Autopsia rivela: Riccardo Zappone non è morto per il taser, ma la rissa nasconde segreti inquietanti

Autopsia rivela: Riccardo Zappone non è morto per il taser, ma la rissa nasconde segreti inquietanti
Il caso di Riccardo Zappone, un 30enne di Pescara deceduto il 3 giugno 2023, ha suscitato un intenso dibattito e numerosi interrogativi sulle circostanze della sua morte. Recentemente, l’autopsia condotta dal medico legale Cristian D’Ovidio ha escluso il taser come causa del decesso, chiarendo che la morte di Zappone è stata causata da una «sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso». Questo risultato ha portato la procura di Pescara a dichiarare che l’uso del taser da parte delle forze dell’ordine non ha avuto alcun ruolo determinante nella morte del giovane, segnando un punto fermo nelle indagini che proseguono.
La rissa e le circostanze della morte
Secondo le indagini, Zappone era coinvolto in una rissa avvenuta presso un’officina meccanica, dove si erano accumulate tensioni culminate in un violento scontro. La procura ha sottolineato che Zappone era una «vittima in condizione di particolare vulnerabilità», suggerendo che il suo stato psicofisico al momento della rissa potrebbe aver influenzato le dinamiche dell’evento. Si attendono ancora gli esiti degli esami tossicologici e istologici, i quali potrebbero fornire ulteriori informazioni cruciali sulle condizioni di salute di Zappone prima del tragico evento.
Testimonianze e dinamiche della rissa
Angelo De Luca, il titolare dell’officina coinvolta, è stato indagato insieme ad altre due persone per la rissa. De Luca ha raccontato al quotidiano Il Centro di non aver colpito Zappone, sostenendo che la situazione fosse degenerata in un conflitto verbale e fisico. Secondo la sua testimonianza, Zappone si trovava in uno stato di grande agitazione e appariva sporco di sangue, con comportamenti che facevano supporre un uso di sostanze stupefacenti. De Luca ha descritto Zappone come un giovane che urlava minacce, esprimendo frustrazione e aggressività: «Io qua ammazzo tutti quanti», avrebbe urlato.
La dinamica che ha portato alla rissa iniziò quando Zappone, dopo aver gettato dieci euro a terra, fu invitato a lasciare il luogo. Secondo De Luca, il giovane si sarebbe poi diretto verso un bar vicino, brandendo una mazza di scopa. In un tentativo di intimidire Zappone, il genero di De Luca lanciò la scopa verso di lui, mentre il fratello di De Luca cercò di afferrarlo. Questo tentativo di controllo della situazione sfociò in un alterco fisico, con Zappone che, secondo il racconto del meccanico, avrebbe cercato di colpirlo prima di cadere, colpendo la testa.
Reazioni della comunità e implicazioni future
Il racconto di De Luca è stato supportato da altre testimonianze che evidenziano l’aggressività di Zappone e il suo evidente stato alterato. Tuttavia, la questione centrale rimane se la rissa e le successive interazioni con la polizia abbiano contribuito alla sua morte. L’arrivo delle forze dell’ordine, secondo De Luca, avvenne circa quindici minuti dopo l’incidente, e i poliziotti avrebbero impiegato un tempo considerevole per caricare Zappone sull’auto di servizio. Questo aspetto ha suscitato ulteriori domande sul protocollo seguito dalle forze dell’ordine e sulla loro capacità di gestire la situazione.
La morte di Zappone ha scatenato una serie di reazioni da parte della comunità locale, con richieste di maggiore trasparenza nelle indagini e di una riflessione profonda sulle modalità di intervento della polizia in situazioni di crisi. Il caso ha evidenziato anche la necessità di un approccio più umano e comprensivo nei confronti di individui in stato di vulnerabilità, come Zappone, che, secondo i rapporti, mostrava segni di distress e possibili problemi legati all’uso di sostanze.
Le indagini continuano e la comunità attende chiarimenti su questa tragica vicenda. Il dibattito sull’uso del taser da parte delle forze dell’ordine e sulla gestione delle emergenze è acceso, e l’esito definitivo delle indagini potrebbe portare a cambiamenti significativi nelle politiche di intervento e nella formazione delle forze di polizia, in modo da garantire la sicurezza e la dignità di tutti i cittadini, anche in situazioni di conflitto.
Il caso Zappone rappresenta un monito sulla complessità delle interazioni tra individui vulnerabili e le forze dell’ordine, nonché sull’importanza di un’analisi approfondita delle circostanze che possono portare a esiti tragici. Con l’attesa per i risultati degli esami tossicologici e istologici, la comunità di Pescara spera in una maggiore chiarezza e giustizia per Riccardo Zappone.