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Lavoratori domestici nel 2024: il 88,9% sono donne e il 68,6% stranieri

Lavoratori domestici nel 2024: il 88,9% sono donne e il 68,6% stranieri

Lavoratori domestici nel 2024: il 88,9% sono donne e il 68,6% stranieri

Nel mercato del lavoro italiano, i dati sull’occupazione nel settore domestico continuano a suscitare interesse e preoccupazione. Secondo l’Osservatorio Lavoratori Domestici, presentato durante un evento organizzato dall’INPS con il supporto di Nuova Collaborazione, nel 2024 si registrano circa 817.403 lavoratori domestici con almeno un contributo versato all’INPS. Questo numero segna una flessione del 3% rispetto all’anno precedente e rappresenta il terzo anno consecutivo di calo, dopo il picco del biennio 2020-2021, quando la regolarizzazione legata al lockdown e al decreto per l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari avevano portato a un incremento significativo degli iscritti.

L’analisi dei dati evidenzia una perdita di circa 158mila lavoratori dal 2021 al 2024, un trend preoccupante che mette in luce le difficoltà del settore. La consigliera d’amministrazione dell’INPS, Maria Luisa Gnecchi, ha sottolineato l’importanza di riconoscere e valorizzare il lavoro domestico, considerato una risorsa preziosa per il sistema di welfare italiano. Gnecchi ha affermato che è fondamentale incentivare i versamenti contributivi e garantire salari dignitosi, affermando che «è necessario che il riconoscimento del lavoro domestico sia il più semplice possibile».

La questione delle pensioni nel lavoro domestico

Un altro punto cruciale sollevato da Gnecchi riguarda le pensioni di chi ha lavorato nel settore domestico. Molti lavoratori, entrati nel mercato del lavoro negli anni ’90, si avvicinano alla pensione con somme irrisorie, il che pone interrogativi sulla sostenibilità e la dignità di queste posizioni lavorative. La necessità di un intervento in questo senso è fondamentale, specialmente per chi si occupa di assistere anziani e persone non autosufficienti.

L’importanza della formazione e della strategia nazionale

Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione, ha enfatizzato come il lavoro domestico non possa più essere considerato una questione privatistica, ma debba essere affrontato con un impegno collettivo. Savia ha esortato alla creazione di una strategia nazionale che preveda incentivi, tutele adeguate e percorsi formativi strutturati per i lavoratori. Ha affermato che la formazione rappresenta una leva essenziale per garantire standard di qualità nell’assistenza a bambini e anziani, e per valorizzare le competenze di chi svolge un ruolo cruciale nelle famiglie italiane.

I dati demografici e la composizione del lavoro domestico

L’analisi dei dati rivelati dall’Osservatorio ha messo in evidenza che la rappresentanza di genere tra i lavoratori domestici è fortemente sbilanciata. Nel 2024, il 88,9% dei lavoratori domestici è costituito da donne, con un numero totale di 726.589 donne e 90.814 uomini. Questo dato evidenzia una netta prevalenza femminile nel settore, con una composizione di genere che riflette le dinamiche consolidate degli anni pre-pandemia. La distribuzione geografica dei lavoratori domestici mostra il Nord-Ovest come l’area con il maggior numero di lavoratori, seguita da:

  1. Centro
  2. Nord-Est
  3. Sud
  4. Isole

La Lombardia emerge come la regione con il numero più elevato di lavoratori domestici, arrivando a quota 158.378, seguita dal Lazio, dalla Toscana e dall’Emilia Romagna. Queste quattro regioni rappresentano oltre la metà del totale dei lavoratori domestici in Italia. Tuttavia, è interessante notare che la composizione dei lavoratori per nazionalità mostra una forte prevalenza di lavoratori stranieri, che nel 2024 costituiscono il 68,6% del totale. Sebbene questa percentuale sia in calo rispetto agli anni precedenti, la situazione rimane critica. La maggior parte dei lavoratori stranieri proviene dall’Europa dell’Est, seguita da italiani, sudamericani e asiatici.

Il cambiamento nella composizione del lavoro domestico è rilevante anche per quanto riguarda le tipologie di occupazione. Nel 2024, la categoria ‘badanti’ ha superato per la prima volta la categoria ‘colf’, rappresentando il 50,5% del totale. Questo cambiamento riflette le esigenze delle famiglie italiane, sempre più orientate verso la cura di anziani e persone non autosufficienti. Inoltre, i dati sulle retribuzioni mostrano che, a differenza di altre categorie lavorative, le lavoratrici domestiche guadagnano in media di più rispetto ai lavoratori maschi, con salari medi di 7.800 euro per donne contro 7.500 euro per uomini.

Un’ulteriore analisi delle fasce d’età rivela che la maggior parte dei lavoratori domestici rientra nella fascia d’età 55-59 anni, mentre il 25,7% ha un’età pari o superiore ai 60 anni. Solo l’1,5% dei lavoratori ha meno di 25 anni, segnalando una mancanza di ricambio generazionale nel settore.

In un contesto dove il lavoro domestico è fondamentale per il funzionamento delle famiglie italiane, è evidente che occorre una ristrutturazione del quadro normativo e un miglioramento delle condizioni lavorative. La collaborazione tra istituzioni e associazioni di categoria risulta cruciale per garantire un futuro più dignitoso e sostenibile per i lavoratori domestici, che rivestono un ruolo essenziale nella società italiana.