Boyle e il suo Oscar: una storia custodita in una scatola

Boyle e il suo Oscar: una storia custodita in una scatola
Danny Boyle, il celebre regista britannico, ha recentemente partecipato a una masterclass presso la Casa del Cinema, suscitando grande curiosità e interesse tra i cinefili. Durante l’incontro, Boyle ha condiviso aneddoti e riflessioni sulla sua carriera, ma soprattutto sul suo rapporto con l’Oscar vinto per la regia di “The Millionaire”, una delle otto statuette conquistate dal film nel 2009.
Con un sorriso nostalgico, Boyle ha raccontato di come questa prestigiosa statuetta, simbolo di un successo straordinario, sia finita in una scatola. “L’avevo sistemato su uno scaffale. Tu pensi di averlo là per guardarlo ogni tanto, ma in realtà è lui a guardarti… per tutto il tempo. Così l’ho messo in una scatola”, ha confessato il regista, sottolineando la sua umiltà e la sua attitudine a rimanere con i piedi per terra anche dopo aver ricevuto uno dei riconoscimenti più ambiti del mondo del cinema.
il nuovo progetto di boyle
L’incontro, organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma e Sony Pictures, è stata l’occasione per Boyle di presentare il suo nuovo progetto, un thriller horror intitolato “28 anni dopo”. Questo film vedrà nel cast attori di grande calibro come Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes e Alfie Williams. L’uscita è prevista per il 18 giugno con Eagle Pictures e rappresenta un ritorno al mondo post-apocalittico creato da Boyle e dallo sceneggiatore Alex Garland nel cult “28 giorni dopo” del 2002.
Durante la masterclass, Boyle ha affermato che per ogni nuovo progetto “si ricomincia da zero, dal primo gradino”. Questo spirito di rinascita è evidente nel suo approccio alla regia: “I vantaggi di aver vinto un Oscar spariscono molto rapidamente”, ha aggiunto, evidenziando come il successo possa rivelarsi effimero e come sia cruciale continuare a innovare e a sperimentare.
la carriera di danny boyle
Nato nel 1956 a Radcliffe, una cittadina vicino Manchester, Boyle ha scoperto il cinema all’età di 11 anni grazie al film “La battaglia dei giganti” di Ken Annakin, un’opera che ha ispirato anche George Lucas nella creazione del nome del noto personaggio “Obi-Wan Kenobi” in “Star Wars”. Tuttavia, il suo film preferito rimane “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola, un capolavoro che ha segnato profondamente la sua visione del cinema. “In ’28 anni dopo’ troverete dei riferimenti a Coppola”, ha dichiarato, dimostrando la sua ammirazione per un regista che considera “immenso”.
Il vero riconoscimento internazionale per Boyle è arrivato con “Trainspotting” nel 1996, un film che ha segnato un’epoca e che ha catapultato il regista nella scena mondiale. “Ho capito che era fondamentale rimanere coi piedi per terra e usare un successo per realizzare il progetto successivo”, ha commentato, riflettendo sulla sua carriera. Infatti, grazie al successo di “The Millionaire”, ha potuto realizzare “127 ore”, basato sulla vera storia di Aron Ralston, un alpinista costretto ad amputarsi un braccio per liberarsi da una trappola mortale. “Prima gli studios non me l’avrebbero mai finanziato”, ha rivelato, sottolineando le sfide che un regista deve affrontare per portare avanti le proprie visioni artistiche.
l’importanza del cinema e delle connessioni
Boyle ha anche espresso la sua opinione riguardo all’evoluzione del cinema nell’era digitale. “I signori della tecnologia ci incoraggiano a radicare la nostra vita sui loro strumenti di comunicazione, vogliono che ci colleghiamo al mondo attraverso smartphone e piattaforme, ma il cinema è una straordinaria esperienza collettiva, come una partita di calcio, non si può assolutamente perdere”, ha affermato, evidenziando l’importanza di vivere il cinema in sala, condividendo emozioni e esperienze con gli altri.
Da spettatore, Boyle non disdegna nemmeno i blockbuster, riconoscendo il loro potere di creare connessione. “Mi piace tutto quello che crea una connessione”, ha detto, ma ha anche chiarito che non si vede nel ruolo di regista di grandi produzioni. “Ho visto ‘Mission Impossible’, ma non lo dirigerei. Mi piacerebbe però dirigere qualcosa come ‘Sinners’, che pone al pubblico determinate sfide”, ha aggiunto, dimostrando il suo desiderio di lavorare su progetti che stimolino la riflessione e il dibattito.
La masterclass con Danny Boyle è stata un’esperienza illuminante e ispiratrice, un’opportunità per entrare nel mondo di un regista che ha saputo reinventarsi e sorprendere il pubblico nel corso dei decenni. La sua umiltà e il suo approccio creativo continuano a fare di lui una figura di riferimento nel panorama cinematografico contemporaneo, un artista che, nonostante i successi, rimane sempre in cerca di nuove sfide e opportunità.