Caccia ai talenti: la sfida di Paola Veglio per trovare lavoratori specializzati

Caccia ai talenti: la sfida di Paola Veglio per trovare lavoratori specializzati

Matteo Rigamonti

Luglio 28, 2025

Nel panorama occupazionale italiano, la ricerca di lavoratori specializzati sta diventando sempre più complessa, come dimostrano i dati di Unioncamere e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nel 2024, la difficoltà di reperire personale ha raggiunto il 47,8%, con un incremento del 2,7% rispetto all’anno precedente. Le regioni più colpite da questa carenza di personale includono il Veneto, l’Umbria e il Friuli-Venezia Giulia, dove circa il 65% delle aziende segnala difficoltà nel trovare lavoratori. Seguono il Trentino-Alto Adige con il 62,7%, e le regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia-Romagna, tutte con un tasso di difficoltà pari al 61,7%. Anche la Lombardia non è immune, attestandosi al 61,2%.

Cause della crisi occupazionale

Le cause di questa crisi occupazionale sono molteplici e complesse. Tra i fattori principali, si evidenziano:

  1. Mismatch tra il sistema educativo e il mercato del lavoro
  2. Denatalità e invecchiamento della popolazione
  3. Un paradosso inquietante: circa un quarto dei giovani italiani tra i 25 e i 34 anni è inattivo, nonostante le opportunità lavorative disponibili.

Questa situazione è stata approfondita dall’imprenditrice piemontese Paola Veglio, amministratore delegato di Brovind, un’azienda attiva nel settore dell’automazione industriale. Veglio ha condiviso le sue preoccupazioni in un’intervista con Adnkronos/Labitalia, evidenziando le difficoltà che affronta nel reclutare giovani lavoratori.

Le sfide di Brovind

Una delle principali sfide per Brovind è la posizione geografica dell’azienda, situata nel piccolo borgo di Cortemilia, nell’Alta Langa, una zona distante dai servizi e dalle opportunità delle grandi città. Veglio ha affermato: “Impazzire per trovare lavoratori qualificati è un lusso che il nostro Paese non può permettersi.” È fondamentale, secondo lei, che ci sia una maggiore vicinanza tra il sistema scolastico e il tessuto imprenditoriale, affinché i giovani possano comprendere cosa significhi lavorare in un’azienda. I percorsi di stage o l’alternanza scuola-lavoro sono utili, ma non sufficienti.

Veglio ritiene cruciale che i giovani trascorrano più tempo nei luoghi di lavoro per acquisire una comprensione reale delle dinamiche aziendali. “Sto lavorando concretamente per ridurre questo gap, costruendo un dialogo produttivo con le scuole tecniche del territorio”, ha dichiarato.

Welfare aziendale e territoriale

La Brovind affronta un duplice problema: da un lato, la difficoltà di trovare personale qualificato; dall’altro, i giovani sembrano poco inclini a trasferirsi per lavorare in un piccolo borgo. Veglio ha cercato di creare un equilibrio tra le esigenze del welfare aziendale e quelle del welfare territoriale. Per esempio, ha ristrutturato un ristorante pizzeria chiuso da anni, che oggi ospita 60 dipendenti a mezzogiorno e accoglie cittadini e turisti. Grazie agli sforzi del comune, a Cortemilia è stato finalmente attivato un asilo nido, e Brovind si fa carico della retta per i figli dei propri lavoratori.

Negli ultimi anni, Veglio ha notato un cambiamento significativo nel mondo del lavoro: “Oggi sono le persone a scegliere l’azienda in cui lavorare.” È diventato più difficile attrarre i giovani, poiché il loro modo di pensare è diverso rispetto alle generazioni precedenti. “Finché non entreremo in sintonia con loro, sarà difficile coinvolgerli.”

Riprogettare il futuro del lavoro

Veglio sottolinea la necessità di una narrazione differente del lavoro in fabbrica, oggi sempre più caratterizzato da tecnologie avanzate. “Dobbiamo riqualificare l’immagine dell’operaio, rendendola più interessante.” Propone anche maggiori incentivi per le aziende che assumono giovani e sarebbe opportuno reintrodurre l’opportunità per i minorenni di partecipare a stage estivi.

Il paradosso è che l’Italia non riesce a trovare lavoratori mentre i giovani rimangono ai margini. Veglio afferma: “Questo dovrebbe farci riflettere: forse non sono loro a essere lontani dal lavoro, ma il lavoro stesso a non parlare più la loro lingua.”

La sua visione per il futuro di borghi storici come Cortemilia è chiara: è necessario ripensare il lavoro, rendendolo accessibile, umano e connesso al futuro delle nuove generazioni. Veglio ha dimostrato che è possibile affrontare le sfide attuali con creatività e impegno, ma il cambiamento richiede uno sforzo collettivo da parte di aziende, istituzioni e società.