Garlasco: la procura chiude le porte sull’impronta 33 e il mistero del sangue e intonaco

Matteo Rigamonti

Luglio 22, 2025

Il caso di Chiara Poggi, assassinata nel 2007 a Garlasco, continua a suscitare emozioni e polemiche sia nei tribunali che nell’opinione pubblica. Recentemente, la Procura di Pavia ha respinto la richiesta di incidente probatorio presentata dai legali della famiglia Poggi, relativa a nuovi accertamenti biologici sull’impronta palmare numero 33, rinvenuta sulla parete delle scale della villetta dove avvenne il delitto. Questo rifiuto ha riacceso interrogativi e ha riportato alla luce le prime indagini, accentuando lo stallo su elementi cruciali come sangue e intonaco.

decisione della procura e implicazioni

Il provvedimento, datato 2 luglio 2025, stabilisce che «non è possibile procedere ad accertamenti biologici» sull’impronta palmare, poiché il materiale da analizzare è ormai esaurito. Questa decisione ha ridimensionato le teorie di quanti sostenevano che l’impronta potesse appartenere a una mano destra insanguinata, accrescendo la frustrazione della famiglia Poggi e dei loro legali. Anche la difesa di Alberto Stasi, già condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio, aveva avanzato l’ipotesi che l’impronta fosse «densa» di materiale biologico, presumibilmente sangue.

L’analisi del materiale biologico prelevato dall’intonaco ha mostrato che quest’ultimo risulta «interamente utilizzato» per le indagini già effettuate. Il tenente colonnello Alberto Marino del Ris ha informato i pubblici ministeri il 9 giugno 2025 che il materiale era stato completamente esaurito nelle precedenti analisi, che potrebbero essere state compromesse dall’azione inibente della ninidrina, sostanza utilizzata per evidenziare impronte. Tuttavia, le autorità non hanno menzionato che l’impronta 33 era stata sottoposta all’Obti test subito dopo il delitto, un’analisi specifica per rilevare sangue umano, che aveva dato esito negativo. Questo fatto ha riacceso il dibattito sull’affidabilità delle prove raccolte in fase di indagine.

scomparsa delle prove e incertezze

Un ulteriore problema è emerso dalla scomparsa della fialetta originale contenente il materiale grattato dall’intonaco. La Procura ha certificato che il contenitore non è stato rinvenuto il 17 giugno 2025 tra i reperti provenienti dal Ris di Parma. Questa mancanza ha portato i magistrati a concludere che «all’evidenza, non è possibile procedere ad accertamenti biologici sul reperto fotografico dell’impronta». La scomparsa di prove cruciali getta un’ulteriore ombra sulla gestione delle indagini e solleva interrogativi su come siano state condotte le operazioni di raccolta e conservazione dei reperti.

Le divergenze sulle attribuzioni dell’impronta palmare rimangono marcate. La difesa di Stasi e alcuni pubblici ministeri ritengono che l’impronta della mano destra possa essere riconducibile a Andrea Sempio, un nuovo indagato nel caso accusato di concorso nell’omicidio, insieme ad altri o con lo stesso Stasi. Tuttavia, i consulenti tecnici di Sempio e della famiglia Poggi sostengono che l’impronta non solo non è databile, ma non può essere neppure attribuita al nuovo indagato. Inoltre, i consulenti avevano già sottolineato che la traccia non presenta segni di sangue, complicando ulteriormente la situazione e lasciando aperti i dubbi su chi realmente possa essere stato presente sulla scena del crimine.

il futuro del caso e la ricerca della verità

Negli ultimi anni, il caso di Garlasco ha attirato l’attenzione di media e opinione pubblica non solo per la brutalità dell’omicidio, ma anche per le sue complessità e le numerose svolte giudiziarie. La condanna di Alberto Stasi, inizialmente ritenuto colpevole, è stata oggetto di discussione e di ricorsi, con la difesa che ha sempre sostenuto l’innocenza del giovane, ritenendo che le prove a suo carico fossero insufficienti. Con l’emergere di un nuovo indagato, le dinamiche del caso si sono ulteriormente complicate, alimentando nuove speranze e timori per i familiari di Chiara Poggi.

Il clima di incertezza e la mancanza di prove concrete, come l’impronta palmare 33 e il materiale biologico associato, non fanno che accrescere la tensione attorno al caso. I legali della famiglia Poggi hanno espresso la loro delusione per la decisione della Procura, sottolineando l’importanza di continuare a cercare la verità e la giustizia per Chiara. Mentre le indagini rimangono in un limbo, la questione dell’impronta 33 e delle prove biologiche esaurite continua a rappresentare un punto cruciale per il futuro del processo e per la memoria della giovane vittima.

Il caso di Garlasco, dunque, non è solo una storia di omicidio, ma un intricato puzzle giudiziario che continua a far discutere, sollevando interrogativi non solo sulla colpevolezza di chi è accusato, ma anche sulla qualità e sull’integrità delle indagini condotte.