Oliver Stone, il celebre regista e sceneggiatore americano, ha recentemente reso omaggio al cinema italiano durante il suo intervento al Marateale, un evento che celebra il cinema e la cultura. Con una standing ovation da parte del pubblico presente al teatro sul mare del Santavenere, Stone ha condiviso ricordi e riflessioni sulla sua carriera, sottolineando l’influenza che il cinema italiano ha avuto sulla sua formazione artistica e personale.
L’influenza del cinema italiano
Nato nel 1946 a New York da una madre francese e un padre americano, Stone ha sempre mostrato un grande interesse per il cinema. Un amore che è nato in tenera età. “Ho visto ‘Novecento’ almeno sei volte, ‘La Dolce Vita’ di Fellini a 14 anni al cinema con mia madre è stato il mio battesimo”, ha dichiarato Stone, evidenziando l’impatto che il grande cinema italiano ha avuto su di lui. “Il ‘Caso Mattei’ di Francesco Rosi mi ha aperto gli occhi su quello che volevo fare: io sono stato segnato dal cinema italiano“. Questo tributo è particolarmente significativo, poiché ha avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la sua visione artistica.
La sua autobiografia e le sfide personali
Durante l’incontro, Stone ha parlato della sua autobiografia, “Cercando la luce”, recentemente pubblicata anche in Italia da La Nave di Teseo. Questo libro rappresenta:
- Un viaggio attraverso i suoi primi quarant’anni di vita.
- Un racconto di una generazione in cui il cinema ha avuto un ruolo di primo piano.
- Un’analisi delle sfide personali, come il divorzio dei suoi genitori negli anni ’60 e la sua esperienza in Vietnam come insegnante.
La sua gioventù non è stata priva di sfide: a 19 anni ha scelto di andare in Vietnam, un’esperienza che ha profondamente influenzato la sua vita e la sua carriera. Dopo il suo ritorno negli Stati Uniti, Stone ha frequentato l’Università di Yale e ha successivamente servito come soldato in Vietnam durante la guerra.
La carriera di regista e i successi
La carriera di Stone è decollata con il cortometraggio “Last Year in Vietnam”, presentato nel 1971. “Quando Martin Scorsese vide quel primo corto, mi disse: ‘è nato un regista’”, ha raccontato. Tuttavia, nonostante il supporto di Scorsese, Stone ha affrontato una serie di difficoltà all’inizio della sua carriera. “Infilai una serie di fallimenti, scrivevo sceneggiature per altri e non riuscivo a fare il primo film, ero frustrato”, ha spiegato.
La sua ricerca di storie significative lo ha portato a esplorare il caso del rapimento dell’ereditiera Patricia Hearst, un episodio che ha influenzato il suo approccio stilistico e narrativo. “Il taglio di questa storia mi ha aperto a uno stile cinematografico e investigativo. La ricerca della verità è intrattenimento e interessa al pubblico”, ha affermato. Tuttavia, il suo primo lungometraggio, “Salvador”, è stato realizzato con un budget molto limitato e non ha avuto il successo sperato. È stato solo con “Platoon” che Stone ha raggiunto la consacrazione internazionale come regista.
Oggi, a quasi 80 anni, Stone è ancora attivo nel mondo del cinema e sta preparando nuovi progetti. “Sto lavorando ma niente da annunciare altrimenti mi rubano l’idea”, ha scherzato. Tuttavia, ha confermato che sta lavorando alla seconda parte della sua autobiografia, che racconterà i suoi secondi quarant’anni di vita, ricca di aneddoti e insegnamenti derivanti dai suoi fallimenti.
Con un passato ricco di successi e insuccessi, e con un amore duraturo per il cinema italiano, Oliver Stone continua a scrivere la sua storia, sia attraverso i suoi film che nelle pagine delle sue memorie. La sua passione per il cinema e la ricerca della verità rimangono al centro della sua opera, rendendolo una figura unica e influente nel panorama cinematografico mondiale.