Home » Boyle: 28 anni dopo, la rabbia e i nazionalismi tornano a farsi sentire

Boyle: 28 anni dopo, la rabbia e i nazionalismi tornano a farsi sentire

Boyle: 28 anni dopo, la rabbia e i nazionalismi tornano a farsi sentire

Boyle: 28 anni dopo, la rabbia e i nazionalismi tornano a farsi sentire

Il regista premio Oscar Danny Boyle e lo sceneggiatore Alex Garland sono pronti a riportare il pubblico nel mondo postapocalittico di una Gran Bretagna devastata da un virus della rabbia con il film “28 anni dopo”, sequel del cult “28 giorni dopo” (2002). Questa nuova pellicola, che arriverà nelle sale il 18 giugno con Eagle Pictures, promette di affrontare tematiche attuali come il nazionalismo e la rabbia sociale, elementi che si sono intensificati nel contesto degli ultimi anni, in particolare durante e dopo la pandemia di Covid-19.

Boyle e Garland si sono detti ispirati da eventi contemporanei, come la Brexit e le tensioni sociali che caratterizzano il nostro presente. “Abbiamo lavorato a diverse idee per un seguito”, ha dichiarato Boyle in una recente conferenza stampa a Roma. “Quando ci è arrivata la scintilla per questa storia, è stato esaltante. È un racconto molto più ampio di quanto si possa immaginare, che esplora l’esperienza di anni nel tentativo di salvarsi”.

la trama di “28 anni dopo”

In “28 anni dopo”, l’infezione da rabbia è ancora contenuta in Gran Bretagna grazie a una quarantena totale imposta dal resto del mondo. Il film si apre su un gruppo di sopravvissuti che vive su una piccola isola, accessibile solo tramite un sentiero che emerge durante la bassa marea. Questo ambiente isolato ha creato una società che ricorda una tribù, con regole e dinamiche proprie, in cui i legami familiari e la comunità diventano fondamentali per la sopravvivenza.

Il protagonista, Jamie, interpretato da Aaron Taylor-Johnson, porta il figlio dodicenne Spike sull’isola per partecipare alla sua prima caccia agli infetti. Questo passaggio all’età adulta, tuttavia, si trasforma in un viaggio di scoperta personale per Spike, che si troverà di fronte a segreti inaspettati e alle tensioni tra le regole rigidamente imposte e il desiderio di libertà e ribellione. La madre, interpretata da Jodie Comer, gioca un ruolo cruciale nel guidare il figlio verso una nuova comprensione del mondo che li circonda.

tematiche attuali e ispirazioni

La scelta di Boyle e Garland di tornare a questo universo narrativo non è puramente nostalgica. Anzi, è un tentativo di riflettere su come le esperienze traumatiche, come quelle vissute durante la pandemia, abbiano influenzato le relazioni interpersonali e le dinamiche sociali. “Il periodo del Covid e soprattutto del post-Covid, quando abbiamo dovuto ricominciare a correre rischi e a vivere, è stato un forte punto di ispirazione”, ha aggiunto Boyle. “La rabbia è diventata un sentimento comune, una sorta di default tra le persone”.

Il regista ha anche fatto riferimento a come i sentimenti di isolamento e divisione, amplificati dalla Brexit, abbiano contribuito a plasmare la narrazione. “Ci sono molteplici livelli di conflitto, sia interni che esterni, che emergono quando una comunità cerca di affrontare una minaccia comune”, ha spiegato. Questo tema di divisione e unità è particolarmente d’attualità nella Gran Bretagna contemporanea, dove le opinioni su questioni come l’identità nazionale e l’integrazione sociale sono fortemente polarizzate.

Inoltre, Boyle ha rivelato che “28 anni dopo” è concepito come il primo capitolo di una trilogia, con l’intenzione di esplorare ulteriormente queste tematiche in film successivi. “Il secondo film è già in fase di produzione e avrà un’uscita prevista per inizio 2026”, ha rivelato il regista. “Stiamo cercando finanziamenti per il terzo; anzi, all’uscita troverete un QR code, se volete donare qualcosa”, ha scherzato Boyle, sottolineando l’approccio innovativo e coinvolgente che intende adottare.

relazioni umane in tempi di crisi

Il film non solo affronta la questione della sopravvivenza in un mondo ostile, ma esplora anche le complessità delle relazioni umane in situazioni di crisi. “La famiglia, l’amicizia e la comunità diventano essenziali per affrontare le sfide”, ha detto Boyle. Le esperienze dei personaggi principali metteranno alla prova i loro legami e le loro convinzioni, costringendoli a confrontarsi con le loro paure più profonde e a trovare un significato in un mondo che sembra crollare.

La scelta di attori come Jodie Comer, che ha guadagnato notorietà grazie al suo ruolo in “Killing Eve”, e Aaron Taylor-Johnson, noto per il suo lavoro in film d’azione e drammatici, suggerisce che “28 anni dopo” non sarà solo una mera storia di sopravvivenza, ma anche un’opera che invita alla riflessione sulle scelte morali e sulle conseguenze delle azioni umane in tempi di crisi.

In definitiva, “28 anni dopo” rappresenta un’opportunità per Boyle e Garland di esplorare non solo il genere horror, ma anche di affrontare questioni di grande rilevanza sociale e politica nel contesto attuale. Con un cast di talento e una narrazione audace, il film si preannuncia come un’esperienza cinematografica intensa e provocatoria, destinata a stimolare discussioni e riflessioni sui temi della rabbia, dell’isolamento e della ricerca di connessione umana in un mondo sempre più complesso.