Speleologo salvato dopo 24 ore di incubo: le sue prime parole sorprendenti

Matteo Rigamonti

Luglio 22, 2025

Un’operazione di salvataggio che ha tenuto con il fiato sospeso l’Italia intera si è conclusa con successo: Marco Massola, uno speleologo di 62 anni originario di Barbania, è stato estratto vivo dopo essere rimasto intrappolato per oltre 24 ore nell’Abisso Paperino, una delle grotte più profonde e complesse d’Italia. La sua prima parola, non appena ha rivisto la luce del sole, è stata «Finalmente», a testimoniare la gioia e il sollievo di un uomo che ha affrontato una situazione di grave pericolo.

L’incidente si è verificato sabato scorso, nella zona della Colla dei Termini, nel comune di Ormea, in provincia di Cuneo, a circa 1.870 metri di altitudine. Massola, noto per la sua passione per la montagna e l’esplorazione speleologica, stava esplorando la grotta insieme a un gruppo di compagni quando, all’improvviso, una frana ha provocato il cedimento di una parete rocciosa. Questo evento ha costretto Massola a precipitare per oltre 170 metri di profondità, riportando ferite significative.

L’allerta e l’intervento del soccorso

A lanciare l’allerta sono stati i compagni di Massola, che sono rimasti illesi dopo il crollo. Hanno immediatamente contattato il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, attivando così una complessa operazione di soccorso. Le condizioni di Massola, come riportato dai soccorritori, sono state definite stabili. L’uomo è rimasto cosciente per tutta la durata della sua degenza nella grotta ed è stato monitorato da un medico specializzato in interventi in ambienti ipogei.

Le difficoltà del salvataggio

La presenza della moglie di Marco Massola tra i membri della spedizione ha aggiunto un ulteriore elemento di tensione emotiva alla già critica situazione. Le difficoltà dell’intervento sono state evidenti fin dall’inizio. L’Abisso Paperino è noto per il suo intricato reticolo di cunicoli e pozzetti, che si estende per oltre 2 chilometri e raggiunge profondità superiori ai 400 metri. Dopo il crollo, diversi passaggi sono stati ostruiti, rendendo il salvataggio ancora più arduo.

Le squadre di soccorso sono state costrette a lavorare con estrema cautela, avanzando centimetro dopo centimetro per allargare i passaggi e rimuovere i detriti senza provocare ulteriori cedimenti. I soccorritori hanno spiegato: “Si procede con sistemi meccanici come palloncini gonfiabili e pistoni. Ogni movimento deve essere attentamente studiato e ogni passaggio deve essere verificato per garantire la sicurezza dell’operazione.”

Il recupero e il significato dell’operazione

Attorno a Massola è stato allestito un mini punto di primo soccorso, dotato di una tenda riscaldata e strumenti per monitorare in tempo reale le sue condizioni di salute. L’operazione ha coinvolto circa cinquanta operatori del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino, provenienti da diverse regioni italiane, tra cui Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Umbria.

Marco Massola non è un semplice appassionato di speleologia; è una figura nota nel panorama speleologico torinese, ricoprendo il ruolo di consigliere nel direttivo del Club Alpino Italiano (CAI) di Lanzo. Gino Geninatti, presidente del CAI locale, ha sottolineato l’esperienza di Massola, evidenziando come anche i più esperti possano trovarsi in situazioni di pericolo. “L’ambiente ipogeo è sempre imprevedibile”, ha affermato Geninatti, richiamando l’attenzione sulla necessità di una preparazione adeguata e di un’attenzione costante durante le esplorazioni.

La comunicazione con il campo base è stata garantita anche attraverso un cavo telefonico, permettendo ai soccorritori di ricevere informazioni in tempo reale e di coordinare le operazioni di salvataggio. I tecnici specializzati hanno effettuato detonazioni controllate per rimuovere i blocchi, rendendo il passaggio più sicuro per il trasporto di Massola verso l’uscita.

Il salvataggio di Marco Massola è un episodio che mette in luce non solo i rischi connessi alla speleologia, ma anche l’importanza del lavoro di squadra e della preparazione tecnica in situazioni di emergenza. La comunità speleologica italiana ha dimostrato una volta di più la sua solidarietà e il suo impegno, mobilitando risorse e competenze da diverse regioni per garantire il recupero dell’esploratore in difficoltà. La storia di Massola non è solo una testimonianza del suo coraggio, ma anche un richiamo alla responsabilità e alla prudenza necessarie per affrontare l’ignoto degli ambienti sotterranei.