Moussa Sangare: dalla condanna per omicidio a quella per maltrattamenti in famiglia

Matteo Rigamonti

Luglio 17, 2025

Moussa Sangare, un uomo di origine senegalese, è attualmente detenuto per l’omicidio di Sharon Verzeni e ha recentemente ricevuto una condanna a tre anni e otto mesi di carcere per maltrattamenti nei confronti della sorella Awa e della madre Kadiatou Diallo. Questa sentenza, emessa dal tribunale di Bergamo, si inserisce in un contesto complesso, in cui Sangare è già al centro di un caso di grande rilevanza mediatica, dovuto alla brutalità del crimine di cui è accusato.

Maltrattamenti e denuncia

I maltrattamenti risalgono al 2019, quando Sangare viveva a Suisio, in provincia di Bergamo, con le sue familiari. I comportamenti violenti nei confronti delle donne della sua famiglia hanno portato a una denuncia, rivelando una situazione domestica già precaria. La condanna per maltrattamenti è stata emessa in rito abbreviato. Il legale di Sangare, Giacomo Maj, ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso. Entro sessanta giorni, saranno pubblicate le motivazioni della sentenza, che potrebbero fornire ulteriori dettagli sulla situazione familiare e sulle dinamiche di violenza.

Divergenze nella perizia psichiatrica

Un punto centrale del dibattito legale riguarda la perizia psichiatrica effettuata su Sangare. L’avvocato Maj ha espresso dubbi sulla metodologia utilizzata, sostenendo che fosse carente e insufficiente. Secondo la difesa, è stato effettuato un solo colloquio senza test specifici, rendendo la valutazione incompleta. D’altro canto, la dottoressa Valentina Stanga, dell’Università di Brescia, ha ritenuto sufficiente un solo colloquio per giungere a una conclusione sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato.

L’omicidio di Sharon Verzeni

La situazione si complica ulteriormente con il processo per omicidio volontario che ha già attirato l’attenzione dei media. L’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto il 30 luglio 2024, ha scosso profondamente la comunità locale. La donna è stata accoltellata senza apparente motivo, in un attacco violento mentre tornava a casa a Terno d’Isola. Le circostanze dell’omicidio, con Sangare che ha risposto a Verzeni con una frase inquietante, hanno contribuito a creare un clima di paura e incredulità.

In seguito all’omicidio, Sangare è stato arrestato dopo una caccia all’uomo. Il suo trasferimento dal carcere di Bergamo a San Vittore è stato motivato dalla necessità di garantire la sua incolumità, evidenziando la gravità delle accuse e la percezione di pericolo che circonda il suo caso.

Riflessioni sulla violenza domestica

Il contesto sociale e culturale in cui si inserisce la storia di Moussa Sangare è complesso e merita un’analisi approfondita. La violenza domestica è un tema che affligge molte famiglie e spesso rimane invisibile fino a quando non si verifica un episodio tragico. Le denunce di maltrattamenti, come quelle presentate dalla madre e dalla sorella di Sangare, rappresentano un passo importante per rompere il silenzio e affrontare un problema sistemico.

In Italia, il fenomeno della violenza sulle donne e delle aggressioni domestiche è stato al centro di un acceso dibattito negli ultimi anni. Le istituzioni hanno avviato campagne di sensibilizzazione e programmi di supporto per le vittime, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Ogni caso, come quello di Sangare, rappresenta una triste testimonianza della necessità di un cambiamento culturale profondo e di un impegno collettivo per prevenire tali violenze.

La figura di Moussa Sangare, quindi, non è solo quella di un uomo accusato di crimini gravissimi, ma diventa anche simbolo di una realtà che deve essere affrontata con urgenza. La condanna per maltrattamenti nei confronti della sorella e della madre è un segnale, ma la vera sfida rimane quella di garantire protezione e giustizia a tutte le vittime di violenza, affinché episodi simili non si ripetano in futuro.