Il potere del cinema va oltre l’intrattenimento, emergendo come un strumento di resistenza contro l’oppressione. Questa visione è stata espressa da Céline Sciamma, regista e sceneggiatrice francese, durante il suo toccante discorso di accettazione del Premio Sergio Amidei all’Opera d’Autore. Sciamma è riconosciuta come una delle voci più originali del cinema europeo contemporaneo, e ha messo in luce il ruolo cruciale delle macchine da presa nel documentare le ingiustizie e le sofferenze delle vittime di conflitti e oppressione.
Le sue parole risuonano in un periodo in cui le immagini di conflitti globali, da Gaza all’Ucraina, passando per le difficoltà dei rifugiati a Calais, sono al centro del dibattito pubblico. Sciamma ha affermato: “Le macchine da presa più importanti oggi sono nelle mani di coloro che resistono”, evidenziando come il cinema possa diventare un mezzo per raccontare storie di lotta e speranza.
il cinema come archivio della storia
Sciamma ha sottolineato che, nonostante il cinema sia spesso intrappolato in un’industria che privilegia l’intrattenimento, può ancora servire da archivio della nostra storia. Ha affermato: “Siamo testimoni di ciò che accade”, richiamando la responsabilità di chi lavora nel mondo del cinema di raccontare la verità, anche quando questa è scomoda. Ha messo in evidenza il potenziale del cinema di fiction di “fabbricare illusioni alle quali crediamo”, pur avvertendo che spesso tale potere rimane inespresso.
un cambiamento necessario
Il suo sguardo critico si estende al passato e al futuro della narrazione cinematografica. Sciamma ha citato autrici di fantascienza femministe come Mary Shelley e Octavia Butler, che hanno influenzato il pensiero critico e le visioni alternative. Queste scrittrici, sebbene pionieristiche, non hanno trovato il giusto spazio nel panorama cinematografico. Sciamma ha sottolineato l’importanza di dare voce a narrazioni diverse e di esplorare mondi alternativi.
Il discorso di Sciamma ha messo in luce la realtà di un’industria cinematografica che ha storicamente ignorato o marginalizzato le esperienze delle donne e delle minoranze. Ha affermato che “un linguaggio che si fa all’interno di un’industria avrà difficoltà a immaginare un altro mondo”, richiamando la necessità di un cambiamento radicale nell’approccio alla narrazione cinematografica.
il cinema come strumento di resistenza
In un contesto globale segnato da conflitti e ingiustizie, il cinema può diventare un potente strumento di resistenza. La capacità di documentare la verità, di dare voce agli oppressi e di sfidare le narrazioni dominanti è fondamentale per costruire un futuro più giusto. Sciamma ha invitato i cineasti a non dimenticare questa responsabilità e a utilizzare la loro creatività per rappresentare le esperienze di coloro che lottano contro l’oppressione.
Le parole di Sciamma non sono solo un richiamo alla responsabilità etica dei cineasti, ma anche un invito a riflettere su come il cinema possa contribuire a una maggiore comprensione delle complessità del nostro mondo. In un’epoca in cui le immagini plasmano l’opinione pubblica e influenzano le politiche, raccontare storie autentiche e significative diventa cruciale.
In conclusione, Sciamma ha chiuso il suo intervento con una nota di speranza, affermando che, nonostante le sfide, il cinema rimane una forma d’arte resiliente, capace di evolversi nel tempo. È un’arte che, sebbene influenzata da dinamiche economiche e industriali, può ancora esplorare e rappresentare la verità. Con il suo sguardo poetico e politico, Sciamma continua a ispirare una nuova generazione di cineasti a impegnarsi in questo compito fondamentale.