Aya, interpretata da Fatma Sfarr, è il fulcro del film “Una sconosciuta a Tunisi”, un’opera del regista tunisino Mehdi M. Barsaoui, presentata all’81esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti e ora disponibile nelle sale dal 24 luglio, distribuito da I Wonder. La pellicola si muove all’interno di una narrazione che esplora la dicotomia fra tradizione e modernità, evidenziando le sfide e le contraddizioni che le donne tunisine affrontano nel contesto attuale.
Aya è una giovane donna di trent’anni, bella e determinata, che vive in una piccola cittadina nel sud della Tunisia, Tozeur. Sin da quando aveva quattordici anni, ha assunto la responsabilità di mantenere i suoi genitori anziani, lavorando come addetta alle pulizie in un hotel di lusso. Questa situazione rappresenta già un primo elemento di contrasto: da un lato il dovere verso la famiglia e dall’altro il desiderio di una vita migliore, più libera e autonoma. La sua esistenza è un riflesso delle aspettative sociali e culturali che gravano sulle donne nel suo paese, dove le tradizioni sono forti e spesso opprimenti.
Le relazioni di potere e le speranze infrante
Il film affronta anche il tema delle relazioni di potere, rappresentato dalla storia d’amore segreta di Aya con il direttore dell’hotel, Youssef. Questo rapporto, che inizialmente sembra offrire una via di fuga dalla sua vita di sacrifici, si rivela essere intriso di false promesse. Youssef, pur dichiarando di volerla portare a Tunisi e di lasciare la moglie, si dimostra incapace di compiere il passo decisivo. In questa dinamica, Aya si ritrova intrappolata in un limbo di speranze e disillusioni, una situazione che riflette la condizione di molte donne che si trovano a dover navigare tra desideri personali e le aspettative sociali.
Un evento drammatico e la fuga verso Tunisi
Un evento drammatico nel film cambia radicalmente il corso della vita di Aya: sopravvive a un incidente d’auto nel quale viene erroneamente creduta morta. Questa apparente liberazione le consente di fuggire a Tunisi, una città che incarna sia le opportunità del mondo moderno sia le insidie della corruzione e della criminalità. La capitale tunisina, con la sua vivacità e le sue contraddizioni, diventa il palcoscenico dove Aya cerca di ricostruire la propria identità.
Tuttavia, la nuova vita a Tunisi non è priva di difficoltà. Aya si confronta con la spavalderia della malavita e con la corruzione della polizia, trovandosi coinvolta in una vicenda di abuso da parte delle forze dell’ordine. Questa esperienza evidenzia come, nonostante la ricerca di libertà, le donne come Aya debbano affrontare anche la violenza sistematica e l’ingiustizia che pervade la società tunisina. La sua testimonianza diventa un atto di coraggio, ma anche un rischio che potrebbe mettere in pericolo la sua vita.
Un ritratto della Tunisia contemporanea
“Una sconosciuta a Tunisi” non è solo la storia di una donna in cerca di riscatto. È un ritratto della Tunisia contemporanea, un paese in transizione, dove le tradizioni coesistono con le sfide della modernità. La pellicola invita a riflettere su come le donne, spesso viste come custodi delle tradizioni, possano anche essere agenti di cambiamento. Aya rappresenta una generazione di donne che si trovano a dover affrontare le aspettative patriarcali e le pressioni sociali, mentre cercano di costruire un futuro migliore per sé stesse.
Il film di Barsaoui, pur essendo un’opera di finzione, tocca temi universali, come la ricerca di libertà e indipendenza, l’amore e il dolore, la lotta contro l’oppressione e la corruzione. La narrazione di Aya è una testimonianza della resilienza femminile e della capacità di affrontare le avversità, cercando sempre una via d’uscita. La regia di Barsaoui, già nota per il suo precedente lungometraggio “Un figlio” (2019), si conferma capace di trattare temi complessi con sensibilità e intelligenza.
In un contesto storico e sociale in continua evoluzione, la figura di Aya diventa emblematica di una generazione che non intende più rimanere silenziosa di fronte alle ingiustizie. La sua storia è una chiamata all’azione, un invito a riconoscere e affrontare le sfide che molte donne continuano a vivere, non solo in Tunisia, ma in tutto il mondo. La lotta di Aya è la lotta di tante, un segnale che il cambiamento è possibile, anche quando sembra lontano e irraggiungibile.