Il mistero di Alex Marangon: gli esami del sangue rivelano la verità su cocaina e ayahuasca

Matteo Rigamonti

Luglio 20, 2025

La tragica morte di Alex Marangon, un giovane di 25 anni originario di Marcon, nel Veneziano, ha suscitato una profonda commozione e numerosi interrogativi. Gli esami tossicologici effettuati dopo la sua morte hanno rivelato un mix letale di sostanze nel suo sangue, cambiando drasticamente il corso delle indagini. Alex è deceduto durante un festino sciamanico all’abbazia di Santa Fosca a Vidor, nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024. I risultati degli esami, condotti presso l’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, hanno confermato la presenza di ayahuasca, cocaina, cannabinoidi e MDMA, portando a una revisione dell’ipotesi iniziale di omicidio volontario.

il mix letale di sostanze

La relazione tossicologica, inviata alla Procura di Treviso, ha evidenziato come il mix di sostanze possa aver alterato drasticamente la percezione di Alex, portandolo a perdere il senso del limite e della sicurezza. Questo stato di allucinazione potrebbe essere stato un fattore determinante nella sua caduta nel fiume Piave, dove il suo corpo è stato rinvenuto due giorni dopo la scomparsa. Le indagini, inizialmente orientate verso l’omicidio volontario, potrebbero ora considerare l’ipotesi di “morte in conseguenza di altro reato”, in particolare per quanto riguarda la cessione di stupefacenti.

il contesto del festino

Il contesto del festino sciamanico è cruciale per comprendere le dinamiche della serata fatale. Circa venti partecipanti erano presenti, tra cui i curanderos Sebastian Castillo e Jhonny Benavides, che hanno affermato che Marangon non avesse assunto sostanze stupefacenti. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che Alex aveva effettuato ricerche online sui rischi legati all’uso della cocaina nei giorni precedenti alla sua morte, suggerendo una certa consapevolezza dei pericoli a cui si esponeva.

Secondo i testimoni, Alex si sarebbe allontanato dall’abbazia in preda a un evidente stato di agitazione. I curanderos, preoccupati per le sue condizioni, lo avrebbero seguito. Tuttavia, ci sono stati momenti di tensione che potrebbero aver portato a una colluttazione. Alcuni partecipanti hanno riferito di aver udito un tonfo, segno di una caduta, alimentando i sospetti iniziali di un’aggressione. L’autopsia ha rivelato ferite coerenti con una caduta da un’altezza di circa dieci metri, ma alcune lesioni hanno inizialmente indotto gli investigatori a considerare la possibilità di un omicidio.

le implicazioni delle sostanze psicoattive

La presenza di sostanze stupefacenti nel corpo di Marangon complica ulteriormente la situazione. Gli esperti hanno sottolineato che l’effetto dell’ayahuasca, in particolare in combinazione con la cocaina, potrebbe aver avuto un impatto devastante sul suo stato psico-fisico, portandolo a comportamenti imprudenti. Questo elemento potrebbe escludere la responsabilità diretta di terzi, spostando la narrazione verso una tragedia legata all’uso di droghe piuttosto che a un atto violento premeditato.

I familiari di Alex Marangon, visibilmente colpiti dalla perdita, temono che le indagini possano essere archiviate come un incidente, senza che venga fatta giustizia per i loro dubbi. Il procuratore di Treviso, Giovanni Valmassoi, ha confermato di aver ricevuto la relazione tossicologica e ha annunciato che le indagini continueranno.

Il caso di Alex Marangon ha sollevato interrogativi più ampi riguardanti l’uso di sostanze nelle cerimonie sciamaniche e la responsabilità di coloro che le conducono. È fondamentale che i partecipanti a tali rituali siano consapevoli dei rischi e delle conseguenze legate all’uso di sostanze psicoattive. Le indagini in corso potrebbero non solo chiarire le circostanze della morte di Alex, ma anche contribuire a una maggiore consapevolezza riguardo alla sicurezza e alla responsabilità nelle pratiche spirituali moderne.