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Registe israeliana e iraniana unite per la pace: il loro messaggio di speranza

Registe israeliana e iraniana unite per la pace: il loro messaggio di speranza

Registe israeliana e iraniana unite per la pace: il loro messaggio di speranza

Un grido di dolore e speranza risuona forte nel mondo del cinema, grazie all’impegno di due registe che, nonostante le loro origini e il contesto geopolitico complesso, si uniscono nella ricerca di un futuro di pace. Joy Sela, regista israeliana residente a New York, e Azadeh Bizargiti, regista iraniana, sono state le protagoniste di un incontro emozionante al Cinema d’Idea – Women’s International Film Festival, che si è concluso il 15 giugno a Roma. Le loro opere e le loro parole sono un appello alla fine della violenza e alla costruzione di un dialogo ricco di umanità tra i popoli israeliani, iraniani e palestinesi.

Il film di Joy Sela: “The Other”

Joy Sela ha presentato il suo film “The Other”, un’opera che racconta le storie di coloro che lavorano per la pace in Palestina e in Israele. Il film è un affresco di storie vere di uomini e donne che, nonostante le atrocità del conflitto, si incontrano e collaborano per promuovere la comprensione reciproca e la riconciliazione. Sela ha recentemente visitato i territori martoriati, raccogliendo immagini inedite da presentare in anteprima italiana durante la serata finale del festival. La regista ha descritto il suo stato d’animo dopo gli eventi drammatici del 7 ottobre, un giorno segnato da violenza e terrore, sottolineando l’importanza di raccontare le storie di speranza che emergono anche nei momenti più bui.

La voce di Azadeh Bizargiti

Dall’altra parte, Azadeh Bizargiti ha portato la sua voce forte e chiara, condannando le aggressioni israeliane e denunciando il silenzio della comunità internazionale di fronte alla crescente violenza. Il suo documentario “Moonshadow” esplora le esperienze quotidiane degli iraniani, mostrando come la cultura e l’identità possano resistere anche in tempi di conflitto. Bizargiti, nota per il suo coraggio nel rifiutare il velo, ha espresso il desiderio di un mondo libero dalla guerra, dove la pace e la convivenza possano finalmente prevalere.

Momenti significativi del festival

Il festival ha rappresentato un’importante piattaforma per far sentire queste voci, e la serata finale ha avuto un programma ricco di eventi simbolici. Si è aperta con la lettura di poesie palestinesi, un tributo alla cultura e alla resilienza di un popolo che continua a lottare per i propri diritti. Le letture, accompagnate dalla musica del maestro Tiziano Novelli, sono state interpretate dagli attori Rita Pasqualoni e Romano Talevi, creando un’atmosfera di intensa emozione. Tra i versi recitati, spiccava il nome di Heba Abu Nada, un’attivista per i diritti delle donne, la cui vita è stata tragicamente spezzata da un attacco aereo israeliano il 23 ottobre 2023. La sua storia è un doloroso promemoria delle conseguenze umane del conflitto.

A seguire, il cortometraggio “Blood Like Water” della giovane regista palestinese Dima Hamdan ha portato il pubblico a confrontarsi con la realtà drammatica di una scelta impossibile. La trama segue la vita di Shadi, un giovane che si trova a dover affrontare una situazione disperata quando il suo segreto viene scoperto. La sua famiglia si trova di fronte a un bivio: collaborare con le forze di occupazione israeliane o affrontare l’umiliazione e il disonore. La storia, ispirata a eventi reali, mette in luce le difficoltà quotidiane di chi vive sotto occupazione e il peso delle scelte morali in un contesto di violenza.

La serata ha incluso anche la proiezione di altri cortometraggi significativi, come:

  1. “Technical Difficulties” dell’americana Theresa Stone
  2. “Sunflower Shadows” di Roya Zandbagh
  3. “2020-2022” di Alessia Ambrosini

Queste opere, ognuna con il proprio linguaggio e la propria narrazione, hanno contribuito a creare un mosaico di esperienze e prospettive, mostrando come il cinema possa essere un potente strumento di cambiamento sociale e di riflessione.

La cerimonia di premiazione ha chiuso il festival, celebrando il lavoro di registe emergenti e affermate che usano il loro talento per affrontare temi di grande rilevanza sociale e politica. In un momento in cui il mondo sembra diviso più che mai, la voce di queste artiste rappresenta una speranza per un futuro migliore e un invito a costruire ponti piuttosto che muri.

Il Cinema d’Idea ha così dimostrato il suo impegno a favore delle donne nel cinema e della promozione della pace e della giustizia, posizionandosi come un’importante piattaforma di dialogo e riflessione. La presenza di Sela e Bizargiti ha reso evidente come l’arte e la cultura possano giocare un ruolo cruciale nel processo di guarigione e riconciliazione, offrendo una visione di un mondo in cui la pace non è solo un sogno, ma un obiettivo concreto da perseguire insieme.