Il Jerusalem Film Festival: cinema e resilienza in tempi di guerra

Giada Liguori

Luglio 20, 2025

Il Jerusalem Film Festival ha inaugurato la sua 42a edizione in un clima di tensione e incertezze, segnato dalla guerra in corso a Gaza e dalle recenti frizioni tra Iran e Israele. Questo evento cinematografico, che solitamente celebra l’arte e la cultura, si è trovato a fronteggiare una realtà ben più complessa e drammatica. La star di Hollywood e icona israeliana Gal Gadot è stata ospite d’onore della manifestazione, portando con sé non solo il fascino di una celebrità, ma anche il peso di una situazione geopolitica delicata.

l’organizzazione del festival in tempi difficili

Roni Mahadav-Levin, direttore del festival, ha rivelato in un’intervista all’Afp che l’organizzazione dell’evento era in bilico fino a tre settimane prima dell’apertura. “Abbiamo speso due settimane nei rifugi, cercando di decidere se potevamo mantenere la data del festival”, ha dichiarato, rimarcando le difficoltà logistiche e emotive che hanno caratterizzato i preparativi. Le cancellazioni dei voli e la riluttanza degli ospiti a partecipare hanno complicato ulteriormente la situazione, rendendo ogni passo verso la realizzazione del festival un vero e proprio atto di coraggio.

la partecipazione e il messaggio di gal gadot

L’anfiteatro che ha accolto l’evento, situato nei pressi della storica Città Vecchia di Gerusalemme, ha visto una partecipazione entusiasta, con diverse migliaia di spettatori che hanno applaudito Gal Gadot durante la cerimonia di premiazione. L’attrice, nota per il suo iconico ruolo di Wonder Woman, ha ricevuto un premio speciale, riconoscendo il suo contributo al cinema e alla cultura israeliana. Nella sua accorata allocuzione, Gadot ha affrontato la difficile situazione attuale, esprimendo la sua speranza che la guerra tra Israele e il movimento islamista Hamas nella Striscia di Gaza possa giungere a una conclusione. Ha sottolineato l’importanza della pace, affermando:

  1. “La cosa più importante, ciò che tutti speriamo, è di poter respirare di nuovo.”
  2. “Questo sarà possibile solo quando tutti i nostri ostaggi saranno tornati a casa.”

il festival come atto di resistenza culturale

La scelta di tenere il festival nonostante il contesto di crisi è stata vista da alcuni come un atto di resistenza culturale. In un momento in cui il clima di paura e incertezza può sopraffare le espressioni artistiche, il Jerusalem Film Festival si è proposto come un faro di speranza, un’occasione per unire le persone attraverso la narrazione e l’arte. Mahadav-Levin ha sottolineato che “il cinema ha il potere di avvicinare le persone, di raccontare storie che altrimenti verrebbero dimenticate”.

Il festival, che si svolge in uno dei luoghi più storici e significativi del mondo, non può ignorare le tensioni che permeano la società israeliana. La presenza di Gal Gadot, insieme ad altri ospiti di alto profilo, ha sollevato interrogativi su come le celebrità possano influenzare il discorso pubblico e la percezione di eventi complessi. La sua figura è emblematica di una generazione di israeliani che cercano di navigare tra il patriottismo e la richiesta di una pace duratura.

In definitiva, il Jerusalem Film Festival rappresenta non solo un’importante manifestazione culturale, ma anche un riflesso delle sfide contemporanee. Mentre il mondo si confronta con conflitti armati e crisi umanitarie, eventi come questo possono servire da piattaforme per il dialogo e la comprensione reciproca. L’arte, in tutte le sue forme, continua a essere un potente strumento per affrontare la realtà, invitando a una riflessione profonda sui temi di giustizia, libertà e umanità.