Il padre di Sempio rompe il silenzio: «Vogliono incastrarlo, quel giorno era con me»

Il padre di Sempio rompe il silenzio: «Vogliono incastrarlo, quel giorno era con me»
La vicenda di Andrea Sempio, unico indagato nelle nuove indagini sulla morte di Chiara Poggi, continua a sollevare polemiche e tensioni. Suo padre, Giuseppe Sempio, ha espresso in modo chiaro e deciso la sua convinzione che l’accusa contro suo figlio sia il risultato di un complotto ben orchestrato. Durante diverse interviste, in particolare a Tgcom24 e Telelombardia, ha ribadito che il 13 agosto 2007, giorno del brutale omicidio di Chiara Poggi, lui e Andrea si trovavano insieme nella loro abitazione a Garlasco.
la difesa di giuseppe sempion
Giuseppe Sempio non ha dubbi sulla non colpevolezza di Andrea. Ha affermato: «Impossibile che sia stato lui a massacrare Chiara. L’oggetto contundente con cui è stata uccisa non è mai stato trovato, e il fatto che mio figlio fosse con me quel giorno lo dimostra». La condanna definitiva di Alberto Stasi, fidanzato della vittima e già condannato a 16 anni di carcere, complica ulteriormente la situazione. Stasi, pur mantenendo la sua innocenza, si trova ora al centro di un caso che continua a sollevare interrogativi e perplessità.
la vita quotidiana della famiglia sempion
Giuseppe Sempio ha descritto la vita della sua famiglia come un incubo. La famiglia vive in uno stato di ansia e paura costante. «Non dormiamo e non sogniamo più. Questa situazione ci ha stravolto la vita», ha dichiarato, evidenziando come il peso delle accuse e l’attenzione mediatica abbiano influenzato la loro quotidianità. L’idea che Andrea sia stato “utilizzato come un cavallo di Troia” per riaprire il caso contro Stasi è stata ribadita con forza dal padre. Secondo lui, le nuove indagini sarebbero state aperte senza prove concrete, ma piuttosto come un tentativo di scagionare il vero colpevole.
il ticket del parcheggio e le intercettazioni
Uno degli elementi che ha suscitato maggiore attenzione è il ticket del parcheggio, un documento che, secondo Giuseppe Sempio, rappresenta la prova della presenza di Andrea in un luogo diverso rispetto alla scena del crimine. Questo scontrino, mostrato agli inquirenti nel 2008, è diventato un simbolo della lotta della famiglia contro le accuse infondate. Giuseppe ha affermato: «Non mi pento di averlo conservato. È la prova che avevamo bisogno».
La vita quotidiana della famiglia Sempio è segnata dall’assalto dei giornalisti e dalle pressioni mediatiche. Giuseppe ha descritto come si sentano sempre sotto osservazione: «Siamo nudi, non abbiamo più privacy. Ci intercettano ovunque». Per proteggere la propria privacy, la famiglia è costretta a prendere precauzioni estreme, come mettere i cellulari in bagno per evitare di essere ascoltati. «Quando qualcuno viene a trovarci, mettiamo i telefoni sul water. È surreale, ma non abbiamo alternative», ha dichiarato con un misto di rassegnazione e rabbia.
Le intercettazioni rappresentano un tema ricorrente nelle dichiarazioni di Giuseppe, che è convinto che la sua famiglia sia stata monitorata costantemente. Ha affermato: «È da 18 anni che ci sono cimici sulla macchina, anche in casa. Non possiamo più vivere serenamente», evidenziando come la situazione abbia influito sulla loro salute mentale e sul loro benessere.
La tensione nella casa Sempio è palpabile e le relazioni familiari sono messe a dura prova. Giuseppe ha raccontato di come il supporto reciproco sia diventato vitale in questo momento difficile: «Siamo costretti a fare forza l’uno sull’altro». La famiglia, unita nel dolore e nella lotta per la verità, si trova a fronteggiare un sistema che percepiscono come ingiusto e opprimente.
La situazione di Andrea Sempio è un esempio di come le vite possano essere stravolte da eventi imprevedibili e accuse infondate. La storia di questa famiglia, intrisa di dolore e di speranza, continua a svilupparsi, mentre le indagini e le polemiche attorno al caso di Chiara Poggi rimangono attuali, intrappolando tutti i protagonisti in un labirinto di incertezze e interrogativi senza risposta.