Dopo 30 anni, la verità su Manuela Murgia: l’ex fidanzato sotto inchiesta per un clamoroso colpo di scena

Dopo 30 anni, la verità su Manuela Murgia: l'ex fidanzato sotto inchiesta per un clamoroso colpo di scena
Cagliari, 4 febbraio 1995: il corpo di Manuela Murgia, una giovane ragazza di soli 16 anni, viene trovato senza vita nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, un luogo emblematico e ricco di storia. All’epoca, la morte era stata archiviata come un suicidio, ma i suoi familiari non hanno mai accettato questa verità e hanno lottato per ottenere giustizia. Recentemente, dopo quasi tre decenni di silenzio, si è registrata una svolta clamorosa nel caso: l’ex fidanzato di Manuela, Enrico Astero, oggi 54enne, è stato indagato con l’accusa di omicidio volontario. Questa novità ha riacceso l’interesse dell’opinione pubblica e ha riaperto una ferita mai rimarginata per la famiglia Murgia.
La riapertura del caso
Il caso è stato riaperto grazie alla perseveranza dei familiari di Manuela, che, nonostante gli anni trascorsi, hanno continuato a chiedere chiarimenti sulle circostanze della morte della loro amata. La Procura di Cagliari ha finalmente deciso di riattivare le indagini, portando alla notifica dell’avviso di garanzia per Enrico Astero. Secondo il suo avvocato, Marco Fausto Piras, Astero avrà la possibilità di nominare consulenti per eseguire accertamenti irripetibili, fondamentali per cercare di fare luce su un caso che ha sempre sollevato interrogativi.
Un aspetto fondamentale da considerare è che gli accertamenti genetici e le analisi su eventuali tracce trovate sui vestiti di Manuela, recuperati nei mesi scorsi, si svolgeranno il 4 giugno. Questa data segna un momento decisivo in un’inchiesta che ha visto la luce dopo anni di oscurità. L’attenzione della Squadra Mobile, coordinata da Davide Carboni, è ora focalizzata su dettagli che potrebbero fornire nuove risposte e ricostruire la verità dietro la morte di Manuela.
Elementi di sospetto
Ma quali elementi non convincono nella versione ufficiale del suicidio? Ecco alcuni punti chiave:
Luogo del ritrovamento: Tuvixeddu è un’area complessa, con una doppia recinzione di rete metallica e filo spinato. I familiari di Manuela affermano che la ragazza non conoscesse quel posto e che non avrebbe mai potuto accedervi da sola.
Segni di violenza: L’autopsia ha rivelato segni di violenza sul corpo di Manuela, in particolare sul collo, che suggeriscono che la ragazza potrebbe essere stata vittima di un attacco fisico.
Condizione degli indumenti: Gli stivaletti e il cappotto erano completamente puliti, mentre la maglia presentava polvere, sassolini e una macchia di sangue. Questo contrasto solleva interrogativi significativi e suggerisce che la giovane potrebbe essere stata coinvolta in una situazione ben più grave di quanto inizialmente si pensasse.
Cintura tagliata: Particolarmente inquietante è la scoperta che la cintura indossata da Manuela era stata tagliata di netto, un tipo di rottura che non corrisponde a una caduta e alimenta ulteriormente i dubbi sulla teoria del suicidio.
La speranza per la giustizia
La notizia della riapertura del caso ha riacceso la speranza per la famiglia Murgia e per chiunque creda nella giustizia. La comunità cagliaritana, che ha seguito con attenzione il dramma di Manuela per anni, ora si interroga sulle possibili evoluzioni del caso. La lotta per la verità, che ha impegnato i suoi familiari per decenni, sembra finalmente avvicinarsi a una possibile risoluzione.
Le indagini si concentrano ora su ulteriori dettagli e testimonianze che potrebbero emergere nei prossimi mesi. La figura di Enrico Astero, che all’epoca dei fatti era il fidanzato di Manuela, è tornata al centro dell’attenzione e il suo ruolo nella vicenda sarà scrutinato con attenzione. La comunità è in attesa di sviluppi e spera che la verità su quanto accadde quella tragica notte possa finalmente venire a galla, portando giustizia a una giovane vita spezzata troppo presto.