Il delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, continua a sollevare interrogativi e a far emergere nuovi dettagli anche dopo diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi. Tra gli indizi che potrebbero rivelarsi decisivi nel tentativo della procura di Pavia di riscrivere la storia di questo crimine, spicca un elemento controverso: l’«impronta papillare 33». Questo segno, apparentemente insignificante, rappresenta oggi un campo di battaglia tra esperti e periti, riflettendo la complessità di un caso che ha già visto una condanna definitiva.
Dove si trova l’impronta 33
L’«impronta papillare 33» è stata rinvenuta su una ripida scala a spirale, priva di corrimano, che conduceva alla taverna della villetta di via Pascoli, dove Chiara Poggi fu trovata senza vita. Specificamente, l’impronta è stata localizzata sul terzo gradino dall’alto, in prossimità del nono gradino, dove giaceva il corpo della giovane. Secondo le ricostruzioni della procura, Chiara avrebbe aperto la porta al suo aggressore, venendo poi spinta giù per le scale, forse ancora viva, durante un’aggressione brutale.
Le impronte e l’intonaco
Durante le prime indagini, sono state registrate ben 24 impronte sulla parete delle scale, ma solo sei di esse sono state associate a nomi specifici. Tra queste:
- Quattro impronte di un ufficiale dei carabinieri
- Impronte di Giuseppe Poggi, padre della vittima
- L’«impronta 33»
Inizialmente, nel 2007, l’impronta di Sempio non fu considerata di rilievo, poiché priva di tracce evidenti di sangue. Questo ha portato a una situazione in cui la metà dell’impronta, grattata dall’intonaco per ulteriori analisi, è ora irreperibile, poiché utilizzata nelle prime fasi delle indagini.
La nuova attenzione sulla «papillare 33»
Il 20 maggio 2023, una perizia dattiloscopica disposta dalla procura ha riacceso l’interesse verso l’impronta, evidenziando quindici punti di contatto tra l’«impronta 33» e il palmo di Andrea Sempio. Questa scoperta ha portato a un nuovo rigore nell’analisi delle prove. Gli esperti del Nucleo investigativo di Milano avevano già suggerito nel 2020 che l’impronta sulla parete potesse appartenere all’assassino, quindi la nuova perizia ha ulteriormente inasprito il dibattito attorno alla figura di Sempio, che si trovava nella villetta al momento dell’omicidio.
Le implicazioni dell’«impronta papillare 33»
L’impronta 33 potrebbe dunque rappresentare un elemento chiave per l’evoluzione del caso, gettando nuova luce su chi fosse realmente presente nella villa il giorno dell’omicidio. Con la condanna di Alberto Stasi, che ha scontato 16 anni di carcere, il ruolo di Sempio rimane avvolto nel mistero. Le nuove analisi potrebbero non solo confermare o smentire la sua presenza sulla scena del crimine, ma anche ridefinire il contesto dell’omicidio di Chiara Poggi.
La questione rimane complessa e intrisa di emozioni, non solo per le famiglie coinvolte, ma anche per l’opinione pubblica, che da anni segue con attenzione questo caso. La lotta tra periti e le divergenze nelle interpretazioni scientifiche potrebbero influenzare significativamente il futuro di Sempio e la riscrittura della storia di Garlasco. Con ogni nuova scoperta, la verità sembra avvicinarsi, ma rimane ancora avvolta nell’incertezza e nel dolore di una tragedia che ha segnato profondamente una comunità .