L’allerta lanciata da Assobalneari Italia, l’associazione di categoria che rappresenta i balneari italiani, ha suscitato un acceso dibattito riguardo alle recenti decisioni provenienti da Bruxelles in merito alle concessioni balneari. Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari e membro di Federturismo Confindustria, ha definito queste decisioni come un vero e proprio “diktat che sa di ricatto”. Secondo Licordari, le proposte avanzate dal Governo italiano per la gestione delle concessioni sono state bocciate da funzionari non eletti, i quali non hanno alcun legame diretto con il popolo italiano. Questi funzionari si permettono di decidere il destino delle nostre coste e delle migliaia di famiglie che, da generazioni, contribuiscono a rendere l’industria turistica italiana un esempio di accoglienza e professionalità.
Importanza delle concessioni balneari
L’argomento è di rilevante importanza, poiché le concessioni balneari rappresentano non solo un’opportunità economica, ma anche un patrimonio culturale e sociale. Le spiagge italiane non sono semplici luoghi di svago; esse sono spazi in cui si sviluppano tradizioni locali, si crea comunità e si promuove la bellezza del nostro Paese. Licordari ha sottolineato che, secondo il Tavolo tecnico di Palazzo Chigi, la risorsa spiagge in Italia non è scarsa. Le nostre coste non possono essere trattate come un bene limitato e non ci sono motivi validi per metterle a gara.
La gestione delle spiagge e l’identità italiana
È evidente che il tema delle concessioni balneari tocca le corde più profonde dell’identità italiana. La gestione delle spiagge coinvolge non solo questioni economiche, ma anche questioni legate alla cultura e al senso di appartenenza. Le famiglie che operano nel settore balneare non stanno semplicemente gestendo un’attività, ma custodendo un modo di vivere e una storia che si tramanda di generazione in generazione. La proposta di svendere queste concessioni a multinazionali è percepita come un attacco diretto alla nostra cultura e al nostro modo di vivere.
Licordari ha lanciato un appello forte e chiaro: “Basta svendere l’Italia! È tempo di dire no a chi, sotto il pretesto del ‘mercato libero’, desidera aprire le porte ai grandi gruppi economici del Nord Europa.” Secondo lui, la direttiva Bolkestein, che impone la liberalizzazione delle concessioni, non è un obbligo insindacabile, ma una scelta politica che può essere messa in discussione. L’Italia deve alzare la testa e rivendicare il proprio diritto a gestire in autonomia le proprie risorse, senza subire pressioni esterne che rischiano di compromettere l’economia locale e la sostenibilità ambientale.
La responsabilità del governo italiano
Un altro punto cruciale sollevato dall’associazione è che le spiagge italiane non sono in saldo. Questa affermazione è particolarmente rilevante in un contesto in cui il turismo è uno dei settori trainanti dell’economia italiana. Le spiagge rappresentano un patrimonio nazionale, frutto di anni di lavoro, investimenti e sacrifici da parte di imprenditori locali. Licordari ha quindi sottolineato che il Governo ha una responsabilità morale e politica nel proteggere questo patrimonio e nel garantire che le concessioni non vengano svendute o messe a gara, compromettendo così l’economia balneare.
Il presidente di Assobalneari ha avvertito che se Bruxelles continuerà a mantenere un atteggiamento burocratico e autoritario, l’Italia dovrà reagire con fermezza. La sovranità nazionale deve prevalere su qualsiasi direttiva che non riconosca la realtà e le peculiarità del nostro Paese. Questa battaglia non riguarda solo gli interessi delle imprese balneari, ma è una lotta più ampia per l’identità e il futuro dell’Italia.
In questo contesto, è fondamentale che il Governo italiano ascolti le istanze delle categorie interessate e si faccia portavoce di una visione che metta al centro il benessere delle comunità locali e la salvaguardia del nostro patrimonio naturale. L’Italia non può permettersi di piegarsi a pressioni esterne che minacciano la sua economia e la sua cultura. Le spiagge italiane devono rimanere un bene comune, accessibili e godibili per tutti, senza compromessi che possano mettere a rischio il futuro delle generazioni a venire.