Iervolino: la verità sui costi gonfiati dei film e le scuse che ci aspettano

Matteo Rigamonti

Luglio 16, 2025

Andrea Iervolino è un nome di spicco nel panorama del cinema indipendente a livello internazionale. Nato nel 1987, ha costruito una carriera brillante, collaborando con grandi nomi come Al Pacino e Johnny Depp. Tuttavia, attualmente si trova coinvolto in un’inchiesta che ha portato alla revoca di 60 milioni di euro di tax credit dalla sua ex società, la “Sipario”. In un’intervista rilasciata a La Stampa, Iervolino espone la sua versione dei fatti con determinazione, sottolineando il conflitto avuto con la sua ex socia Monika Waldner Gomez Del Campo Bacardi, conosciuta nel settore cinematografico con il soprannome di Lady Bacardi.

La crisi e le dimissioni

La situazione si è fatta tesa nel marzo del 2024, quando Iervolino ha deciso di distaccarsi dalla società. Le sue dimissioni da amministratore delegato sono avvenute nel settembre dello stesso anno, quando la signora Bacardi ha nominato al suo posto l’avvocato Davide Peretti, un professionista italiano residente in Lussemburgo. Secondo Iervolino, sarebbe stato proprio Peretti a innescare una serie di eventi che hanno condotto alla revoca dei fondi, con l’intento di portare la società al fallimento.

Accuse di costi gonfiati

Il cuore della questione ruota attorno all’accusa di costi gonfiati nelle produzioni cinematografiche. Iervolino respinge con fermezza queste accuse, sostenendo di avere prove concrete a suo favore. Afferma di poter contare su audit condotti da importanti aziende di consulenza come Ernst & Young, che attesterebbero la regolarità delle operazioni. Le produzioni in questione sono film di animazione italiani, registrati presso la Cineteca Nazionale, e ogni spesa è stata certificata. Iervolino chiarisce che i costi delle sue produzioni sono ben al di sotto degli standard internazionali. Ad esempio, il film “Rango” di Johnny Depp ha avuto un costo di 600.000 dollari al minuto, mentre i suoi film non superano mai i 45.000 dollari al minuto.

La battaglia legale e la nuova impresa

In risposta alle accuse e alla revoca dei fondi, Iervolino ha deciso di presentare un ricorso al Tar, con l’obiettivo di ristabilire la verità e ottenere la restituzione dei fondi bloccati. Sottolinea che la sua battaglia non è solo per il denaro, ma anche per la sua reputazione e per l’integrità del suo lavoro nel settore cinematografico.

Iervolino è chiaro nel suo giudizio sulla situazione attuale: «Vogliono rovinarmi, ma io vado avanti». Per lui, la crisi in corso non è legata a questioni legali, ma piuttosto a uno scontro di potere interno. La sua reputazione è cruciale, in un settore dove le collaborazioni e i finanziamenti dipendono dalla fiducia reciproca. La questione ha attirato anche l’attenzione del Ministero della Cultura, ma Iervolino sostiene che le autorità non abbiano preso in considerazione le osservazioni del professor Paolo Bastia, l’amministratore nominato dal tribunale. A suo avviso, questo errore sarà corretto, e si dice certo che «i milioni di euro ce li ridaranno indietro e con tante scuse».

In mezzo a tutto questo, Iervolino non è rimasto con le mani in mano. Ha già fondato una nuova società, “The Iervolino Company”, e continua a lavorare nel settore, dimostrando che, nonostante la bufera giudiziaria, il suo spirito imprenditoriale rimane intatto. La sua determinazione è evidente quando afferma che dietro questa crisi ci sia solo «una ripicca tra soci», una dinamica di conflitto che non è stata compresa da chi osserva da fuori.

Il mondo del cinema è noto per le sue complessità e le sue dinamiche spesso poco trasparenti. La storia di Iervolino è un esempio di come i conflitti interni possano avere ripercussioni significative. La sua esperienza mette in luce la vulnerabilità degli imprenditori nel settore, costretti ad affrontare non solo le sfide del mercato, ma anche le insidie derivanti da relazioni professionali tese.

Iervolino continua a lottare per dimostrare la propria innocenza e per ristabilire la verità riguardo alle sue produzioni. La sua storia è un monito per tutti coloro che operano nel settore, un richiamo alla necessità di una maggiore trasparenza e di una gestione etica delle relazioni aziendali. In un’epoca in cui la reputazione è tutto, la battaglia di Iervolino potrebbe servire da esempio di resilienza e determinazione nel perseguire la giustizia e la verità.