Recenti studi scientifici hanno rivelato che il ghiaccio cosmico presente nelle comete e nelle lune ghiacciate, come quelle di Giove e Saturno, non è affatto simile all’acqua come si pensava in precedenza. La forma più comune di ghiaccio nell’universo, che si trova in queste strutture cosmiche e nelle nubi di polveri interstellari, presenta una struttura complessa e differente dall’acqua liquida. La ricerca, pubblicata sulla rivista Physical Review B, è stata condotta da un team di scienziati dell’University College di Londra e dell’Università di Cambridge. I risultati di questo studio sono significativi non solo per la nostra comprensione della chimica del ghiaccio, ma anche per le implicazioni che hanno sull’origine della vita sulla Terra.
La scoperta dei cristalli nel ghiaccio cosmico
La novità principale emersa dallo studio riguarda la presenza di minuscoli cristalli, di circa 3 nanometri, all’interno di questo ghiaccio. Questi cristalli, leggermente più larghi di un filamento di DNA, conferiscono al ghiaccio una struttura parzialmente cristallina, rendendolo quindi meno amorfo e disorganizzato rispetto all’acqua liquida. Questa scoperta è sorprendente, poiché suggerisce che il ghiaccio cosmico potrebbe avere proprietà chimiche e fisiche molto diverse rispetto a quelle dell’acqua con cui siamo familiari sulla Terra.
Implicazioni per la formazione dei pianeti e l’origine della vita
Davies ha sottolineato l’importanza di comprendere la struttura del ghiaccio, poiché esso gioca un ruolo cruciale in molti processi cosmologici. Ad esempio, il ghiaccio è coinvolto in:
- Formazione dei pianeti
- Evoluzione delle galassie
- Movimento della materia nell’universo
La comprensione di queste dinamiche potrebbe fornire nuove informazioni su come si sviluppano i sistemi solari e come si formano le stelle. Un altro aspetto interessante della ricerca riguarda la teoria sull’origine della vita sulla Terra. Secondo questa teoria, i precursori biologici che hanno dato inizio alla vita potrebbero essere stati trasportati da comete ghiacciate. Tuttavia, la nuova ricerca suggerisce che il ghiaccio cosmico, con la sua struttura parzialmente cristallina, potrebbe non essere il materiale di trasporto più adatto per queste molecole vitali.
Nuove prospettive sulla vita nell’universo
Tuttavia, il ricercatore non esclude completamente la possibilità che la teoria sia vera. Infatti, il ghiaccio cosmico presenta anche aree amorfe in cui gli ingredienti fondamentali della vita potrebbero essere intrappolati e conservati. Queste regioni amorfe potrebbero fungere da “magazzini” per le molecole, permettendo loro di sopravvivere durante il viaggio attraverso lo spazio prima di raggiungere la Terra.
Le implicazioni di questa ricerca vanno oltre la semplice comprensione della chimica del ghiaccio. Esse sollevano interrogativi più ampi su come la vita possa esistere altrove nell’universo. Se il ghiaccio cosmico non è un buon mezzo di trasporto per i composti organici, potrebbe significare che le condizioni necessarie per l’emergere della vita potrebbero essere più rare di quanto pensassimo.
Questo studio si inserisce in un filone di ricerca più ampio che cerca di comprendere la chimica dell’universo. Negli ultimi anni, ci sono stati progressi nella comprensione delle molecole organiche nello spazio, grazie anche a missioni spaziali come quella della sonda Rosetta, che ha studiato la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Le osservazioni effettuate da Rosetta hanno rivelato la presenza di composti chimici complessi, suggerendo che le comete potrebbero essere importanti nel trasporto di materiali organici nelle fasi iniziali della formazione planetaria.
In conclusione, il ghiaccio cosmico rappresenta un affascinante campo di studio che continua a riservare sorprese e nuove scoperte. Con le ricerche in corso e le missioni spaziali future, ci attendiamo ulteriori approfondimenti che potrebbero trasformare la nostra comprensione dell’universo e della vita stessa.