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La madre di Martina Carbonaro denuncia l’influencer paninaro: «Non era lucida»

La madre di Martina Carbonaro denuncia l'influencer paninaro: «Non era lucida»

La madre di Martina Carbonaro denuncia l'influencer paninaro: «Non era lucida»

La vicenda di Martina Carbonaro, la 14enne tragicamente uccisa dal suo ex fidanzato ad Afragola, continua a generare forti emozioni e polemiche. Recentemente, un video dell’influencer Patrizio Chianese, noto per il suo chiosco di panini, ha scatenato una bufera mediatica. In questo filmato, Chianese presenta un hot dog dedicato a Martina, ma il problema principale è che il video è stato realizzato senza il consenso della madre della ragazza, Fiorenza. Dopo giorni di silenzio, la signora ha deciso di esprimere il suo profondo disappunto e dolore.

La reazione della madre

Secondo l’avvocato della famiglia, Matteo Pisani, Fiorenza non era in uno stato mentale lucido al momento della registrazione del video. La perdita di una figlia rappresenta un dolore insopportabile e, come spiega il legale, la madre stava vivendo un momento di grande confusione e angoscia. «Stava cercando di prendere una boccata d’aria, di allontanarsi da un ambiente che le ricordava costantemente Martina», ha raccontato Pisani. Fiorenza, colpita da un lutto devastante, si era recata al chiosco per cercare conforto. È qui che Chianese, riconoscendola, ha iniziato a parlarle della figlia, cliente abituale del suo locale.

Le parole del venditore, in quel contesto, avevano rappresentato un momento di conforto per Fiorenza. Tuttavia, il video pubblicato su TikTok ha trasformato quel momento di vulnerabilità in un contenuto virale, suscitando un acceso dibattito sull’opportunità di sfruttare il dolore altrui per guadagnare visibilità sui social.

L’assenza di rispetto e le conseguenze

Il legale della famiglia ha sottolineato l’assenza di rispetto per la sofferenza di Fiorenza, denunciando come il video sia stato realizzato senza alcuna richiesta di autorizzazione. «È inaccettabile – ha dichiarato Pisani – che si cerchi di trarre profitto dalla miseria di una persona in lutto. La signora non era pienamente consapevole di essere filmata, e il venditore ha scelto di proseguire, ignorando la sua fragilità».

Fiorenza ha sentito il bisogno di esprimere il suo dolore anche attraverso i social, rispondendo a chi l’ha giudicata per il suo comportamento. Ha scritto: «Mi state giudicando fredda, come se non mi importasse di Martina. Se mi vedete forte è perché la forza me l’ha data lei». Ha anche rivelato di aver scoperto che sua figlia aveva subito violenza, un aspetto che ha reso il suo lutto ancora più profondo. «Immagino mia figlia, quanta paura e sofferenza ha avuto. Chi sa se mi ha chiamato», ha aggiunto.

Riflessioni etiche sui social media

La situazione di Fiorenza è rappresentativa di un contesto più ampio, dove il dolore e la sofferenza possono diventare merce di scambio sui social media. La ricerca di visibilità e il desiderio di ottenere like sembrano prevalere su valori fondamentali come il rispetto e la dignità. L’accusa all’influencer e a chiunque utilizzi il dolore altrui per il proprio tornaconto è forte e chiara: «Non si può cavalcare un dolore simile per ottenere qualche like», ha ribadito Pisani.

In un mondo sempre più dominato dai social media, è fondamentale riflettere sulle implicazioni etiche di certe azioni. La tragedia di Martina Carbonaro non è solo una storia di violenza giovanile, ma un richiamo alla responsabilità di ognuno di noi. La sofferenza di una madre non dovrebbe mai diventare un contenuto virale. Fiorenza merita rispetto, comprensione e la possibilità di elaborare il suo lutto senza essere giudicata o sfruttata.

Questo episodio tragico ci spinge a considerare il valore della privacy e della dignità umana, soprattutto in momenti di vulnerabilità. Ogni persona ha il diritto di vivere il proprio dolore senza temere di essere esposta al giudizio pubblico. La storia di Martina e di sua madre è un monito per tutti noi: non dobbiamo mai dimenticare l’umanità che si cela dietro le notizie e le immagini che consumiamo quotidianamente.