Mestre, un eroe tragico: condannato all’ergastolo l’assassino di Giacomo Gobbato che ha sacrificato la vita per una donna

Matteo Rigamonti

Luglio 10, 2025

La recente condanna di Serghiei Merjievschii all’ergastolo per l’omicidio di Giacomo “Jack” Gobbato ha scosso profondamente la comunità di Mestre. Giacomo, un attivista di 26 anni del centro sociale Rivolta di Marghera, è stato tragicamente ucciso la notte del 20 settembre mentre cercava di difendere una donna da una rapina. Questo gesto di coraggio ha toccato il cuore di molti, scatenando una forte reazione sociale e un desiderio di giustizia.

I fatti dell’omicidio

Giacomo Gobbato e un amico, che è rimasto gravemente ferito, hanno assistito a un’aggressione in Corso del Popolo, una delle vie più centrali di Mestre. La Procura ha ricostruito i fatti, evidenziando come Gobbato si sia lanciato in soccorso della donna, già vittima di un furto. Le telecamere di sorveglianza hanno documentato chiaramente la sequenza di eventi:

  1. L’aggressione in corso.
  2. L’intervento dei ragazzi.
  3. La reazione violenta di Merjievschii, che ha estratto un coltello infliggendo a Giacomo un colpo mortale.

Le immagini raccolte hanno avuto un ruolo cruciale nel processo, contribuendo a delineare la freddezza inaudita dell’imputato.

Il processo e la sentenza

La pubblica accusa, rappresentata dalla PM Federica Baccaglini, ha sottolineato il contrasto tra l’aggressività mostrata da Merjievschii e la calma con cui ha compiuto il suo gesto. La difesa, guidata dall’avvocata Gabriella Zampieri, ha cercato di ridurre la gravità del reato a omicidio preterintenzionale, ma la Corte ha confermato la piena intenzionalità dell’atto omicida.

Il dolore di Valentina De Martinis, madre di Giacomo, è palpabile. In aula, ha espresso il suo lutto con parole toccanti: «Il mio Giacomo, il mio tesoro, non me lo restituirà mai nessuno. Ma è stata fatta giustizia». La testimonianza della madre evidenzia le emozioni contrastanti che attraversano la famiglia della vittima e la società, in cui il dolore per la perdita si mescola al desiderio di giustizia.

L’eredità di Giacomo Gobbato

La condanna all’ergastolo rappresenta un passo verso la giustizia, ma non può restituire Giacomo alla sua famiglia o alla comunità. La sua morte ha scosso profondamente la città di Mestre, suscitando una risposta collettiva forte e significativa. A seguito del suo omicidio, si è tenuta una grande manifestazione a Mestre, in cui i partecipanti hanno sfilato con lo slogan «Riprendiamoci la città». Questo evento ha sottolineato l’importanza della solidarietà e della giustizia sociale nella comunità.

Il ricordo di Giacomo continua a vivere nella memoria collettiva. La sua figura è diventata un simbolo di resistenza e coraggio, ispirando manifestazioni e ricordando a tutti l’importanza di difendere i valori in cui credeva. La sua morte ha acceso un dibattito più ampio sulla sicurezza pubblica e sui diritti civili, sollevando interrogativi su come la comunità possa proteggere i suoi membri più vulnerabili.

In conclusione, l’omicidio di Giacomo Gobbato non è solo un tragico evento isolato, ma un catalizzatore per un movimento più ampio che mira a combattere la violenza e a promuovere la giustizia sociale. Onorare la memoria di Giacomo significa costruire una società più giusta e sicura per tutti, un monito per la comunità a rimanere unita contro ogni forma di ingiustizia e violenza.