Ilda Boccassini rivela: De Gennaro svelò un clamoroso scoop su Berlusconi e la mafia

Matteo Rigamonti

Luglio 20, 2025

Il mondo della giustizia italiana è nuovamente sotto i riflettori a causa di una rivelazione clamorosa che riporta alla luce uno degli episodi più controversi della Prima Repubblica. Ilda Boccassini, ex procuratrice aggiunta di Milano e figura emblematica nella lotta contro la mafia, è stata intercettata tramite un trojan installato sul suo cellulare. Le sue dichiarazioni riguardano Gianni De Gennaro, ex direttore della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e altre cariche istituzionali, come fonte di una notizia scottante riguardante Silvio Berlusconi e presunti legami con Cosa Nostra.

Le rivelazioni del passato

L’episodio ha riacceso l’attenzione su un caso che affonda le radici nel lontano 1994, anno cruciale per la politica italiana e per le indagini sulle infiltrazioni mafiose nei gangli del potere. A raccontare la vicenda è Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, dove si mette in luce la testimonianza di Salvatore Cancemi, collaboratore di giustizia che nel febbraio del ’94 rivelò di un emissario di Berlusconi che versava mensilmente 200 milioni di lire al boss Pierino Di Napoli. Questo accadeva in un contesto segnato dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, che avevano già scosso profondamente l’Italia e innalzato il livello di allerta contro la criminalità organizzata.

La notizia di queste rivelazioni, che ha innescato un vero e proprio terremoto politico, venne pubblicata su Repubblica da Giuseppe D’Avanzo, un giornalista che, secondo Boccassini, aveva ricevuto l’informazione proprio da De Gennaro. D’Avanzo, scomparso nel 2011, è ricordato come una figura di spicco del giornalismo italiano, noto per il suo impegno e la sua dedizione al racconto della verità. Boccassini racconta di un incontro avvenuto nel 2011, nel quale D’Avanzo le rivelò il nome della fonte: Gianni De Gennaro.

Le implicazioni legali

Questa rivelazione ha sollevato interrogativi sulla gestione delle informazioni riservate e sulle possibili interferenze nelle indagini. Il giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta, Santi Bologna, ha sottolineato come la fuga di notizie avvenuta nel ’94 abbia di fatto compromesso le prime indagini sui legami tra Cosa Nostra, Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, proteggendo quest’ultimo da ulteriori sviluppi investigativi.

Il percorso di Boccassini nella giustizia italiana è stato caratterizzato da momenti di alta tensione e sfide significative. La sua carriera è stata segnata dall’impegno nel contrasto alla mafia e dalla vicinanza a Giovanni Falcone, un’altra icona della lotta contro la criminalità organizzata. Dopo aver lasciato il suo incarico nel 2019, ha pubblicato il libro “La stanza numero 30”, nel quale fa riferimento a queste vicende, rivelando dettagli che dimostrano come il caso non fosse solo una questione di politica, ma un intrico di relazioni tra potere e criminalità.

Il futuro della vicenda

Nei suoi interrogatori, Boccassini ha mostrato una crescente determinazione nel chiarire la sua posizione, soprattutto dopo che è emersa la possibilità di una sua indagine per false dichiarazioni. La pressione da parte della magistratura l’ha spinta a rivelare il nome di De Gennaro, un gesto che segna un punto di rottura rispetto al suo atteggiamento iniziale, caratterizzato da riservatezza.

Le intercettazioni effettuate tramite il trojan sul suo cellulare hanno rivelato ulteriori dettagli su conversazioni con un giornalista in pensione, amico sia di Boccassini che di D’Avanzo. Queste conversazioni, avvenute nell’aprile del 2022, sembrano confermare che le tematiche discusse fossero legate alla fonte di cui Boccassini parlava nel suo libro e, di conseguenza, alla notizia che nel ’94 aveva scosso il panorama politico italiano. Boccassini, nelle intercettazioni, esprime preoccupazione per le ricadute di queste informazioni e la loro diffusione.

D’altra parte, Gianni De Gennaro, chiamato a rispondere di queste accuse, ha categoricamente negato di aver fornito informazioni riservate e ha difeso la propria integrità e quella di Boccassini e D’Avanzo. In un’intervista rilasciata recentemente, ha sostenuto che i suoi collegamenti con l’inchiesta del ’94 non fossero diretti e che, in effetti, il suo nome non fosse mai stato associato in modo ufficiale all’indagine. Secondo De Gennaro, l’informazione potrebbe essere stata distorta o mal interpretata da chi la gestiva all’epoca.

Questa intricata vicenda, che riunisce elementi di giustizia, politica e giornalismo, continua a far discutere non solo esperti e analisti, ma anche l’opinione pubblica, che si interroga su quanto possa essere influenzato il sistema giudiziario dalle dinamiche di potere e da fughe di notizie. Le prossime settimane potrebbero riservare ulteriori sviluppi, sia per quanto riguarda la posizione di Boccassini sia per le possibili implicazioni per De Gennaro e il mondo dell’informazione in Italia.