giustificare atti di violenza. La lotta di Gemma è una battaglia comune, che richiede il sostegno di tutti, uomini e donne, per abbattere le barriere di una cultura ancora troppo spesso permissiva nei confronti della violenza di genere.

Published by
Matteo Rigamonti