La vicenda che coinvolge Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, e il suo amico Tommaso Gilardoni ha assunto una nuova dimensione legale con la costituzione di parte civile da parte della giovane che ha denunciato i due per revenge porn. L’udienza preliminare, tenutasi di fronte al giudice per le udienze preliminari (gup) Alessandra Di Fazio, ha visto l’avvocato Stefano Benvenuto, legale della ragazza, presentare una richiesta di risarcimento di 50 mila euro a titolo di provvisionale. Questo importo è giustificato dai gravi danni alla reputazione subiti dalla giovane, che ha dovuto modificare radicalmente la sua vita a causa di questa vicenda.
La denuncia e le conseguenze legali
La questione di fondo riguarda un’accusa di revenge porn aggravato, mentre la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per l’accusa di violenza sessuale. Durante l’udienza, i legali della difesa, Vinicio Nardo, Adriano Bazzoni e Alessio Lanzi, non hanno sollevato obiezioni sulla costituzione di parte civile, accennando però alla possibilità di richiedere un rito abbreviato nel corso del processo.
La ragazza, di 22 anni, ha presentato la sua denuncia nel 2023, affermando che gli eventi si sono verificati durante una serata presso la discoteca Apophis, già al centro di polemiche per incidenti simili. La denuncia ha dato avvio a un’inchiesta condotta dalla Squadra mobile della Polizia, coordinata dall’aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Rosaria Stagnaro.
L’udienza e il rinvio
Il gup Di Fazio ha aggiornato il procedimento al 13 novembre, in attesa della decisione di un altro giudice riguardo a un’opposizione alla richiesta di archiviazione nel caso principale per violenza sessuale. L’avvocato Nardo ha spiegato che si tratta di un rinvio tecnico, legato ai tempi necessari per la decisione su questo filone dell’indagine.
La richiesta di risarcimento di 50 mila euro è motivata dalla gravità del reato di revenge porn, che comporta gravi lesioni alla privacy, alla reputazione e alla dignità dell’individuo. La ragazza ha affermato di essere stata costretta a cambiare completamente la sua vita e a trasferirsi all’estero, un passo significativo che evidenzia l’impatto devastante di tali esperienze.
Riconoscimento legale e supporto alle vittime
Nel contesto di questo caso, è fondamentale considerare il crescente riconoscimento legale del revenge porn in Italia. Nel 2019, il Parlamento italiano ha introdotto una legge specifica per contrastare questa pratica, prevedendo pene severe per chi diffonde contenuti privati senza consenso. Tuttavia, la sfida rimane nel garantire che le vittime ricevano giustizia e supporto adeguato, non solo nel contesto legale, ma anche a livello sociale e psicologico.
La giovane, attraverso il suo avvocato, ha espresso il desiderio di ottenere non solo un risarcimento economico, ma anche un riconoscimento della sua sofferenza e delle conseguenze subite. La sua richiesta di provvisionale immediatamente esecutiva evidenzia l’urgenza di affrontare i danni subiti, in un contesto legale che può risultare lungo e complesso.
La questione del revenge porn è diventata sempre più rilevante nella società moderna, in un’epoca in cui le tecnologie digitali amplificano il rischio di violazione della privacy. È essenziale che le campagne di sensibilizzazione, l’educazione e il supporto per le vittime siano parte integrante della risposta a questa piaga sociale.
Questo caso non è solo un episodio di cronaca giudiziaria, ma un’importante occasione di riflessione sulle sfide legate alla privacy, al rispetto e alla dignità delle persone, specialmente nel contesto delle relazioni interpersonali e delle dinamiche sociali contemporanee.