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Campi Flegrei: il suolo rimane stabile, niente accelerazioni preoccupanti

Campi Flegrei: il suolo rimane stabile, niente accelerazioni preoccupanti

Campi Flegrei: il suolo rimane stabile, niente accelerazioni preoccupanti

L’area dei Campi Flegrei, situata a pochi chilometri da Napoli, continua a destare interesse per la sua attività sismica e vulcanica. Dopo il terremoto del 30 giugno, con epicentro a Bacoli, l’attenzione di esperti e residenti è aumentata, poiché si tratta del terremoto più forte registrato negli ultimi 40 anni, insieme a quello del 13 marzo 2025. Entrambi hanno avuto una magnitudo di 4.6, ma le differenze di profondità hanno causato effetti distinti sul suolo e sulla popolazione.

Mauro Antonio Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, ha fornito un’analisi dettagliata della situazione post-sismica. Secondo i dati iniziali, non si rileva alcuna accelerazione del suolo nell’area colpita dal terremoto. Questo significa che il suolo continua a muoversi alla stessa velocità di prima, senza variazioni significative. Inoltre, i parametri geochimici, come la temperatura della fumarola e la concentrazione di anidride carbonica nell’aria, non hanno mostrato cambiamenti rispetto alle settimane precedenti. Questi dati indicano che i processi nei Campi Flegrei continuano senza particolari novità, un aspetto rassicurante per gli abitanti e per chi monitora la regione.

Il sollevamento del suolo e l’attività sismica

All’origine di questo fenomeno sismico c’è il sollevamento del suolo, che caratterizza da tempo i Campi Flegrei. Questo sollevamento, di circa 15 millimetri al mese, è responsabile dei terremoti che si verificano ai bordi dell’area in elevazione. Le misurazioni della rete GNSS (Global Navigation Satellite System) evidenziano che la deformazione crostale procede con lo stesso andamento osservato da aprile 2025, registrando una velocità massima nel rione Terra. La geologia della zona è complessa, e il continuo sollevamento del suolo è legato a processi magmatici che avvengono a profondità considerevoli.

Un aspetto interessante dei terremoti nella zona del golfo è che tendono a essere più profondi. Anche quando la magnitudo è elevata, come nel caso del terremoto del 30 giugno, lo scuotimento del suolo risulta generalmente inferiore. In questo caso specifico, lo scuotimento è stato relativamente contenuto, inferiore al 10% dell’accelerazione di gravità. I valori massimi sono stati registrati nelle stazioni accelerometriche del rione Terra, Bacoli e Monte Procida. Al contrario, il terremoto più superficiale del 13 marzo 2025 ha generato uno scuotimento maggiore, dimostrando come la profondità dell’epicentro influisca sugli effetti percepiti.

Impatti e monitoraggio

Nonostante il terremoto del 30 giugno non abbia provocato danni significativi, si sono registrate piccole frane nella località di Punta Pennata a Bacoli, dove una squadra dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sta effettuando rilievi. Inoltre, è previsto che altri esperti dell’INGV si rechino alla Solfatara per ulteriori analisi. La Solfatara, una delle aree più attive dei Campi Flegrei, è famosa per le sue fumarole e le emissioni di gas vulcanici, rendendola un punto di osservazione privilegiato per studiare i fenomeni legati all’attività vulcanica.

Guardando alla situazione più ampia dei Campi Flegrei, Di Vito sottolinea un trend preoccupante: negli ultimi anni si è registrato un aumento della frequenza e della magnitudo dei terremoti, insieme a un incremento del degassamento. Dal 2005 a oggi, le emissioni di anidride carbonica sono aumentate drasticamente, raggiungendo le 5.000 tonnellate al giorno. Questo è un valore molto elevato e indica un sistema profondo che si sta riscaldando e pressurizzando, alimentando il processo di sollevamento e l’attività vulcanica.

La geologia dei Campi Flegrei

La geologia dei Campi Flegrei è caratterizzata da una serie di crateri e caldere, frutto di antiche eruzioni. Tra questi, il cratere di Astroni e la Solfatara sono i più noti. L’intera area è un laboratorio naturale per gli scienziati, offrendo spunti di studio su come i vulcani interagiscono con l’ambiente circostante e come la pressione interna possa generare eventi sismici.

L’attenzione degli esperti rimane alta, e continuano gli studi per monitorare l’attività sismica e vulcanica della zona. La sorveglianza costante è fondamentale per garantire la sicurezza della popolazione e per raccogliere dati utili a comprendere meglio i fenomeni in atto. La cooperazione tra istituzioni scientifiche e locali è cruciale per affrontare le sfide poste dall’attività vulcanica nei Campi Flegrei, un’area che, nonostante le sue insidie, continua ad affascinare per la sua bellezza e complessità geologica.