Barbera: la mostruosità tra metafora e realtà al Lido

Giada Liguori

Luglio 22, 2025

Il Festival di Venezia è tornato con la sua 82ª edizione, portando alla ribalta un tema centrale che riflette le angosce del nostro tempo: la rappresentazione delle “mostruosità”, sia in senso metaforico che reale. Sotto la direzione artistica di Alberto Barbera, il festival si propone di esplorare le inquietudini della società contemporanea attraverso opere che affrontano tematiche di grande attualità. In un contesto globale sempre più complesso e conflittuale, il cinema diventa un potente strumento per mettere a nudo le fragilità umane.

Mostri della storia e attualità

Barbera ha evidenziato come il programma di quest’anno esamini figure mostruose della storia, da personaggi letterari come Frankenstein di Guillermo del Toro fino a dittatori del Novecento, come Mussolini, Gheddafi e Putin. Questi simboli del male rappresentano le conseguenze devastanti delle ideologie totalitarie. Le guerre attuali, dal conflitto in Ucraina alla situazione a Gaza, dimostrano come la mostruosità possa manifestarsi in forme tangibili e drammatiche.

In aggiunta ai mostri storici e politici, Barbera ha messo in luce la presenza di individui comuni che, privi di apparenti motivazioni, diventano perpetratori di atti brutali. Un esempio è il film “Elisa” di Leonardo Di Costanzo, che invita a riflettere su come la banalità del male possa nascondere profondi abissi di oscurità nelle vite quotidiane.

Fanatismi religiosi e minacce contemporanee

La discussione sulle mostruosità non si limita ai conflitti e agli atti di violenza, ma si estende anche ai fanatismi religiosi. Barbera ha citato i talebani in Afghanistan e le repressioni in Iran, dove le libertà fondamentali sono soffocate in nome di ideologie rigide. Il film “A House of Dynamite” di Kathryn Bigelow offre uno sguardo inquietante sulla minaccia nucleare, una questione che continua a incombere sul mondo contemporaneo.

Cinema italiano e sfide attuali

Barbera ha espresso delusione per l’assenza di opere prime innovative nel panorama del cinema italiano. Ha osservato che, pur essendo stati selezionati numerosi film di maestri affermati, sarebbe auspicabile vedere emergere nuove voci e giovani registi. La mancanza di debutti significativi indica una crisi creativa che affligge il nostro cinema. Negli anni ’60, il cinema italiano era caratterizzato da sceneggiatori di grande talento, e oggi questa professionalità sembra mancare.

Inoltre, Barbera ha sollevato preoccupazioni riguardo alla distribuzione dei film italiani. Molti titoli prodotti l’anno precedente non hanno trovato spazio né nelle sale cinematografiche né sulle piattaforme di streaming, evidenziando una disconnessione tra produzione e distribuzione. Questa situazione è particolarmente preoccupante in un momento in cui il mercato tradizionale è in difficoltà.

Infine, è importante notare l’assenza di registe donne tra i film italiani in concorso. Sebbene a livello europeo e mondiale la rappresentanza femminile nel settore rimanga bassa, il festival di Venezia ha raggiunto un tasso di presenza femminile del 32% nell’intera selezione, segnando un passo avanti verso una maggiore inclusività.

Il tema della durata dei film in concorso ha attirato l’attenzione di Barbera, con una durata media di oltre due ore. Questa tendenza potrebbe riflettere l’influenza dei linguaggi delle serie televisive, spingendo i cineasti a creare eventi capaci di catturare l’attenzione del pubblico.

In sintesi, il Festival di Venezia si conferma come un osservatorio privilegiato per esplorare le complessità della società contemporanea. Attraverso il tema delle mostruosità, invita a riflettere su questioni urgenti e rilevanti, stimolando il dibattito su ciò che significa essere umani in un mondo caratterizzato da conflitti e incertezze. In questo contesto, il cinema si rivela ancora una volta uno strumento potente per mettere a nudo le fragilità e le contraddizioni della nostra esistenza.