Tre aziende su quattro investono nella formazione con fondi propri

Matteo Rigamonti

Luglio 11, 2025

Nel panorama della formazione in Italia, emergono dati significativi che mettono in luce la situazione attuale riguardante l’istruzione e la formazione professionale. Secondo una recente ricerca condotta da Assolavoro DataLab, solo il 35,7% degli adulti italiani tra i 25 e i 64 anni partecipa a percorsi di formazione, sia formali che non formali, evidenziando un divario di undici punti rispetto alla media europea. Questa situazione è particolarmente preoccupante se si considera la partecipazione dei più giovani: solo il 70% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni è coinvolto in attività formative, rispetto al 79,8% della media UE.

Un dato che risalta ulteriormente è quello relativo ai disoccupati: solo l’11,9% di essi ha accesso a corsi di formazione professionale, un numero che si confronta drammaticamente con il 28,9% della Francia. Queste statistiche pongono in evidenza non solo una carenza di opportunità, ma anche un’importante questione culturale: il 78% degli intervistati che non partecipano alla formazione afferma di non percepire il bisogno di formarsi, una percentuale che sale all’81,7% tra gli uomini. Inoltre, il 20,3% degli individui che avrebbero voluto intraprendere un percorso formativo non ha potuto farlo per ragioni organizzative, economiche o familiari. Questa mancanza di accesso è accentuata dalla percezione che in Italia la responsabilità dell’accesso alla formazione sia principalmente individuale, piuttosto che un diritto garantito anche dai datori di lavoro o dai servizi pubblici.

Il ruolo delle aziende nella formazione

La ricerca di Assolavoro mette in luce anche il ruolo predominante delle aziende nell’autofinanziare la formazione. Il 76,8% delle aziende italiane utilizza risorse proprie per formare i propri dipendenti, una percentuale che raggiunge l’81,4% nelle microimprese con meno di 10 dipendenti. Paradossalmente, i fondi interprofessionali, una risorsa potenzialmente utile, vengono sfruttati solo nel 15,4% dei casi, mentre i fondi europei strutturali e le agevolazioni fiscali sono addirittura ancora meno utilizzati, rispettivamente al 6,1% e al 5%. Questo scarso utilizzo è attribuibile a una mancanza di informazione e a una burocrazia complessa che scoraggia soprattutto le piccole realtà.

Durante l’Assemblea Pubblica di Assolavoro Formazione, tenutasi a Milano, sono stati presentati questi dati da esperti del settore come Silvia Ciucciovino, Maurizio Del Conte e Mauro Di Giacomo. L’assemblea ha visto anche l’intervento di Agostino Di Maio, neoeletto presidente di Assolavoro Formazione, il quale ha sottolineato l’importanza della formazione mirata, che deve tener conto delle esigenze reali delle imprese e dell’evoluzione del mercato del lavoro.

La situazione del mercato della formazione professionale

Il mercato della formazione professionale per adulti ha generato nel 2022 un fatturato di oltre 3,2 miliardi di euro. Tuttavia, il 69,2% di questo valore è prodotto da solo il 6% delle aziende, quelle con fatturato superiore a un milione di euro, mentre il 41,5% delle imprese si attesta sotto i 100mila euro. Questa polarizzazione riflette la geografia economica del Paese, con Lombardia e Lazio in testa per numero di imprese e volumi economici. Milano e Roma sono le città leader, seguite da Torino, Bologna, Napoli e Padova.

Nonostante le sfide, le aziende italiane si stanno impegnando: il 68,9% delle imprese con più di dieci dipendenti ha attivato percorsi di formazione continua tra il 2022 e il 2023, collocando l’Italia sopra la media europea del 67,4%. Tuttavia, rimane lontana da Paesi come Germania, Francia e Spagna, che mostrano percentuali significativamente più alte. In termini concreti, oltre 804mila imprese hanno offerto opportunità formative ai propri dipendenti, di cui 384mila con corsi strutturati e altre con modalità di apprendimento pratico on the job.

La necessità di una strategia nazionale

La crescente consapevolezza dell’importanza della formazione per la competitività e l’occupazione è evidente in un contesto caratterizzato dalla rapidità dei cambiamenti, come l’espansione dell’Intelligenza Artificiale e la transizione verso un’economia più sostenibile. Settori ad alta tecnologia, come quello chimico, farmaceutico, delle pubbliche utilità e ICT, mostrano livelli di formazione più elevati, ma la partecipazione effettiva dei lavoratori resta una questione irrisolta.

Agostino Di Maio ha dichiarato che “ogni euro investito efficacemente in formazione genera un valore doppio o triplo e può arrivare a valere fino a sette volte tanto nel caso dei giovani”. Ha anche evidenziato la necessità di mantenere alta la qualità della formazione, superando approcci burocratici che non favoriscono realmente gli obiettivi formativi. Inoltre, è fondamentale sviluppare una strategia nazionale che superi la frammentazione regionale, valorizzando la sinergia tra pubblico e privato per affrontare le sfide future.

In sintesi, la formazione in Italia è un tema cruciale che richiede un’attenzione costante e un impegno collaborativo per garantire che tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro situazione, possano accedere a opportunità formative di qualità.