Industria in crisi: l’Istat avverte sull’aumento dell’incertezza

Giada Liguori

Luglio 10, 2025

L’industria italiana si trova nuovamente di fronte a un momento critico, con segnali di calo della produzione che destano preoccupazione. Secondo i dati più recenti dell’Istat, a maggio 2025, la produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,7% rispetto al mese precedente e dello 0,9% su base annua. Questa situazione mette in evidenza la fragilità di un settore cruciale per l’economia nazionale, in un contesto internazionale caratterizzato da incertezze crescenti. L’Istat ha avvertito che “l’incertezza associata al quadro internazionale è in ulteriore aumento”, un chiaro segnale della necessità di riflessione sulla direzione futura dell’industria italiana.

produzione industriale e settori in crisi

Nel trimestre da marzo a maggio, la produzione industriale ha tentato un rimbalzo, mostrando un modesto incremento dello 0,6%. Tuttavia, questa crescita è fragile e poco convincente. I settori che hanno registrato un incremento significativo sono stati principalmente quelli legati all’energia, con un aumento dello 0,7% su base mensile e un notevole +5,3% su base annua. In contrasto, i dati evidenziano un calo preoccupante nei seguenti settori:

  1. Beni intermedi: -1% mensile e -2,7% annuo
  2. Beni di consumo: -1,3% mensile e -1,8% annuo
  3. Beni strumentali: stabilità mensile, ma un lieve calo annuale dello 0,2%
  4. Mezzi di trasporto: -5,6%
  5. Farmaceutici: -5,2%
  6. Prodotti chimici: -4%

Questi dati allarmanti riflettono un clima di instabilità crescente, causato da fattori come la volatilità delle politiche commerciali statunitensi e le tensioni in Medio Oriente, che influenzano negativamente le prospettive di crescita della domanda mondiale.

prospettive economiche e contesto europeo

Le stime di crescita del PIL per il 2025 in Italia sono modeste, fissate al +0,5%, leggermente inferiori alla previsione del governo. Anche il contesto europeo non è incoraggiante: ad aprile, la produzione industriale dell’Eurozona è scesa del 2,4%, con cali significativi in paesi chiave come Germania, Francia e Spagna. Questi dati alimentano un clima di pessimismo, come dimostrato dal calo dell’indicatore di fiducia della Commissione europea.

Le associazioni dei consumatori, come il Codacons, hanno descritto la situazione come un vero e proprio “tonfo”, avvertendo sui rischi di nuovi scossoni dovuti alle tensioni commerciali. Anche l’Unione nazionale consumatori ha sottolineato che “le industrie restano nel baratro della crisi”.

segnali di ripresa e necessità di azioni concrete

Nonostante il quadro complessivo sia preoccupante, ci sono segnali di ripresa nel settore delle costruzioni, con un incremento del +2,4%. La fiducia delle imprese mostra un trend positivo, e l’occupazione ha raggiunto 24 milioni 301 mila unità a maggio. Anche i consumi delle famiglie sembrano migliorare, sostenuti da redditi in aumento.

Tuttavia, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha avvertito che questi segnali non sono sufficienti. Ha esortato a una reazione incisiva per mantenere la competitività a livello globale, richiedendo semplificazioni burocratiche, politiche energetiche chiare e tempi adeguati per la decarbonizzazione. La direttiva Omnibus è vista come un passo nella giusta direzione, ma non basta.

In questo contesto complesso, l’industria italiana si trova a un bivio. Sarà fondamentale monitorare l’evoluzione della situazione economica e le politiche adottate a livello nazionale ed europeo per affrontare le sfide future.