La città di Modena si trova attualmente al centro di un importante scossone politico, a causa delle indagini che coinvolgono l’Agenzia per la Mobilità (Amo). Questo ente, responsabile della gestione dei trasporti nel territorio modenese, è stato travolto da uno scandalo che ha rivelato una gestione amministrativa opaca e una serie di spese irregolari superiori a 500.000 euro. Queste irregolarità sono emerse tra aprile e giugno 2023, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e sollevando interrogativi sulla governance e sulle relazioni tra l’Amo e il Partito Democratico locale, in particolare quello legato all’attuale presidente della Regione, Stefano Bonaccini.
La scoperta delle irregolarità
L’Amo è controllata al 100% da enti pubblici, tra cui la Provincia di Modena e 47 comuni, con Modena stessa che detiene il 45% delle quote. Le indagini hanno messo in luce nomi di funzionari e dirigenti che hanno ricoperto ruoli chiave all’interno dell’agenzia, influenzando le decisioni economiche e operative. La genesi di questo scandalo risale a un controllo interno avviato nell’aprile 2023, quando il direttore dell’Amo, Daniele Berselli, ha scoperto un bonifico sospetto di 7.000 euro destinato a un viaggio in Brasile, descritto come “istituzionale”, ma mai autorizzato.
Questa scoperta ha aperto la porta a un’analisi più approfondita delle finanze dell’agenzia, rivelando:
- Bonifici irregolari superiori a 450.000 euro.
- Prelievi bancomat e spese non contrattualizzate per ulteriori 50.000 euro.
- Spese per un’auto di lusso BMW X3.
- Lavori di insonorizzazione di una stanza.
- Acquisto di sette cavalli.
Queste operazioni sono state gestite da una sola persona, una dipendente assunta nel 2021, che ha avuto accesso a tutte le operazioni contabili senza alcun filtro, permettendo di nascondere le anomalie per anni.
I legami con la politica locale
Il vero nodo della questione riguarda i legami tra i responsabili dell’Amo e la politica locale. Tra i nomi emersi ci sono l’ex amministratore unico Stefano Reggianini, attuale segretario provinciale del Pd, e l’ex direttore Alessandro Di Loreto, ora assessore all’Urbanistica e ai Trasporti a Carpi. Un’altra figura chiave è Vito Rosati, revisore unico dei conti dell’agenzia, il quale, secondo il senatore di Fratelli d’Italia, Michele Barcaiuolo, ricopriva contemporaneamente incarichi in diversi comuni soci di Amo, creando un potenziale conflitto di interessi. Barcaiuolo ha espresso preoccupazione riguardo alla pluralità di incarichi, affermando che ciò potrebbe aver compromesso l’efficacia dei controlli.
Le reazioni politiche e le prospettive future
Le reazioni politiche a questa vicenda non si sono fatte attendere. In Comune e in Provincia si parla di “falle nei controlli” e si invoca la necessità di un “azzeramento dirigenziale”. Andrea Bosi, nuovo amministratore unico dell’Amo, recentemente riconfermato dal sindaco Massimo Mezzetti, ha promesso un approccio rigoroso per affrontare la situazione. “Chi ha sbagliato pagherà, recupereremo ogni euro”, ha dichiarato Bosi, evidenziando la difficoltà di recuperare fondi da un ente che gestisce un bilancio annuale di circa 40 milioni di euro, interamente finanziato con soldi pubblici.
Questa crisi non è solo un problema di gestione amministrativa, ma mette in evidenza un tema più ampio riguardante la trasparenza e la responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche. Le spese irregolari e i conflitti d’interesse sollevano interrogativi sulla capacità delle istituzioni locali di garantire una supervisione adeguata delle proprie agenzie. Gli eventi delle ultime settimane hanno spinto molti cittadini a chiedersi se le attuali pratiche siano sufficienti per garantire che situazioni simili non si ripetano in futuro.
Mentre le indagini proseguono, la comunità modenese osserva con attenzione gli sviluppi di questa vicenda. La fiducia nelle istituzioni è fondamentale per il buon funzionamento della democrazia e della società civile, e l’emergere di scandali di questo tipo può avere ripercussioni significative sul rapporto tra cittadini e politica. L’auspicio è che le indagini portino a una maggiore chiarezza e a una riforma della gestione delle agenzie pubbliche, affinché casi di cattiva amministrazione come quello dell’Amo non diventino più una consuetudine nel panorama politico e amministrativo italiano.