La storia di Andrea Cavallari, un giovane di 26 anni originario di Bomporto, si è trasformata in un racconto di evasione che ha dell’incredibile. Condannato a ben 11 anni e 10 mesi di carcere per omicidio preterintenzionale in relazione alla tragica strage avvenuta nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo nel dicembre 2018, Cavallari ha scelto di intraprendere una latitanza che somiglia più a una vacanza da sogno che a una fuga disperata.
Il 3 luglio, un caldo giorno d’estate, Cavallari ha deciso di abbandonare la sua vita di recluso presso il carcere della Dozza a Bologna. Dopo aver discusso la sua tesi di laurea in scienze giuridiche, ha salutato i familiari al ristorante “The Man of the Sea”, promettendo di incontrare la sua fidanzata, con la quale in realtà si era lasciato da tempo. Da quel momento è iniziato il suo viaggio, che lo ha portato da Bologna a Barcellona, passando per Milano e la Costa Azzurra.
La fuga e i mezzi di trasporto
La sua abilità nel camuffarsi e nel muoversi è stata sorprendente. Nonostante non possedesse la patente di guida, Cavallari ha utilizzato una serie di mezzi di trasporto, tra cui:
- Taxi
- Noleggio con Conducente (NCC)
- Servizio di carpooling BlaBlaCar
Questo è stato possibile grazie anche ai proventi delle rapine commesse in passato, che gli hanno permesso di pagare i trasporti e le sistemazioni in hotel con una certa disinvoltura.
L’arrivo a Barcellona
L’arrivo a Barcellona ha segnato un punto cruciale della sua fuga. Qui, Cavallari ha speso somme considerevoli per soggiornare in hotel e acquistare abbigliamento di marca, il tutto mentre indossava ciabatte da mare, bermuda e una maglietta. Questo abbigliamento descrive bene il contrasto tra la sua vita da latitante e quella di un normale turista. Tuttavia, la sua spavalderia si è rivelata fatale: le banconote con cui ha pagato erano false. La Polizia Nazionale spagnola ha infatti rinvenuto una somma di 800 euro in banconote contraffatte al momento del suo arresto, avvenuto all’uscita di un hotel a Lloret de Mar, una località balneare molto frequentata dai turisti.
La rete di complici
Le indagini hanno rivelato che Cavallari non ha agito da solo. Gli inquirenti, analizzando le comunicazioni e i contatti che aveva mantenuto durante il periodo di detenzione, hanno scoperto una rete di persone pronte ad aiutarlo. Telefonate, visite e incontri durante l’ora d’aria hanno permesso di ricostruire parte del suo percorso di fuga. In particolare, Cavallari era in possesso di una carta d’identità falsa, intestata a un certo Antonio Saitta, e una scheda telefonica intestata a una persona inesistente. Inoltre, la carta di credito elettronica utilizzata per le sue spese era ricaricabile e intestata a una ragazza italiana, un dettaglio che ha ulteriormente complicato la sua posizione.
Il modo in cui Cavallari ha gestito la sua latitanza ha lasciato sconcertati gli investigatori. Non solo ha noleggiato un’auto con autista per spostarsi a Milano, ma ha anche ricevuto aiuto da un amico che lo ha accompagnato alla stazione di Bologna, dove ha preso il treno. La sua capacità di muoversi con sicurezza e di gestire le sue finanze, seppur illecitamente, ha dimostrato una certa astuzia, tipica di chi ha sempre vissuto al margine della legalità.
La strage della Lanterna Azzurra, che ha causato la morte di cinque giovani e di una madre, rimane un capitolo tragico nella vita di Cavallari. La sua condanna è stata emessa non solo per l’omicidio preterintenzionale, ma anche per i crimini associati alla sua attività di rapina, durante la quale utilizzava spray al peperoncino per immobilizzare le sue vittime. Questo suo comportamento violento ha chiaramente segnato la sua vita e quella di molte altre persone, rendendo la sua fuga ancora più controversa e difficile da digerire per le famiglie delle vittime.
L’arresto di Cavallari, avvenuto il 17 luglio, ha segnato la fine della sua latitanza. I magistrati dell’Audiencia Nacional spagnola hanno avviato le procedure per la sua estradizione in Italia, dove dovrà scontare il resto della pena. La durata della procedura potrebbe variare da 10 a 30 giorni, ma la strada per la giustizia appare ora più vicina. Tuttavia, resta da capire quanto e come Cavallari sia riuscito a pianificare la sua fuga e quali complici possa aver avuto al suo fianco, un mistero che gli investigatori continueranno a cercare di risolvere.