L’Unione Europea ha recentemente intensificato il suo confronto con l’Italia riguardo al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) che regola l’acquisizione tra Unicredit e Banco BPM. La Commissione Europea ha sollevato preoccupazioni sulla legalità del decreto, avvertendo che potrebbe essere revocato per violazione delle normative europee. Questo avvertimento è emerso da una comunicazione ufficiale in cui l’esecutivo comunitario ha messo in evidenza le violazioni delle normative europee da parte del governo italiano.
Risposta del governo italiano
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha difeso la posizione italiana, citando una recente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) che sostiene il principio secondo cui “la sicurezza economica è parte della sicurezza nazionale”. Questa affermazione evidenzia come il governo italiano consideri fondamentale la protezione degli interessi economici nazionali, sostenendo che le banche, pur essendo enti privati, debbano operare in un contesto che garantisca la sicurezza nazionale.
Tuttavia, la Commissione Europea non si limita a contestare la mancanza di notifica del Dpcm, ma mette in discussione anche le prescrizioni specifiche imposte all’accordo tra Unicredit e Banco BPM. Secondo Bruxelles, tali condizioni potrebbero violare l’articolo 21 del Regolamento sulle concentrazioni, che disciplina le fusioni e le acquisizioni nell’Unione Europea. In caso di conferma delle violazioni, la Commissione avrà il potere di ordinare all’Italia di revocare il decreto senza indugi.
Scadenze e obblighi del Dpcm
L’Italia ha 20 giorni lavorativi per rispondere a questa accusa, con una scadenza che potrebbe arrivare fino al 12 agosto. La lettera della Commissione, firmata dalla vicepresidente esecutiva Teresa Ribera, ha rivelato che ci sono stati tentativi di contatto da parte di Bruxelles con la Presidenza del Consiglio, senza alcuna risposta da parte italiana, il che solleva interrogativi sulla cooperazione tra gli Stati membri e le istituzioni europee.
Il Dpcm in questione prevede vincoli specifici, tra cui:
- Obbligo per Unicredit di mantenere inalterato il rapporto tra prestiti e depositi in Italia per cinque anni.
- Restrizioni sulla libera circolazione dei capitali, in violazione di normative europee.
- Misure relative al project finance e agli investimenti in titoli italiani, sotto esame da parte di Bruxelles.
Queste clausole potrebbero contravvenire anche a direttive chiave come quelle sui fondi di investimento armonizzati e sui gestori di investimenti alternativi.
Controversie e polemiche politiche
Un ulteriore elemento di controversia riguarda l’obbligo imposto a Unicredit di sostenere lo sviluppo della società, considerato da Bruxelles come una limitazione arbitraria dell’autonomia gestionale della banca. Inoltre, la prescrizione di abbandonare rapidamente il mercato russo interferirebbe con i poteri esclusivi della Banca Centrale Europea (Bce) in materia di vigilanza bancaria.
In questo contesto, il consiglio d’amministrazione di Unicredit è previsto per i prossimi giorni. Sul fronte delle acquisizioni transfrontaliere, la presidente del consiglio di sorveglianza della Bce, Claudia Buch, ha affermato che la vigilanza non distingue tra fusioni nazionali e transfrontaliere, suggerendo un approccio uniforme da parte della Bce nel valutare le implicazioni prudenziali delle operazioni bancarie.
Le polemiche politiche non mancano, con le opposizioni che attaccano il governo per la gestione della situazione. Benedetto Della Vedova, esponente di Più Europa, ha chiesto che Giorgetti venga in Aula per rispondere alle critiche, parlando di una “figura barbina” del governo in questa vicenda. Gianmauro Dell’Olio del Movimento 5 Stelle ha messo in discussione il ruolo del governo nel contesto del “risiko bancario”, accusando l’esecutivo di favorire interessi privati a scapito della sicurezza nazionale. Anche Bruno Tabacci del Partito Democratico ha sollevato preoccupazioni riguardo all’uso disinvolto del golden power nel caso Unicredit-BPM, suggerendo un possibile conflitto di interesse.
La situazione attuale rappresenta un delicato equilibrio tra la necessità di proteggere gli interessi nazionali e l’adeguamento alle normative europee. La risposta italiana alle preoccupazioni della Commissione sarà cruciale non solo per il futuro dell’accordo tra Unicredit e Banco BPM, ma anche per la reputazione del governo italiano nelle relazioni con l’Unione Europea. In un contesto economico in continua evoluzione, la capacità dell’Italia di navigare attraverso queste acque tumultuose sarà messa alla prova, in un momento in cui le dinamiche bancarie europee sono più complesse che mai.