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Tragedia a Roma: donna perde la vita dopo una liposuzione in uno studio abusivo con un medico pregiudicato

Tragedia a Roma: donna perde la vita dopo una liposuzione in uno studio abusivo con un medico pregiudicato

Tragedia a Roma: donna perde la vita dopo una liposuzione in uno studio abusivo con un medico pregiudicato

La tragica morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, una donna di 47 anni originaria dell’Ecuador, ha scosso la comunità di Roma e sollevato interrogativi sull’adeguatezza della regolamentazione nel settore della chirurgia estetica. L’8 giugno 2023, Ana si è sottoposta a un intervento di liposuzione nello studio del dottor José Lizarraga Picciotti, un chirurgo peruviano di 65 anni che, secondo le indagini, operava senza le necessarie autorizzazioni da ben tredici anni. La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta e il medico è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo, insieme a un anestesista e a un’infermiera.

un contesto inquietante

Il contesto in cui si sono verificati i fatti è inquietante. Lo studio di Picciotti, situato nel quartiere di Torrevecchia, non ha mai rinnovato le autorizzazioni necessarie per effettuare interventi di chirurgia estetica, l’ultima valida risalente al 2007 e scaduta nel 2012. Questo dato, unito ai precedenti per lesioni registrati contro di lui nel 2006 e nel 2018, pone interrogativi sulla vigilanza e sulla regolamentazione della professione medica in Italia.

In entrambi i casi precedenti, le pazienti avevano denunciato complicazioni dopo interventi di chirurgia estetica, e uno di essi riguardava proprio la liposuzione.

la dinamica dell’intervento fatale

Secondo le ricostruzioni effettuate dagli investigatori, il pomeriggio dell’8 giugno, durante l’intervento di liposuzione, Ana ha subito un malore che ha costretto il chirurgo a interrompere la procedura. Tuttavia, è emerso che, anziché chiamare immediatamente i soccorsi, il dottor Picciotti, l’anestesista e l’infermiera hanno tentato di rianimarla autonomamente. Solo dopo diverse ore, hanno contattato un’ambulanza privata con un medico a bordo. Non risultano, al momento, chiamate al numero di emergenza 118, il che ha sollevato ulteriori preoccupazioni sulla prassi adottata da questi professionisti.

All’arrivo al Policlinico Umberto I, Ana era già in arresto cardiocircolatorio e intubata. I medici del pronto soccorso hanno tentato in vano di rianimarla, ma il suo stato di salute era già compromesso. La donna si era presentata in ospedale con segni di grave ipotensione e shock, sintomi che sono stati attribuiti a molteplici cause, ma che dimostrano la gravità della situazione in cui si trovava.

la necessità di una regolamentazione più severa

L’indagine sulla morte di Ana Alcivar Chenche ha portato a un immediato sequestro dello studio di Picciotti. Le autorità stanno esaminando non solo la dinamica dell’intervento ma anche il comportamento dei sanitari coinvolti, per capire le ragioni che hanno portato a una così grave omissione nell’attivazione dei soccorsi. È fondamentale chiarire cosa abbia causato il malore fatale della donna e perché non si sia proceduto subito a contattare i servizi di emergenza.

Il caso di Ana non è isolato. La capitale italiana ha visto altri episodi tragici legati a interventi di chirurgia estetica. Nel novembre 2022, una giovane donna di 22 anni, Margaret Spada, è morta dopo una rinoplastica effettuata da due chirurghi indagati. Un’altra vicenda simile ha riguardato Simonetta Kalfus, una 62enne di Ardea, deceduta a causa di una grave sepsi dopo una liposuzione. Questi eventi hanno acceso un dibattito cruciale sulla sicurezza dei pazienti e sulla necessità di regolamentare più severamente le pratiche di medicina estetica.

Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), ha commentato la situazione esprimendo preoccupazione per il crescente numero di casi simili. Ha sottolineato l’importanza di una legislazione che limiti la pratica della chirurgia estetica solo ai professionisti adeguatamente formati e qualificati. Anelli ha affermato che è fondamentale garantire che coloro che operano nel campo della medicina estetica abbiano le competenze necessarie per svolgere le loro mansioni in sicurezza, e che esistano percorsi formativi chiari e trasparenti.

In questo contesto, la comunità medica si sta mobilitando per promuovere un approccio più rigoroso e sicuro alla chirurgia estetica, affinché simili tragedie non si ripetano in futuro. La morte di Ana Sergia Alcivar Chenche rappresenta un drammatico richiamo alla responsabilità e alla vigilanza necessarie in un settore che, pur promettendo bellezza e miglioramento dell’immagine personale, può nascondere rischi inaccettabili se non gestito con la dovuta attenzione e professionalità.