Un altro primario di Piacenza ai domiciliari: il quinto in 10 mesi tra visite non registrate e farmaci sottratti

Un altro primario di Piacenza ai domiciliari: il quinto in 10 mesi tra visite non registrate e farmaci sottratti
Un nuovo capitolo inquietante si aggiunge alla già turbolenta storia dell’Azienda Usl di Piacenza. Mercoledì 2 giugno, i carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità (Nas) di Parma hanno arrestato Cosimo Franco, noto primario di Pneumologia e direttore dell’Unità Operativa Complessa dell’ospedale Guglielmo da Saliceto. L’accusa è di peculato continuato e truffa aggravata ai danni della pubblica amministrazione, un’accusa pesante che getta un’ombra inquietante su una figura di spicco della sanità locale. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Piacenza ha disposto per Franco la misura cautelare degli arresti domiciliari. Con questo arresto, si arriva a cinque medici dell’ospedale coinvolti in indagini e arresti nel giro di soli dieci mesi, un dato che solleva interrogativi inquietanti sulla gestione e sull’integrità del sistema sanitario locale.
Le indagini e le accuse
Le indagini, condotte dai carabinieri del Nas, si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali, rivelando un quadro allarmante. Franco avrebbe effettuato visite private non registrate, completamente al di fuori dei canali ufficiali previsti per l’attività intramoenia. I pazienti, infatti, non figuravano tra le prenotazioni regolari, e i pagamenti avvenivano esclusivamente in contante, con un compenso medio di circa 100 euro per ogni visita. Questa prassi non solo viola le norme sanitarie, ma mina profondamente la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario pubblico.
Le modalità di prenotazione delle visite erano altrettanto preoccupanti: il primario gestiva direttamente le richieste tramite il suo cellulare personale, eludendo completamente le procedure istituzionali. Questo approccio non solo metteva in discussione la trasparenza della sua attività professionale, ma esponeva anche i pazienti a potenziali rischi legati alla qualità delle cure ricevute in un contesto non ufficiale. Inoltre, secondo gli inquirenti, Franco non si sarebbe limitato a incassare somme ingenti per le sue prestazioni, ma si sarebbe anche appropriato di farmaci ospedalieri destinati alla dotazione della struttura pubblica. Questi farmaci venivano poi regalati ai pazienti visitati privatamente, un atto che non solo viola le leggi sanitarie, ma mette a repentaglio anche la salute dei pazienti.
Dettagli delle indagini
Il periodo di indagine, avviato nel marzo scorso, ha rivelato dettagli inquietanti. Malgrado fosse formalmente autorizzato a esercitare la libera professione intramoenia e percepisse un’indennità di esclusività di circa 18mila euro all’anno, Franco avrebbe comunque svolto prestazioni mediche private in giorni e orari non autorizzati, incassando compensi senza registrare le visite. Tra il 17 e il 22 maggio 2025, per esempio, il primario avrebbe effettuato ben 37 visite private, incassando un totale di 3.510 euro in nero. Questo numero esorbitante di prestazioni in un lasso di tempo così breve non può che sollevare ulteriori interrogativi sulla gestione del suo lavoro presso l’ospedale.
Durante una perquisizione presso l’abitazione di Franco, le forze dell’ordine hanno rinvenuto una somma considerevole di denaro: ben 30.950 euro in contante, che sono stati posti sotto sequestro. Questo ritrovamento non solo dimostra l’entità economica dell’illecito, ma evidenzia anche una gestione dei fondi poco chiara e non conforme alle normative vigenti.
Implicazioni e futuro della sanità a Piacenza
Il caso di Cosimo Franco non è un episodio isolato, ma parte di un preoccupante trend che ha colpito l’ospedale Guglielmo da Saliceto e l’intera struttura sanitaria di Piacenza. Gli arresti di altri medici negli ultimi dieci mesi indicano un problema sistemico che merita un’attenta analisi e una risposta appropriata da parte delle autorità competenti. La salute pubblica e la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario non possono essere compromesse da comportamenti disonesti e illegali.
Le ripercussioni di questi eventi non si limitano solo agli aspetti legali e penali, ma si estendono anche alla percezione della sanità pubblica da parte della comunità. In un momento in cui la sanità ha assunto un ruolo cruciale nella vita quotidiana dei cittadini, è fondamentale che vengano adottate misure rigorose per garantire la trasparenza, l’etica e la legalità all’interno delle istituzioni sanitarie. La comunità di Piacenza e i pazienti meritano un sistema sanitario che operi con integrità e rispetto delle norme, per garantire cure di qualità e un servizio pubblico efficiente.
L’auspicio è che questo ennesimo scandalo possa fungere da catalizzatore per un cambiamento reale e positivo all’interno del sistema sanitario, affinché episodi del genere non si ripetano in futuro.