Gia Coppola: la regista che sfida la timidezza per seguire le orme di famiglia

Gia Coppola: la regista che sfida la timidezza per seguire le orme di famiglia
Gia Coppola, trentotto anni, è tornata in Italia per partecipare a importanti eventi cinematografici, come il Filming Italy Sardegna Festival e l’evento “Il Cinema in Piazza” a Roma. Qui ha presentato il suo esordio alla regia, “Palo Alto”, un film del 2013 che ha catturato l’attenzione della critica e del pubblico per la sua visione unica e autentica del mondo giovanile. Cresciuta in una delle famiglie più influenti del cinema, Gia è nipote del leggendario Francis Ford Coppola, regista di opere iconiche come “Apocalypse Now” e “Il Padrino”, e della talentuosa Sofia Coppola, nota per film come “Lost in Translation” e “Il giardino delle vergini suicide”. Non possiamo dimenticare anche Roman Coppola e Nicolas Cage, che arricchiscono ulteriormente il suo albero genealogico di talenti.
Gia ha diretto il suo primo lungometraggio a soli venticinque anni, mostrando una determinazione e una voglia di raccontare storie che vanno oltre il semplice legame di sangue. Nel 2024, ha rilasciato “The Last Showgirl”, un film che vede come protagonista Pamela Anderson nei panni di una showgirl alle prese con il declino della sua carriera a Las Vegas. Ma cosa ha spinto Gia a intraprendere la carriera di regista?
la scelta della regia
La risposta non è semplice. Durante un’intervista al Filming Italy Sardegna Festival, ha condiviso che la sua timidezza l’ha portata a scegliere la regia piuttosto che la recitazione. “A scuola non andavo bene ed ero troppo timida per recitare,” ha confessato. La sua passione per la fotografia è stata una rivelazione, un modo per osservare il mondo e raccontare storie attraverso le immagini. Da questa passione è nata la sua inclinazione verso il cinema. Gia ha sempre cercato di mantenere un approccio “low cost” alle sue produzioni, come dimostra “The Last Showgirl”, girato in soli diciotto giorni. Questo richiede non solo talento, ma anche una notevole capacità di gestione e organizzazione.
Essere una Coppola comporta senza dubbio una certa pressione, e Gia non lo nega. “Penso di aver sentito all’inizio una grande pressione per questo,” ha ammesso. Tuttavia, quando ha lavorato a “Palo Alto”, circondata da un gruppo di amici e giovani talenti, è riuscita a distaccarsi da queste aspettative e a concentrarsi sulla creatività. “È stata una benedizione lavorare allora, quasi sotto mentite spoglie,” ha raccontato, permettendole di esprimere la sua visione artistica senza il peso del nome che porta.
il tema della malinconia
Il suo ultimo film, “The Last Showgirl”, è ambientato a Las Vegas, una città che Gia ha sempre amato. “Fin dai tempi dell’università andavo lì a scattare foto,” ha ricordato. Voleva raccontare le storie delle showgirl dimenticate, quelle “under-dog” che vivono nella tristezza di ambienti spesso trascurati. L’incontro con Pamela Anderson è stato decisivo: “Ho avvertito la sua voglia di raccontarsi,” ha spiegato, affermando che nessun’altra attrice avrebbe potuto interpretare quel ruolo con la stessa intensità.
La malinconia è un tema ricorrente nei suoi lavori, e Gia non si tira indietro nel rivelare che questo sentimento ha un forte impatto sulla sua narrativa. “Non mi considero malinconica, però è vero che mi attraggono molto gli amori non corrisposti e le cose ‘fuori posto’,” ha dichiarato. La malinconia, secondo lei, è un sentimento universale che risuona con il pubblico, permettendo a chi guarda di riconoscersi nelle sue storie.
prospettive future nel cinema
Quando si parla di serie televisive, Gia ha una posizione chiara: “Non sono contraria alle serie, ma il mio cervello non concepisce facilmente una forma lunga.” Attualmente sta leggendo la biografia di Vanderbilt, che potrebbe essere un’ottima base per una serie, ma è incerta se sarebbe in grado di svilupparla. “Mi piace sempre concepire un progetto che abbia un inizio e una fine,” ha affermato, evidenziando la sua preferenza per storie ben definite.
Guardando al futuro del cinema, Gia auspica una maggiore diversità nelle storie e negli stili, insieme a una maggiore autonomia creativa per i registi. “I film a grande budget sono ormai controllati dagli algoritmi,” ha avvertito, esprimendo un desiderio di allontanarsi da questo approccio standardizzato.
Quando si parla delle sue fonti di ispirazione, Gia cita registi come John Cassavetes, che ha influenzato il suo ultimo film, e la zia Sofia, che considera un modello. “È la zia più entusiasmante che una persona possa avere,” ha detto, lodando la sua capacità di raccontare storie con grazia e stile, rimanendo sempre fedele a se stessa. “Un film come ‘Il giardino delle vergini suicide’ è meraviglioso,” ha aggiunto, mostrando il profondo rispetto che ha per il lavoro della zia.
In un panorama cinematografico in continua evoluzione, Gia Coppola si distingue per la sua voce unica e la capacità di raccontare storie che toccano il cuore. La sua carriera, segnata da un talento autentico e una passione per il cinema, la posiziona come una delle registe più interessanti della sua generazione. La sua visione artistica, unita alla sua eredità familiare, la rende un’interprete originale nel mondo del cinema contemporaneo.